Grave delusione per questo terzo capitolo sui super-eroi mutanti, che avevano iniziato bene con la prima puntata, elevandosi sotto il profilo concettuale e stilistico nella seconda, per poi franare rovinosamente in questa terza, diretta non più da Bryan Singer, che vi ha rinunciato per dirigere Superman returns, ma da Brett Ratner, dal passato registico piuttosto preoccupante (i due Rush Hour e Red Dragon). Sin dall’inizio si capisce quanto Ratner abbia ceduto il passo allo stereotipo più banale, introducendo a colpi di flashback sequenze del tutto irrilevanti, almeno per quel che riguarda l’attenzione e lo stupore dello spettatore. Eppure l’aspettativa era alta, come lo sarà per il terzo Spider-man o per lo stesso Superman returns. In questo delude ancora di più la critica positiva di Luca Barnabè, che stimo in maniera sincera come pochi altri, quando suggerisce che un cambio di approccio è stato sufficiente a rendere la pellicola una gradevole sorpresa. Nulla di più errato: innanzitutto le psicologie. Alcuni personaggi, che Singer aveva faticosamente approfondito nei film precedenti, scompaiono all’improvviso, senza peraltro lasciare un minimo di amarezza nello sguardo del visionante (grave per un film hollywoodiano dalla struttura narrativa inevitabilmente e aprioristicamente prevedibile). Poi c’è troppa carne al fuoco, si vuole dire troppo senza però riuscirci effettivamente. Per non parlare di come sia stata abbandonata ingiustificatamente la storia di Wolverine, che sin dall’inizio sembrava essere il perno su cui girava la saga X-men. L’attenzione è traslata su Jean Grey, che sinceramente aveva avuto un ruolo marginale, eccetto che nel finale del secondo capitolo. Per una volta, quindi, devo ammettere di non trovarmi per nulla d’accordo con Barnabè (e dispiace). Né con Ratner (e ciò non mi stupisce più di tanto). E poi non si capisce perché se un film s’intitola “conflitto finale” debba esserci per forza una porta aperta per un quarto capitolo.
VOTO: 5 
Andrea Fontana

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Voto (da 1 a 5): ***
Terzo capitolo delle avventure degli X-Men e terzo come gradimento nella mia personale classifica sulla trilogia mutante (2, 1 e 3).
“X-Men: Conflitto finale” non è affatto un brutto film, ma ciò non toglie che, con una sceneggiatura più fluida e curata, sarebbe potuto diventare il migliore della serie; invece ci si deve accontentare di citazioni dal fumetto, come se i responsabili della pellicola si fossero sentiti in dovere di dimostrare che anche loro sono dei nerd come noi lettori. La cosa più grave è che manca assolutamente di tensione narrativa, di quel qualcosa che ci possa far identificare con i personaggi e, quindi, di renderci partecipi emotivamente alla proiezione. In questo il secondo episodio resta sicuramente il migliore.
DA TENERE:
“Chi non muore si rivede”, ma in questo film nessuno ha paura di far sparire, anche dopo pochi minuti, personaggi solitamente importanti nell’ economia dei racconti sulla grande X; se solo la sceneggiatura fosse stata all’altezza del soggetto… Ad ogni modo le prove attoriali restano sicuramente la cosa migliore insieme agli azzeccati effetti speciali.  DA BUTTARE: Che Bryan Singer (il regista-autore dei primi due film) non fosse uno con l’ azione nel sangue questo già si sapeva (come non ricordare che ha diretto uno dei film più noiosi tratti da un libro di Stephen King..?) e proprio per questo si sperava che il passaggio del testimone a Brett Ratner (alcune action comedy ed un buon remake, “Red Dragon”) potesse dare a noi drogati di adrenalina qualche sussulto in più. Invece niente, qualcuno deve aver sostituito l’adrenalina con del bromuro; gentilmente, un volontario che vada a spiegare al Signor Regista che non sempre la parola “azione” fa rima con “emozione”…
CONSIDERAZIONE FINALE:
Soprassedendo a qualche italico doppiatore evidentemente proveniente dalla “Scuola di doppiaggio Asia Argento” e tralasciando le gravi pecche sopraccitate, “X-Men 3” si può dire che chiuda in maniera abbastanza decorosa quella che è stata una delle più belle saghe cinematografiche per degli appassionati di fumetti supereroistici. In breve: non un film indispensabile se i due precedenti vi hanno lasciati indifferenti, ma imprescindibile se non siete ancora usciti dalla sala dopo i titoli di coda di “X-Men 2”.
BenSG