Scheda film
Regia, Soggetto e Sceneggiatura: Aleksandr Sokurov
Fotografia: Bruno Delbonnel
Montaggio: Hansjörg Weißbrich
Musiche: Murat Kabardokov
Suono: André Rigaut
Francia/Germania/Olanda, 2015 – Drammatico – Durata: 88′
Cast: Louis-Do de Lencquesaing, Benjamin Utzerath, Vincent Nemeth, Johanna Korthals Altes, Andrey Chelpanov, Jean-Claude Caër, Aleksandr Sokurov (voce)
Uscita: 17 dicembre 2015
Distribuzione: AcademyTwo

Sale: 12

Una scultura di novemila anni

Quello di cui ci parla Sokurov non è altro che una grande contraddizione, un ossimoro che esiste da sempre, connaturato nelle più recondite profondità della natura umana: il rapporto tra distruzione e creazione.
La creatura più importante che l’uomo abbia mai fatto nascere è l’arte, che come sappiamo inevitabilmente ha trovato sempre l’ispirazione più convincente nelle tragedie e nelle difficoltà che l’umanità stessa ha sempre dovuto fronteggiare lungo il suo cammino, ed è uno dei paradossi più vecchi del mondo, come da qualcosa spesso di terribile possa nascere un’essenza così meravigliosa.
La risposta a questo inestricabile quesito Sokurov forse riesce a trovarla all’interno di un legame, quello tra l’uomo e la sua idea, e il concetto che in fondo l’artistico non sia altro che un’estensione del proprio ego, del proprio modo di vedere il mondo, fino a diventare una nostra ombra, che è soggetta sia alle nostre virtù, sia alle nostre terrificanti abitudini di esseri finiti ed altalenanti tra bellezza e terrore. È proprio per questo che alla visita all’interno del Louvre il regista russo intervalla degli episodi ambientati nel suo studio, dove Sokurov stesso è in contatto con un suo amico che sta trasportando un importante carico di opere d’arte su una nave vittima di forti intemperie: i quadri, le sculture e per estensione le architetture, la musica, i film e qualunque cosa abbia a che fare con la prosecuzione del nostro io, è fragile ed esposto ad una tempesta, proprio come siamo fragili noi, che siamo spesso vittime di noi stessi, essendo in grado non solo di costruire bellissimi palazzi, ma anche di abbatterli durante guerre sanguinose che possono durare anni, solo per affermare il nostro potere.
Il potere, un altro chiodo fisso della produzione di Sokurov, tant’è che gli ha dedicato addirittura una trilogia (per chi se la fosse persa, si recuperi Taurus, Moloch e Faust). Un altro legame, un altro paradosso: spesso dittatori sanguinari, come alla fine sono stati Napoleone e Hitler, hanno permesso di conservare opere inestimabili, proteggendo appunto musei come il Louvre (ma non solo), dalle devastazioni della guerra, che però loro stessi avevano immensamente contribuito ad iniziare. Allora abbiamo l’arte come estensione dell’individuo, che però per soddisfare il proprio ego spesso vuole il potere tutto per sé, ma il potere comprende anche la volontà di accumulare e di preservare l’arte stessa, che però a volte è messa in pericolo dallo stesso potere. Un’inestricabile labirinto di intenzioni che non è spiegabile, proprio come l’uomo stesso non lo è, e la stessa cosa vale per un’opera (l’arte non va capita infatti, ma solo sentita). Solo una volta coscienti di questo circolo infinito, possiamo liberarci da tutti i preconcetti e far rivivere le idee dei geni che ci hanno preceduti attraverso le epoche e Sokurov, a parere di chi scrive, è uno di quei geni che abbiamo ancora la fortuna di avere in mezzo a noi. In Francofonia infatti anche il tempo è un aspetto secondario, personaggi della Parigi anni 40 si confondono nel panorama della Francia di oggi; padri della cultura francese (come lo stesso Napoleone alla fine), passeggiano nelle sale vuote del Louvre oggi, accompagnati da una ragazza avvolta da una tunica, simbolo della Libertà, Uguaglianza e Fraternità e quindi tedofora ideale della cultura occidentale.
Ancora una volta il regista russo (come spesso solo i russi sanno fare, con la loro impressionante profondità) confeziona un lungometraggio che, narrando l’arte (ricordate Arca Russa?), diventa esso stesso arte ai suoi massimi livelli, non inferiore a ciò a cui si vota.

RARO perché… Sokurov non è per tutti…

Voto: 9

Vito Casale (MB)