Scheda film
Regia: Marco Ponti
Soggetto: dal romanzo omonimo di Luca Bianchini
Sceneggiatura: Marco Ponti, Luca Bianchini e Piero Bodrato
Fotografia: Roberto Forza
Montaggio: Consuelo Catucci
Scenografie: Francesco Frigeri
Costumi: Grazia Ermelinda Materia
Musiche: Gigi Meroni
Italia, 2016 – Commedia Sentimentale – Durata: 95′
Cast: Riccardo Scamarcio, Laura Chiatti, Michele Placido, Maria Pia Calzone,
Veronica Pivetti, Uccio De Santis
Uscita: 24 novembre 2016
Distribuzione: 01 Distribution
Shatush si, shatush no
La curiosità si sa è una brutta bestia e per molti saziarla diventa una cosa necessaria, per non dire una questione di vita e di morte. A questo devono avere pensato Luca Bianchini prima e Marco Ponti poi, rispettivamente autore del romanzo “La cena di Natale” e regista dell’omonima trasposizione cinematografica. Di conseguenza, il secondo capitolo per il grande schermo delle avventure amorose della coppia Chiara-Damiano e delle loro famiglie era diventato un appuntamento irrinunciabile per tutti quegli spettatori che, dopo la visione un anno fa circa di Io che amo solo te, volevano a tutti i costi avere nuovi sviluppi sul destino dei tanti personaggi coinvolti nella storia.
Con La cena di Natale anche la curiosità degli spettatori cinematografici, dopo quella dei lettori, verrà finalmente saziata, ma non completamente, visto l’epilogo che ovviamente non vi riveleremo, ma che lascia presagire un nuovo sequel sia su carta che su pixel. Ora non sappiamo quando e se ciò avverrà, ma i presupposti drammaturgici e produttivi ci sono tutti. Staremo a vedere, ma nel frattempo chi vorrà potrà recarsi dal 24 novembre 2016 in una delle 350 sale messe a disposizione del film dalla 01 Distribution, per scoprire cosa è successo ai protagonisti di Io che amo solo te.
Per quanto concerne la storia e i personaggi che la animano, come da consuetudine per un sequel, si riprende più o meno a breve o a media distanza da dove il racconto si era interrotto. Siamo a qualche mese di distanza dai fatti narrati nel primo capitolo, per la precisione durante le feste natalizie, con tutti i personaggi che sono più agitati del solito. La più sconvolta è Matilde (Antonella Attili), che riceve un anello con smeraldo da Don Mimì (Michele Placido), suo marito, “colpevole” di averla troppo trascurata negli ultimi tempi… Lei si esalta a tal punto da improvvisare un cenone per quella stessa sera nella loro grande casa, soprannominata con modestia il “Petruzzelli”, in cui ci si muove con l’ascensore e dove troneggia un albero di Natale alto quattro metri. L’obiettivo di Matilde è chiaro: sfidare davanti a tutti Ninella (Maria Pia Calzone), la consuocera, il grande amore di gioventù di suo marito. E Ninella non si lascia intimidire, anche se ha sbagliato la tinta optando per un poco riuscito “biondo Kidman” ed è molto infastidita dalla presenza della Zia Pina (Veronica Pivetti) . Quella sera, alla stessa tavola imbandita si siederanno, tra gli altri: Chiara (Laura Chiatti), incinta di 8 mesi, e suo marito Damiano (Riccardo Scamarcio), che forse di donne ne ha messe incinta due! Nancy (Angela Semerano), diciassettenne ossessionata dalla verginità; Orlando (Eugenio Franceschini), avvocato gay, che sta tentando di dare un bimbo alla sua migliore amica lesbica, Daniela (Eva Riccobono), mentre viene corteggiato da Mario (Dario Aita). Tra isterismi, introvabili capitoni, test di gravidanza, ansiolitici, ascensori bloccati, anelli scomparsi, ritrovamenti e colpi di scena, ne succederanno di tutti i colori.
Purtroppo, la tavolozza di colori della quale si parla non è per nulla entusiasmante e non va oltre il solito guazzabuglio di intrighi e disastri amorosi del quale avevamo già avuto un corposo antipasto nel primo capitolo. La prevedibilità e la ripetitività sono giocoforza i fisiologici effetti collaterali presenti sulla timeline di questa poco brillante commedia sentimentale, ai quali si vanno ad aggiungere pure dei clamorosi ed evidenti problemi tecnici nel montaggio e nelle edizioni, di quelli che davvero non ti aspetti di vedere a certi livelli. Per il resto, la cornice è la stessa, ossia la bellissima Polignano a Mare. L’estate è passata e siamo in pieno inverno, con le onde che si infrangono con forza contro le scogliere dell’incantevole località pugliese. Location, questa, che continua ad essere anche stavolta una, se non la sola, nota positiva dell’intera operazione, nonostante oggi sia diventata un’ambientazione ricorrente nei prodotti nostrani e non solo (vedi Spring degli americani Justin Benson e Aaron Moorhead).
In realtà, come avrete sicuramente intuito, non c’è molto da dire in chiave analitica, se non ribadire quanto già espresso un anno fa sulla pellicola precedente. Sullo schermo si palesano in maniera piuttosto evidente quegli stessi limiti e difetti che ci avevano fatto storcere il naso al termine dei titoli di coda di Io che amo solo te. Limiti che, a quanto pare, Ponti non è riuscito a compensare, anche perché stampati a caratteri cubitali nel DNA del romanzo di Bianchini. Il ritmo è buono, sostenuto e piacevole, qualche situazione riesce a strappare un sorriso, ma non è sufficiente a cambiare le sorti dell’opera.
Voto: 4
Francesco Del Grosso