Scheda film
Titolo originale: Under sandet
Regia, Soggetto e Sceneggiatura: Martin Zandvliet
Fotografia: Camilla Hjelm
Montaggio: Per Sandholt e Molly Marlene Stensgaard
Scenografie: Gitte Malling
Costumi: Stefanie Bieker e Claudia Maria Braun
Musiche: Sune Martin
Suono: Johannes Elling Dam
Danimarca/Germania, 2015 – Drammatico – Durata: 100′
Cast: Roland Møller, Mikkel Boe Følsgaard, Laura Bro, Louis Hofmann, Joel Basman, Oskar Bökelmann, Emil Belton
Uscita: 24 marzo 2016
Distribuzione: Notorious Pictures

Pugni di sabbia

I settant’anni dalla fine dell’ultima guerra mondiale si fanno sentire anche in quel di Danimarca. Land of mine di Martin Zandvliet, reduce dalla Festa di Roma 2015, affronta una pagina dolorosa e misconosciuta della storia nazionale danese. Al termine della Seconda Guerra Mondiale molti dei prigionieri tedeschi, una volta che la Germania si era arresa, furono trattenuti per sminare le coste del Paese, disseminate di ordigni dal momento che lo sbarco delle truppe statunitense era stato previsto proprio là, anziché in Normandia. E come ragionamento in teoria non fa una piega.
Il film, sceneggiato dallo stesso regista, è astuto quel che basta, ma ha una solida struttura già in sede di scrittura, confondendo da subito le acque in un mondo allo sbando in cui non ci sono né buoni né cattivi o, meglio: i danesi, presunti buoni, sono incazzati neri ed hanno perso il fair play che li contraddistingue; mentre i tedeschi, i presunti cattivi, sono perlopiù ragazzi e non fanno più paura, ma solo tanta, troppa tenerezza; in mezzo come arbitro il sergente Carl Rasmussen, uomo stanco della guerra, che impara a riscoprire una coscienza e per il quale la parola data sarà una parola data. In più la pellicola, ridotto al minimo l’uso dell’ironia, riesce a costruire una tensione via via crescente, dal momento che i ragazzi sono presentati tutti insieme e non c’è nessuna ragione per cui uno debba salvarsi o perire piuttosto che un altro, fino ad arrivare così a momenti difficilmente sostenibili, con gli eventi più drammatici collocati in momenti inattesi.
La differenza la fa poi con la regia, dosando campi lunghi, primi piani e assenza di sonoro diegetico in momenti fondamentali della narrazione.
Land of mine ripropone, amplificandolo e cambiandolo di senso, il tema che, in occasione del tragico anniversario, da alcuni mesi sta comparendo sui nostri schermi con film grandi e piccoli: che cosa scatta ed è scattato nella mente dell’essere umano per arrivare a tanta atrocità? E perché, a bocce ferme, l’orrore in alcuni casi come questo è continuato?
Zandvliet non dà molte risposte, ma ci porta insieme ai ragazzi in mezzo a quella sabbia dove cova la morte e dove con mezzi sempre meno rudimentali cercano di salvarsi la pelle e forse un giorno tornare a casa. Ragazzi che “cadono” proprio nel momento in cui anche’essi sembrano aver ritrovato umanità e normalità.
Oltre alla fotografia di Camilla Hjelm, perfetta nel restituire con una sorta di virato seppia l’onnipresenza della sabbia, ed alle musiche oniriche e struggenti di Sune Martin il merito dell’ottima riuscita del film risiede anche nel solido cast, che spazia dall’umanissimo sergente Roland Møller al glaciale tenente di Mikkel Boe Følsgaard (già visto nel ruolo del re pazzo in Royal affair) fino a tutti i giovani attori, prevalentemente tedeschi e già visti qua e là, impegnati sul campo a sminare. Per non dimenticare.

Voto: 8

Paolo Dallimonti