Dal celebre film datato 1979 firmato John Carpenter, ecco l’ennesimo remake nel mai esauribile fiume carsico del filone horror-fantasy che tende a riempire le sale dei nostri cinema quando la temperatura esterna inizia a salire e le produzioni di punta a ridursi (Codice Da Vinci escluso).
Nella poco appetibile isola di Antonio Bay, popolata di ruspanti pescatori e dedita al culto dei fondatori della città che la occupa, uno strano fenomeno atmosferico comincia a turbare le notti e i giorni degli abitanti: una pesante nebbia, foriera di strane morti, terrorizza il paese, mentre un aitante giovane pescatore e la sua fidanzata cercano in tutte le maniere di sfuggirle e di capirci qualcosa… La nebbia assassina non è che la forza mortifera di un vascello di lebbrosi che, secoli addietro, era stata bruciata, coi passeggeri dentro, proprio dai venerati fondatori della locale comunità, che col bottino di quell’atto criminogeno avevano poi dato sviluppo all’isola. Vendetta, quindi, tremenda vendetta dei morti viventi: quando la colpa dei padri si abbatte sui figli.
Il film offre pochissimo da dire e da dare su tutti i fronti, gli unici “plus” potrebbero ritrovarsi in qualche brivido adolescenziale di qualche giovanissima spettatrice fornito dal protagonista (Tom Welling, il giovane Superman televisivo della serie Smallville) e dalla protagonista Maggie Grace anch’ella intravista in qualche serie tv.
La suspense è a dir poco scarsa più per demeriti registici che sceneggiatori. La storia infatti, pur di genere, conserva qualche originalità, che trasferita però dalle mani di un maestro della paura come Carpenter al regista attuale (Rupert Wainwright), precipita nel già visto, nell’ovvio e, qualche volta nell’inaccettabile trash orrorifico.
La recitazione dei protagonisti è banale, i clichè si sprecano, i guizzi sono pochissimi o, addirittura, inesistenti.
L’effetto di chiaroscuro che l’elemento protagonista del film suggerirebbe (la nebbia) è malspesa in ambientazioni inutilmente notturne, il fascino storico della rievocazione della nave-lazzaretto è sprecato dal montaggio alternato disorientante che fa perdere l’effetto flashback e ruba l’atmosfera di un racconto che potrebbe essere interessante affogandolo nella insipida evoluzione dei fatti contemporanei.
Gli effetti visivi e speciali, utilizzati a piene mani nel momento delle morti degli isolani, esagerano gli ammazzamenti a mezzo nebbia con fuochi, esplosioni, valanghe di fumogeni all’azoto liquido: ammazzano insomma più la suspense e la tensione che i protagonisti.
I morti viventi non sono nemmeno ironici e forse, nelle condizioni in cui ce li regala questo film, hanno addirittura fatto il loro tempo sul grande schermo.
Insomma, THE FOG lascia tristemente insoddisfatti gli spettatori che, in gran numero, rumoreggiano in sala per la scarsezza del film. Anche i più giovani presenti, vaccinati più dagli SCARY MOVIE, che dal baubau che passa da sotto la porta, sbadigliano a pieni polmoni per tutto il film senza nemmeno la soddisfazione di una minima scusa per abbracciare protettivamente la fidanzatina di turno che smanetta annoiata sul telefonino.
Il classico film pronto per essere scaricato illecitamente dalla rete: in maniera che, visto con effetto videocitofonato sul computer di qualche giovane hacker, perda del tutto anche l’ultimo barlume di paurosità cinematografica, recuperando almeno quella di essere beccati nel download…
VOTO: 2
Andrea W. Castellanza