“Quel pomeriggio di un giorno da cani è uno dei miei film preferiti, e questa storia è una versione moderna di quel tipo di film.” Rendendo omaggio ai film di rapine e corruzione della polizia degli anni ’70, il regista Spike Lee racconta il mistero di una rapina perfetta in un nuovo giallo della Universal Pictures e Immagine Entertainment. Davanti la macchina da presa Denzel Washington, Clive Owen e Jodie Foster interpretano dei duri newyorchesi che si devono superare l’un l’altro in astuzia per proteggere interessi contrastanti. Tutti rappresentano i pezzi di un intricato puzzle. Ma ogni pezzo è veramente ciò che sembra?
Sinossi:
Quattro persone travestite da imbianchini entrano nell’affollata hall del Manhattan Trust, una succursale di un’istituzione finanziaria internazionale a Wall Street. Nel giro di pochi secondi, quelli che in realtà sono rapinatori mascherati, mettono la banca sotto un assedio pianificato con meticolosa precisione, e i 50 tra clienti e impiegati diventano involontari ostaggi di un furto apparentemente inattaccabile.
I negoziatori degli ostaggi della Polizia di NY, i Detective Keith Frazier (Denzel Washington) e Bill Mitchell (Chiwetel Edjiofor) vengono mandati sul luogo con l’ordine di stabilire un contatto con il capo dei rapinatori, Dalton Russell (Clive Owen), e di assicurare il rilascio degli ostaggi. Lavorando insieme al
Capitano John Darius dell’Unità Mobile d’Emergenza (Willem Dafoe), tutti sperano che la situazione possa essere affrontata senza incidenti e che il controllo della banca e il rilascio di tutti quelli che sono al suo interno possano essere raggiunti in fretta.
Ma le cose non vanno come previsto. Russell si dimostra essere un astuto avversario —intelligente, calmo e con la situazione totalmente sotto controllo — con un dettagliato piano per disorientare e confondere non solo gli ostaggi, ma anche le autorità. Fuori dall’edificio della banca, la folla di newyorchesi aumenta, mentre la situazione si fa estremamente tesa, con i superiori di Frazier che cominciano a nutrire dubbi sulla sua capacità di tenere la situazione a bada evitando che tutto sfugga al controllo.
I rapinatori sembrano costantemente essere un passo avanti alla polizia e mettono Frazier e Darius nel sacco ad ogni occasione. I sospetti di Frazier che ci sia qualcosa sotto, qualcosa di altro da quello che si vede, trovano conferma con l’entrata in scena di Madeline White (Jodie Foster), una potente professionista con i suoi segreti obiettivi, che chiede di poter avere un incontro a quattr’occhi con Russell. Anche il presidente del consiglio d’amministrazione della banca, il potente imprenditore Arthur Case (Christopher Plummer), è personalmente interessato a quello che accade minuto per minuto all’interno della filiale.
Ma cosa vogliono i rapinatori? Perché niente riesce a sbloccare la situazione che è in stallo da ore? Frazier è convinto che un potere invisibile stia dettando le regole e che, mentre la situazione diventa attimo dopo attimo più instabile, stiano avendo luogo dei negoziati segreti. Il detective si impegna allora in un rischioso gioco da gatto e topo—ma con le regole del gioco che cambiano continuamente, una mossa sbagliata può trascinare la situazione, già provvisoria, verso un finale disastroso e mortale.
