Scheda film
Regia: Enrico Lando
Sceneggiatura: Gianluca Ansanelli, Andrea Agnello, Luigi Luciano,
Enrico Lando, Ciro Zecca
Fotografia: Massimo Schiavon
Montaggio: Giuseppe Trepiccione
Scenografie: Francesca Fezzi
Costumi: Elena Cavallaro
Musiche: Fabio Gargiulo
Italia, 2016 – Commedia – Durata: 83′
Cast: Herbert Ballerina, Tony Sperandeo, Ninni Bruschetta, Daniela Virgilio, Maccio Capatonda, Ivo Avido, Enrico Lo Verso, Beniamino Marcone, Giampaolo Morelli
Uscita: 17 novembre 2016
Distribuzione: Medusa Film
Morto un boss se ne fa un altro
Abbiamo imparato a conoscere lui e la sua comicità grazie alla trasmissione radiofonica “Lo Zoo di 105”, all’apparizione al fianco di Checco Zalone in Che bella giornata e al fortunato sodalizio con Maccio Capatonda, suggellato dal recente successo ottenuto al box office da Italiano Medio, ma per Luigi Luciano, in arte Herbert Ballerina, era giunto il momento di provare a camminare con le proprie gambe. L’occasione, cinematograficamente parlando, gliel’ha data Enrico Lando che lo ha scelto per interpretare il protagonista di Quel bravo ragazzo, nelle sale dal 17 novembre con Medusa.
Ad aiutarlo e ad assisterlo in questa nuova avventura sul grande schermo, si fa per dire in solitaria, troviamo l’inseparabile Capatonda, ma in un piccolo ruolo che si palesa all’inizio e alla fine di una pellicola che ha raccolto intorno al personaggio di Ballerina una nutrita schiera di volti più o meno noti, a cominciare da un Tony Sperandeo in grandissima forma nelle vesti di Vito Mancuso. Ballerina non è un one man show come Capatonda o Zalone, perché a nostro avviso rende meglio come spalla, ma a conti fatti nella parte nella quale è stato chiamato a calarsi se la cava in maniera più che dignitosa. Qui è Leone, un innocuo, ingenuo e goffo ragazzotto di 35 anni che fa il chierichetto e che è vissuto in un orfanatrofio di un paesino del Sud Italia, almeno sino a quando la sua tranquilla esistenza viene messa sottosopra da una notizia inaspettata: suo padre è un potentissimo boss mafioso che sta per morire e vuole lasciare il comando della sua spietatissima cosca a un figlio che non ha mai riconosciuto e quel figlio è proprio lui.
Già da una prima lettura della sinossi appaiono fin troppo evidenti i caratteri distintivi di una commedia che ha nel proprio DNA drammaturgico una natura dichiaratamente parodistica. Quel bravo ragazzo, come fu all’epoca per il Johnny Stecchino di e con Roberto Benigni, prende in prestito gli ingredienti, gli stereotipi e i personaggi basici del mafia e del gangster movie per poi metterli alla berlina, con un canovaccio narrativo che non può che essere scheletrico e poco incline all’originalità A differenza di quanto fatto dal celebre collega toscano nel 1991, Lando spinge invece l’acceleratore su un tipo di humour meno sofisticato e decisamente più demenziale. Il risultato è una serie di gag volutamente sopra le righe e politicamente scorrette, con tanto di doppi sensi al seguito, che prese singolarmente strappano in più di un’occasione una risata (l’addestramento con le armi da fuoco, il primo incontro con Don Ferdinando sul letto di morte, la presentazione alla cosca della App iPizzo, l’incontro con i trafficanti colombiani, il pranzo di presentazione con gli affiliati o l’acquisto della villa).
Il modello di comicità proposto è senza alcun dubbio un fac-simile, ma meno strabordante e feroce, di quello griffato Zalone. Di conseguenza, le pretese nei confronti dell’opera, se non quella di intrattenere lo spettatore di turno, sono piuttosto basse, ma se lo scopo è e resta solo quello di divertire, allora l’operazione funziona. Una volta capito questo e accettate in tutto e per tutto le regole del gioco, solo a quel punto si potrà guardare nella maniera giusta il film.
Voto: 6
Francesco Del Grosso