Scheda film
Titolo originale: War for the planet of the apes

Regia: Matt Reeves
Soggetto: basato su personaggi creati da Rick Jaffa e Amanda Silver
Sceneggiatura: Mark Bomback e Matt Reeves
Fotografia: Michael Seresin
Montaggio: William Hoy e Stan Salfas
Scenografie: James Chinlund
Costumi: Melissa Bruning
Musiche: Michael Giacchino
Suono: Luke Schwarzweller
USA, 2017 – Azione/Avventura/Drammatico – Durata: 143’
Con Andy Serkis, Woody Harrelson, Judy Greer, Steve Zahn, Ty Olsson, Aleks Paunovic, Terry Notary, Sara Canning, Max Lloyd-Jones, Karin Konoval, Alessandro Juliani, Amiah Miller, Gabriel Chavarria, Michael Adamthwaite, Timothy Webber, James Pizzinato, Lauro Chartrand, Rhys Williams, Dean Redman, Charles Wickman
Distribuzione: 20th Century Fox
UScita: 13 luglio 2017

Tra Gladiatore, Sergio Leone, Via col vento… ma anche Shakespeare, Disney & Co., il blockbuster epico e travolgente di Matt Reeves

Due occhi nel buio. Due mani, congiunte per difendere, combattere. Un fantoccio di tela bianca. Che porta sorrisi e morte. Sete, di libertà e di pace. L’innocenza senza passato, il passato senza innocenza. Fortini tra le montagne. Esodi al di là di esse. La sorpresa e il dubbio. L’emotività e la ragione. Lo zoo dei ruoli. La “guerra” delle civiltà, The War – Il pianeta delle scimmie, la filosofia epica da blockbuster di Matt Reeves.
 Cesare, il geniale scimpanzé leader di una nuova civiltà di primati, è “a casa”, o meglio la cerca. E gli uomini, scarti post bellici di razzisti imperi finanziari e di sperimentazioni scientifiche, fantasmi spaventosi e spaventati, non vogliono condividerla. E proseguono sulla linea autodistruttiva che li ha portati in cima alla catena alimentare dell’odio e della degenerazione. Così ingannano, depredano, uccidono, tentando una via alla sottomissione delle scimmie che si rivela mera anticamera all’oblio. Quando un commando di soldati ostili alle scimmie, infiltrato nel territorio di Cesare spara a sangue freddo a sua moglie e al primogenito, Cesare è improvvisamente dilaniato tra dovere fato onore e istinti. Esige vendetta, retaggio ancestrale. Ma deve anche sostenere le sue “scimmie” nella fuga per la libertà. La foresta di sequoie e cascate non può proteggere la comunità a lungo, quindi mentre esse programmano di spostarsi verso una terra promessa scorta al di là del deserto, Cesare sceglie di andare in altro senso, a stanare il Colonnello (un enorme Woody Harrelson) per vendicare lo sterminio della propria famiglia.

Tragedia classica e fumetto in motion capture, sentimenti atavici e mascheramenti digitali, in sintesi iper realistica e insieme catartica. Uomini e scimmie, quale soluzione di continuità? Creature ri-evolute sul terreno inselvatichito di un mondo che non riconosce (più) padroni. Cesare vs. Il Colonnello, la scimmia con gli che splendono contro il capo militare conradiano, tormentato e senza guerra. Trilogia fastfood dal citazionismo finissimo, tessuto di tutto gli inevitabili rimandi ai canoni della letteratura e della cinematografia, e intense cavalcate in un nuovo West/waste-land, l’ultimo capitolo dello spettacolare reboot della della serie cinematografica liberamente ispirata al romanzo del 1963 “Il pianeta delle scimmie” di Pierre Boulle, chiude il cerchio intorno al suo protagonista indistruttibile, eroe simil-marveliano, semidio euripideo e cupo pasionario erede disneyanaìo. Ribelle guida elevato spirito e fragile involucro, Cesare, la scimmia diventata intelligente a seguito di una sperimentazione di un farmaco per la cura dell’Alzheimer, l’ALZ-112, che ha infettato di cognizione “umana” e logica raziocinante le scimmie e tramutatosi in virus sta invece sterminando la “ragione” negli uomini, riducendoli a pupazzi muti, ma non tutti. Cesare depositario forse del destino del pianeta e il suo branco, fatto di dinamiche minuziose e delicate.
Tra sopravvivenza della specie e “altre” forme di civiltà possibili e con-viventi, Reeves si diverte in un gigantesco quasi manicheo affresco sui perché della vita sotto forma di un risiko uomini-scimmie, scrivendo e dirigendo un’avventura dark, pulp e appassionata, non priva di attenzione alle tante ambiguità dei caratteri, imponendosi stentorea in due atti. Da Eschilo a Shakespeare passando per Star Wars, Schindler’s List, andando molto oltre l’apparente retorica anti-americana di un western “ape”-apocalittico. Alla riflessività delle ampie panoramiche e carrellate della prima parte, che molto devono alla ritmica di Sergio Leone e alla luce invasiva, piena, fonte narrativa di Ridley Scott, da Blade Runner a Il gladiatore, dove è la natura a parlare avviluppata agli sguardi e ai gesti delle scimmie pronte a scappare verso nuovi campi elisi, si sostituisce lentamente la stratificazione della trama e la potenza drammatica dei dialoghi e delle grandi scene di massa, della seconda parte. La cattura delle scimmie, la fortezza-lager, i tunnel sotterranei, il coraggio della comunità, l’analisi della giustizia e delle sue forme, lo stoicismo dei vinti e il dolore dei vincitori, l’invasione e il corpo a corpo (di guerra, umana).
Nel terzo capitolo firmato da Reeves tra campi lunghi mozzafiato e primissimi piani di voci spezzate, voli dalla rupi e ironia sotterranea (con una esilarante parodia del Gollum star di altra saga) si consuma insieme la denuncia e l’apologia della contraddittoria debolezza umana, come di ogni essere dotato di quella che chiamiamo coscienza. Spargendo sangue e nostalgie tra nevi vagamente tarantiniane, Reeves chiude la sua saga sulla mancata eco-sostenibilità della civiltà umana. Dando la luce al nono film della storica serie inaugurata non a caso forse dal Charlton “Ben Hur” Heston che a tratti sembra infuocare gli occhi dell’indimenticabile Cesare, re dei dispersi e amato padre dei reietti diventati unica risorsa della terra, una creatura la cui bellezza non viene sepolta insieme alle sue ossa (per parafrasare ancora non caso il Giulio Cesare shakespeariano) ma insemina fulgida l’alba di un’altra vita possibile, nell’happy ending che nonostante genocidi e orride stupidità soffia la speranza, “via col vento”.

Voto: 8

Sarah Panatta