Scheda film
Titolo originale: Mary Magdalene
Regia: Garth Davis
Sceneggiatura: Helen Edmundson e Philippa Goslett
Fotografia: Greig Fraser
Montaggio: Melanie Oliver, Alexandre de Franceschi
Scenografie: Fiona Crombie
Costumi: Jacqueline Durran
Musiche: Hildur Guðnadóttir e Jóhann Jóhannsson
G.B-, 2018 – Drammatico/Storico – Durata: 120’
Cast: Rooney Mara, Joaquin Phoenix, Ariane Labed, Chiwetel Ejiofor, Ryan Corr, Lubna Azabal, Tahar Rahim
Uscita: 15 marzo 2018
Distribuzione: Universal Pictures
La tredicesima a tavola, visione sofferta e poetica della “vera” Maria Maddalena, secondo Garth Davis & co.
Il Regno siamo noi. Il cambiamento è nel cuore degli uomini. Ad insegnarlo a quegli uomini, retrivi, ottusi, ipnotizzati da stereotipi terreni, non è un demone né un angelo. E’ Maria di Magdala. Pia e retta giovane nubile legata ad una numerosissima famiglia di fratelli lavoratori in un rude quanto ordinato villaggio di pescatori, Maria trova sfogo al suo impulso di eversione da una vita dettata da regole che non sente proprie né giuste, nel verbo nuovo di solidarietà e indipendenza, di movimento e di autocoscienza, che un giovane barbuto profeta porta tra le dune della Galilea, nell’immobile chiusa assoggettata comunità di abitanti che vi dimorava, tra tassazioni e stragi compiute dai romani, da un lato e da razziste dittature morali imposte dal credo ebraico, dall’altro.
Maria sfida con pacata implacabile forza il “sistema”, in un evidente slancio di proto femminismo totalmente pacifico e privo dei ricatti e dei compromessi che invece oggi come da decenni forse secoli animano le cosiddette “lotte di genere”. Ella segue Gesù e il suo crocchio di apostoli diversissimi e malfermi per quanto altrettanto pii nei propri propositi, nel cammino finale che avvolge come turbine il figlio di Dio, che lo lascia amare e desiderare dalle folle e quindi rapidamente e invisibilmente (per lo spettatore di questo film fuori tracciato pur restando nel “sentiero”) lo processa e rapidamente crocifigge e riesuma.
Non una semplice propagandistica “quota rosa” allora. Maria di Maddalena una sposa di ideali e di battaglia interiore, una compagna di viaggio e di rivoluzione pacifica, unica detentrice del dramma profondo e del messaggio incompreso del Messia. E’ la creatura complessa ed elegante, quasi altera nella sua pragmatici algida ma visceralmente pasionaria, la Maria Maddalena strappata da Garth Davis e dagli sceneggiatori di Maria Maddalena all’iconografia e alla letteratura vulgata dalla tradizione cattolica nei secoli. Rivincita femminile nel mondo “social” in cui ogni il diritto della (allora) minoranza è un vessillo politico. Spot poetico e “in” tendenza che centralizza la donna madre moglie lavoratrice pensatrice guida, il multitasking per eccellenza propugnato tanto dalle pubblicità di merendine quanto dai manifesti per le pari opportunità. L’opera di Garth Davis e compagni si getta nelle acque torbide della cultura post Pop che è imPlosa in sé. Rischiando un tuffo melmoso. Ma riemergendo con la purezza innocente di Malik e con la dolcezza intransigente del Davis stesso del precendente Lion, a trovare una chiave infine umana, come per Maria Maddalena la pescatrice di verità, così per il Gesù, fattone vagabondo insonne intimorito incazzato eppure fulgido, bellissimo, interpretato da un sempre geniale Joaquin Phoenix.
Riabilitata prima da Giovanni Paolo II, il Papa diplomatico, poi da Francesco, il Papa francescano, come evangelizzatrice e quindi come apostolo del Cristo e come testimone fondamentale della sua resurrezione, Maria Maddalena resta una donna leader, senza dubbio contraddittoria quanto ogni creatura su questa terra nata nel paradosso e di paradossi popolata, in un mondo da sempre e quindi per sempre (il sempre che tuttora viviamo con pretese di par condicio illusorie e decadenti) maschilista e patriarcale, pietista e opportunista. Davis fotografa in una Galilea vivida eppure lontanissima, gli ultimi giorni di una rivoluzione tentata, fa sedere Maria Maddalena accanto a Gesù durante la fatidica “cena”, come già aveva fatto ben più rocambolesco e appunto Pop il “Codice Da Vinci”, dalla premiata certo imprevedibile ditta Leonardo/Dan Brown/Ron Howard.
E’ amore e disciplina degli sguardi, sesto senso e linguaggio della natura riflesso nei gesti netti e armonici dei suoi personaggi eterodossi il cinema di Davis: dal Pietro nero e narcisista devoto ad un sogno di potere, al Giuda padre di famiglia devastata, da Gesù tormentato fragile e filosofico a Maria di Magdala. Donna eterea ed energica, scolpita nella luce ancestralmente acquatica di un passato che è presente.
Voto: 7 e ½
Sarah Panatta