film di grande richiamo ormai escono anche alle soglie dell’estate. Tra questi il bellissimo Bubble di Steven Soderbergh, un thriller interpretato da attori non professionisti girato in un villaggio dell’Ohio in sole tre settimane e con un budget minimo.
Soderbergh fa film come
Erin Brockoviche Ocean’s Eleven, grazie ai quali reinveste parte dei soldi guadagnati in piccoli film indipendenli, da 1 milione di dollari a testa, cioè niente. Bubble, come bolla, anche in senso metaforico, è un film che sembra uscire da una short-story di Raymond Carver sullo sfondo di un’America profonda, di provincia, immiserita dalla disoccupazione e dagli squilibri sociali. Siamo in Ohio, qui lavorano Martha e Kyle, entrambi operaie in una fabbrica di bambole di plastica: lei, zitella e bulimica, vive insieme al vecchio padre; lui, giovane e belloccio, insieme alla madre. Martha custodisce segretamente un affettuoso sentimento verso Kyle, il quale ricambia con schietta simpatia. Ma l’arrivo in fabbrica di Rose, carina e inquieta, oltre che ladruncola patentata, sbriciola quell’equilibrio, scatenando la gelosia di Martha. Ci scappa il morto, con relativa indagine poliziesca, anche se il nucleo del film sembra stare altrove: nella descrizione secca, ruvida. sociologicamente efficace, di quelle vite operaie a un passo dalla povertà. Attori presi dalla strada. riprese veloci, luci naturali, un senso assoluto di verità, sia pure dentro una cornice di fiction, il bambolame usato con estetica parsimonia: questo è Bubble. Dentro i confini della grande potenza Usa, la forza gioiosa del sistema economico americano produce cittadini impauriti, persi in località fantasma, case di legno come roulotte, e per pranzo un hamburger, che non è un junk-food «di moda» ma costa meno di un dollaro. Di questo parla Steven Soderbergh nel suo film girato in digitale e prodotto dalla sua Section Eight, società indipendente fondata insieme a George Clooney, il regista di Good night and good luck. Bubble è epicamente minimalista, una piccola storia senza artifici ed effetti speciali che rende perfettamente l’orrore. E’ il film da mandare su Marte per raccontare l’umanità di oggi. Tante piccole grandi catastrofi.
In programmazione esclusiva a Pordenone a Cinemazero.