Scheda film
Regia, Soggetto e Sceneggiatura: Michael Moore
Fotografia: Jayme Roy e Rick Rowley
Montaggio: Tyler H.Walk, Todd Woody Richman e Pablo Proenza
Musiche (Supervisione): Heather Kreamer
Suono: Francisco La Torre
USA, 2015 – Documentario – Durata: 120′
Cast: Michael Moore, Claudio Domenicali, Krista Kiuru, Tim Walker, Vigdis Finnbogadottir, Jenny Tumas, Amel Smaoui
Distribuzione: Nexo Digital e Good Films
Uscita: solo 9, 10 e 11 maggio 2016
Chi ha paura del signor Moore?
Quali i paesi idealmente da “invadere”, per un documentarista americano di chiara fama, e quali quelli che possono “insegnare” agli Stati Uniti come e cosa cambiare del proprio stile di vita, che si stia parlando di istruzione, lavoro, sanità o carceri.
Michael Moore declinato all’ennesima potenza, in un concentrato cinematografico di tutti i suoi precedenti documentari, capace per questa volta di offrire al pubblico, ma solo per pochi giorni, tre per la precisione, un sunto del proprio credo. Ideale invasore delle idee altrui, da apprendere ed esportare in quello che universalmente, o quasi, è giudicato il paese più potente del globo, fautore di innovazioni senza precedenti ma altrettanto incapace di impiegarle al meglio; si perché fra una scoperta stupefacente e la seguente, che si tratti di periodi di ferie alla Moto Ducati di Borgo Panigale o il livello di istruzione dei paesi del nord Europa, il finto stupefatto Moore afferma con certezza, dopo aver non troppo idealmente piantato la bandiera a stelle e strisce in presenza di rappresentati delle varie nazioni invase, di essere di fronte a scoperte che non possono assolutamente essere estranee al popolo americano dato che quest’ultimo e con largo anticipo ne è stato il fiero precursore.
Primo limite della pellicola è la descrizione del continente Europeo il quale non è solamente quel luogo onirico che si intravede in oltre due ore di film; per la penisola italica è difatti sufficiente muoversi fra le fauci di numerosi lavori precari e assenza di diritti per rendersi conto che le tanto decantate ferie e periodi di gravidanza possono divenire pie illusioni quasi in salsa USA. Il secondo limite è di certo il punto di vista che sottintende tutta la narrazione che, come detto, rappresenta il sunto degli ideali del regista, il quale aveva già, nel corso di Sicko, film del 2007, “invaso” Cuba iniziando dagli ospedali dell’Havana per poter dimostrare l’efficacia del sistema sanitario locale rispetto all’inefficacia di quello a stelle e strisce. Questa volta l’aspettativa era ovviamente più alta e più ampia e la visione d’insieme che se ne ricava è la chiusura di quel cerchio ideale apertosi nel 1989 con Roger and Me, riguardante la deriva del mondo del lavoro in quel di Detroit.
Nonostante queste evidenti critiche, la pellicola si incastona nel corso di un’opera a più ampio respiro. Moore riesce come sempre a tenere alta l’attenzione dello spettatore, muovendosi sulla scena come un attore consumato, stupito di quel che vede ma altrettanto critico nei confronti di quel che non funziona, e solitamente quel che non va è localizzabile sul territorio americano. Si spera quindi che per il futuro il regista originario di Flint sappia ricavare nuovi documentari di denuncia con argomenti sempre trattati con il suo fare provocatoriamente scanzonato, ma decisamente frutto di visioni molto meno personali e molto più oggettive. (ca)
Voto: 6 e ½
Vito Casale