Scheda film

Regia: Stefano Cortellessa
Sceneggiatura: Elisa Iazzetta e Stefano Cortellessa
Musiche: Bruno Bavota, Alessandro de Notaristefani, Leiftur
Montaggio: Stefano Cortellessa
Costumi: Ginevra Svalbard
Scenografia: Lello Reale
Fotografia: Fernando Pila
Italia, 2011 – Durata: 36’
Cast: Elisa Iazzetta
Uscita nel paese d’origine: —

 Collage esoterici

Se siete alla ricerca di una storia, non state guardando Uno Come In Terza Fila, se cercate un senso compiuto (per come lo si intende comunemente) nelle immagini che guardate, non state guardando Uno Come In Terza Fila, se invece vi interessano le sperimentazioni video e audio, se non siete mai stati molto interessanti al concetto di trama e se vi affascinano le atmosfere soffuse ed esoteriche, allora state guardando il film (mediometraggio) giusto.
L’incipit di questo lavoro spiega con una frase quella che sarà poi la sua intera impronta stilistica : “Credi nell’esistenza di una trama? Allora raccontatela da solo.” In effetti la successione drammaturgica di quelli che potrebbero essere degli eventi è completamente assente, mettendo in atto, volontariamente o meno, un vero e proprio momento di “democrazia interpretativa”, se vogliamo, in cui gli spettatori interpretano le immagini sostanzialmente a loro piacimento (da cui qui la sequenza dove viene creato un vero e proprio collage di parole scritte, dove il senso può assumere ogni tipo di forma e contenuto).
Le ambientazioni sono fortemente esoteriche, con stanze avvolte nella penombra, illuminate solo da poche candele e con la protagonista nascosta da una maschera da monatto o da Arlecchino, forte richiamo a certi ambienti barocchi di alcune sette ottocentesche (come fu in Eyes Wide Shut, paragone un po’ troppo ingombrante, che appesantisce un po’ troppo le atmosfere), richiamando il concetto di vita come successione di attimi onirici e immaginifici, facendo propria la frase di Calderòn De La Barca “La vida es sueño”. Nei secondi finali poi la scena si apre davanti ad un mare sconfinato, regalando quel respiro che era stato negato fino ad allora e concedendo quindi la libertà finale allo spirito umano.
Molto interessante l’uso dei suoni, che vanno quasi interamente a sostituirsi alle musiche, arricchendo il campo sonoro con rumori sinistri e voci sommesse, che si ripetono ciclicamente durante tutta la durata del mediometraggio.
Questo lavoro si inserisce in quella corrente sperimentale metateatrale che anche Bertolucci e Godard affrontarono negli anni 70, dove le sensazioni trasmesse si impongono sulla storia, che scompare fin da subito.

RARISSIMO perché… troppo sperimentale!

Note: il film non è MAI uscito in sala. 

Voto: 7

Mario Blaconà