Scheda film
Regia: Justin Kurzel

Soggetto: William Shakespeare
Sceneggiatura: Jacob Koskoff & Todd Louiso e Michael Lesslie
Fotografia: Adam Arkapaw
Montaggio: Chris Dickens
Scenografie: Fiona Crombie
Costumi: Jacqueline Durran
Musiche: Jed Kurzel
Trucco: Jenny Shircore
Nazione, Anno – Genere – Durata: Regno Unito, Francia, Stati Uniti, 2015 – Drammatico – 113′
Cast: Michael Fassbender, Marion Cotillard, David Thewlis, Paddy Considine, Sean Harris, Jack Reynor, Elizabeth Debicki.
Uscita: 5 Gennaio 2016
Distribuzione: Videa-CDE

Scozia Rosso Sangue

Stranamente, al timone di questa terza riproposizione cinematografica del “Macbeth” di William Shakespeare, non troviamo “l’aficionado” Kenneth Branagh, ma il regista Justin Kurzel, autore dell’imminente Assassin’s Creed. Il registra australiano nel 2011, con l’inteso ed inflessibile Snowtown, ci aveva scioccato e disturbato l’anima.
A nostro modesto parere non poteva essere fatta scelta migliore. La sua versione della discesa negli inferi del Barone di Glamis è assolutamente folgorante. Trascura leggermente i contenuti drammaturgici e punta tutto sulla forza dell’immagine, mezzo con il quale trasmette la potenza del messaggio, con un risultato amplificato e di conseguenza estremamente convincente.

Il film, entrato nel prestigioso palmares del concorso al Festival di Cannes 2015, narra la tragica vicenda del Generale Macbeth (Michael Fassbender, Hunger – 2008), servo devoto alla Corona di Scozia. L’impavido uomo si lascia sedurre da una strisciante profezia sussuratagli da 4 streghe sul campo di una vittoriosa battaglia. In principio Macbeth è una persona saggia, simile nei modi e nelle sembianze al William Wallace di Braveheart (1995), ma la bramosia di potere lo porta a concedersi pienamente alla malefica credenza, che lo vedrebbe diventare Re. Lady Macbeth (Marion Cotillard, Un sapore di ruggine e ossa – 2012) asseconda il marito e toglie ogni dubbio dalla sua mente. Lo porta al lato oscuro con l’aiuto del desiderio sessuale. Il fascino del potere assoluto e del suo mantenimento lo porterà a compiere atti di sanguinaria follia, facendolo sprofondare in una cupa depressione senza ritorno. Un assillante senso di colpa sfocerà in delirante pazzia.
Accecamento del proprio essere. Occhi che vedono solo il rosso del sangue e non accettano altre visioni. Correlazione con avvenimenti del nostro quotidiano e forse senza tempo di come il potere affligge i mondi. Corruzione dell’anima, che ha profonde radici nei sentimenti umani.

Non si possono non menzionare le due precedenti versioni in celluloide di questa folle tragedia. Entrambe dirette da registi che hanno fatto la storia della settima arte. Roman Polanski, pessimista fino all’osso, sfoga tutta la sua frustrazione della perdita della moglie nella sua versione horror del “Macbeth”, evidentemente influenzata dal tragico avvenimento. Il film si centralizza sul tema dell’assassinio e la sua cupa visione trova un perfetto riscontro con il periodo della strage di Bel Air, in cui la pellicola venne girata.
Orson Welles, nella sua trasposizione del 1948, confeziona un film, sì a scarso budget, ma in maniera impeccabile. La sua visionarietà va a braccetto con la crudeltà del testo. Senza dubbio l’autore che forse ha reso meglio il teatro al cinema.
In questa nuova veste, Justin Kurzel punta tutto sull’esercizio di stile e concede poco alla teatralità. La sua esasperata, ma non stonata messa in scena rende intensa l’inquietudine del messaggio originale e pone il film all’interno di un’avanguardia, che preferisce l’energia della forma. Il male non contenuto, che come nere pece ti si incolla al cuore, prende vita attraverso una fotografia che rende grazie alla pittura fiamminga dando gran risalto alla spazialità e alla luce. Queste mettono perfettamente in risalto i personaggi e il paesaggio. Una variegata e significativa tavolozza di colori: dall’algido bianco dell’iniziale purezza, passando attraverso l’arancione delle fiamme e finendo con il rosso sangue delle vittime e della vergogna, è l’elemento che tiene insieme e dà vigore alla maggior parte delle sequenze chiave.

Notevoli le prove attoriali dei due protagonisti principali. Micheal Fassbender disegna magistralmente un Macbeth che cade rovinosamente all’inferno, la sua prova sentita trasmette il logorio interno alla sua anima.
Marion Cotillard, sempre ad altissimi livelli, ci offre una Lady Macbeth tanto febbrile quanto colpevole.

Questo Macbeth che esce da noi all’inizio del 2016 è un film per chi ama gusti forti, che davanti all’orrore non indietreggia. Ne prende atto ed assiste all’ascesa sanguinaria di un tiranno. Un’insensata ferocia, colma di sangue che esige sangue, ci porta a pensare alla contemporaneità e a quell’orrore del novembre parigino stampato indissolubilmente nelle nostre menti.

Voto: 7

David Siena