Una sguardo in camera. Una voce fuori campo. Cosi si apre l’ultimo capolavoro di Spike Lee. Ambientato in una New York moderna, attuale. Talmente attuale che allo spettatore può sembrare il lungometraggio di una diretta televisiva. La trama è apparentemente semplice, la sceneggiatura geniale. Una rapina, un delitto perfetto. Un tipo di delitto sempre difficile da praticare, ma affrontato con maestria dal regista di Atlanta. Un intrecciarsi di trame, che, come in qualsiasi manuale di suspence, attraversano tutta la durata del film, incollando lo spettatore allo schermo e talvolta disorientandolo. Nessuna scena è inutile. Qualsiasi cosa appaia sullo schermo è un indizio che troverà la sua soluzione solo pochi istanti prima dei titoli di coda, momento in cui ogni pezzo del puzzle tornerà al posto giusto ed avrà un suo perché. Ma non è solo un manuale di tecnica questo film. È critica. Una critica velata, sottile da parte del Regista al sistema America. Un sistema che ha sempre raccontato in tutti i suoi film, ma che indubbiamente non ha mai amato. E lo deride con la sua sottile ironia. Lo fa mostrando un’America debole. In ginocchio per una rapina, dove le forze dell’ordine vengono dipinte in maniera grottesca e ridicola. E lo fa mettendo in discussione un intero sistema. Lo sviscera, lo rende nudo descrivendolo nella sua totale vulnerabilità, mettendo in mostra tutte le sue contraddizioni, sfottendolo. La corruzione è ovunque, niente è esente dal compromesso. Realizza la fotografia di una società apparentemente all’ avanguardia, ma che conserva ancora al suo interno dei pesanti limiti. Dal pregiudizio razziale, alla violenza armata, dalla corruzione presente in tutti i rami della società, (soprattutto quella più ricca e rappresentabile), fino ad arrivare alla fragilità interna nei momenti di crisi. Nessuno fa niente per niente secondo Spike Lee. Chiunque ha, volente o nolente, il suo scheletro nell’armadio. A tutti forse qualche scena del film ha vagamente ricordato, ponderando adeguatamente le differenti situazioni, il panico dell’11 settembre, di un paese che, quando viene colpito, non sembra avere la forza di reagire e si mostra fragile, in difficoltà. Sembra che una banda di cinque rapinatori, per quanto dotati di un piano geniale possano mettere in difficoltà Manhattan , il cuore di New York e degli States. Questa è l’America di Spike Lee. Un’America apparentemente esemplare e forte, ma ricca di lacerazioni e contrasti interni. Un sistema di cui si fa portavoce critico da ormai quasi trent’anni, ma sempre con la stessa voglia di far cambiare qualcosa.
Alberto Tanas
Voto (da 1 a 5): *** ½
Spike Lee è morto, viva Spike Lee! Finalmente il solitamente troppo indipendente regista newyorkese decide di mettersi al servizio di un film di genere e di non ripercorrere per l’ennesima volta i suoi miraggi autoriali. Già con “La 25sima ora” qualcosa in questa direzione si era visto, ma qua il balzo è davvero lungo: Spike Lee che dirige un poliziesco??? Ebbene sì e pure in modo egregio. Certo, la brillante (seppur non innovativa) sceneggiatura di Russell Gewirtz funziona alla perfezione, rivisitando in versione più “leggera” quel capolavoro che fu “Quel pomeriggio di un giorno da cani” (Sidney Lumet, 1975).
Sorvolando sulla trama (il trailer anticipa più di quello che dovrebbe, al solito), i tempi dilatati sono scanditi da botta-risposta, azione-reazione del gatto con il topo in modo egregio, facendo dimenticare che, incredibile ma vero!, qui non ci sono vere scene d’azione! Non che se ne senta la mancanza, per carità, e la sensazione di assistere a qualcosa di “più intelligente” (passatemi l’espressione…) del solito action-movie c’è e, molto gradevolmente, ti accompagna anche a visione ultimata.
DA TENERE:
Non è un film di Michael Mann e non è un capolavoro, sia chiaro; però è un gran bello spettacolo ed il lavoro di tutto il cast merita di essere premiato con una visione. Sì, al cinema (“big is better”, o non lo ricordavate..?).
DA BUTTARE:
Il soggetto lascia pochi margini di movimento: rapina in banca con assedio.
Fortunatamente a Hollywood c’è ancora qualcuno che si ricorda che pure la sceneggiatura ha la sua importanza.
CONSIDERAZIONE FINALE:
Insomma, una pellicola intelligente, ben scritta e ben recitata, diretta da un regista solitamente molto snob nei confronti delle major, ma che, evidentemente, deve anche lui mangiare il classico piatto di minestra a fine giornata; in questo caso, visto il buon riscontro di pubblico negli USA, credo proprio che Spike Lee potrà permettersi di portar fuori a cena tutta la famiglia… Buona visione!
BenSG
In anteprima esclusiva su Studio Universal (Sky), venerdì 31 marzo alle 23.05, i primi 10 minuti di “Inside man” il nuovo film di Spike Lee, distribuito dalla UIP, in uscita nelle sale cinematografiche il 7 aprile. Dopo Ray, Lords of Dogtown, Seven Swords, The exorcism of Emily Rose, Truman Capote, The Producers e tanti altri, continua l’appuntamento del Canale di cinema americano con i 10 minuti dei grandi film in uscita nelle sale.