Scheda film
Titolo originale: Kollektivet
Regia: Thomas Vinterberg
Sceneggiatura: Thomas Vinterberg e Tobias Lindholm
Montaggio: Janus Billeskov Jansen
Musiche: Fons Merkies
Danimarca, 2016 – Drammatico – Durata: 111′
Cast: Ulrich Thomsen, Trine Dyrholm, Fares Fares, Ole Dupont, Julie Agnete Vang, Lars Ranthe, Adam Fischer, Lise Koefoed, Magnus Millang, Helene Reingaard Neumann, Mads Reuther, Martha Sofie Wallstrøm Hansen, Ida Maria Vinterberg
Distribuzione: BIM
Uscita 31 marzo 2016

Ciao infanzia, ciao “comune”, benvenuto pazzo mondo, i seventies rivisti e scorretti dal pupillo di Lars Von Trier

“Lettera d’amore” alla sua infanzia. Dritti, e storti, dentro gli anni dell’innocenza (perduta) e degli amori folli. Dodici spericolati anni nella comune in un quartiere in cui certo la moda era diffusa e radicata. Uno spettacolo teatrale ispirato a quell’epoca dorata seppur convulsa. Quindi la trasposizione cinematografica. Un atto di nostalgia verso quell’epoca di sperimentazione selvaggia e insieme goffa delle contraddizioni umane e al contempo un atto di fedeltà postuma a quel Dogma 95, al manifesto danese del cinema scevro di artifici (o quasi) al quale il regista aveva aderito negli anni ’90 esordendo con il celebrato lungometraggio Festen (1998). Ritorno agli anni ’70, con La Comune, l’ultima fatica del pupillo di Lars Von Trier, Thomas Vinterberg.

Una Oz che cerca le sue regole, in cui ognuno prova a tastoni i propri ruoli, tra votazioni mattutine, arringhe, effusioni, distrazioni, ripicche, dubbi, feste, evoluzioni ed involuzioni affettive. Vinterberg canta pop e stonato, gioioso e cinicamente sottrattivo, divertito e conscio dell’instabilità umana, la sua “Goodbye Yellow Brick Road”. Lascia fluttuare i suoi protagonisti: la moglie insoddisfatta conduttrice di Tg, il marito architetto annoiato, la figlia adolescente troppo matura per non saperne già tirare le sorti, in una casa appena ereditata troppo grande per non ospitare un esperimento in voga e attrarre vita da chi se non dagli amici, future amanti, ragazzini con data di scadenza ravvicinata, e futuri dissidi inattesi, ma prevedibili, included. Poi uno ad uno ma anche insieme, li costringe ad atterrare, a cogliere lentamente i simboli delle proprie illusioni. Ad abbandonare ritrovare e forse ricostruire da capo la loro “strada di mattoni gialli”.

La comune (Kollektivet) al cinema dal 31 marzo. Dall’autore di Festen e de Il sospetto, dissacratore millimetrico ed empatico dell’autodisgregazione dell’Io sociale e del suo nucleo disfunzionale per eccellenza, la famiglia, un apologo mai gentile tuttavia piacevole anche dove scabro, che mette letteralmente a nudo la banale complessità del vivere e viversi, tanto in coppia quanto in collettività dove solidarietà non significa necessariamente rispetto incondizionato. E dove alla fine ovviamente gli adulti sono bambini e i bambini fanno gli adulti.

Egoismo, fragilità, gelosia, possessività, desiderio conglomerati dall’amore, forse. Perché una comune esacerba luci ed oscurità, non lascia spazio (o quasi) alle ombre, sembra dirci Vinterberg, che afferma “le persone sono fatte da due cose: ciò che vogliono mostrare al mondo, ma anche ciò che vogliono nascondere al mondo. Dopo un paio di settimane di convivenza, si viene esposti a entrambe”.

Voto: 7 e ½

Sarah Panatta