Scheda film

Regia e Sceneggiatura: Manoel de Oliveira
Soggetto: dalla commedia di Raul Brandão
Fotografia: Renato Berta
Montaggio: Valérie Loiseleux
Scenografie: Christian Marti
Costumi: Adelaide Maria Trêpa
Suono: Henri Maïkoff
Francia/Portogallo, 2012 – Drammatico – Durata: ’95
Cast: Michael Lonsdale, Claudia Cardinale, Jeanne Moreau, Leonor Silveira, Luís Miguel Cintra, Ricardo Trêpa, Bastien Guio
Uscita: 26 giugno 2014
Distribuzione: Mediaplex
Sale: 4

 Plutocrazia

Centosei anni e non sentirli: Manoel De Oliveira si conferma autore prolifico ed efficace, anche a settantadue anni dal suo esordio al lungometraggio con Aniki Bòbò.
Presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2012, arriva ora nelle sale italiane Gebo e l’ombra, ispirato all’omonima pièce di Raul Brandão: si tratta di un progetto dall’impostazione fieramente teatrale, caratterizzato dalla staticità delle inquadrature e da una suggestiva ricostruzione anti-dinamica dell’intero complesso del film, che con incedere lentissimo dipana gli schematici sviluppi narrativi della storia.
Gebo è un vecchio contabile la cui famiglia convive costantemente con le fatiche della povertà: ogni giorno è costretto a fare ricorso a bugie e omissioni per nascondere all’anziana moglie la verità sul loro figlio, che ha lasciato la giovane moglie poco dopo il matrimonio senza lasciare traccia di sé. Gebo sa che la scoperta della verità getterebbe la donna nella più cieca disperazione e allora lascia che solo lui e la nuora serbino il segreto: tutto viene rimesso in discussione quando João torna inaspettatamente a casa.
De Oliveira racconta il denaro e gli effetti che la sua presenza/assenza determinano sull’uomo con un viaggio nella povertà e nel sogno di ricchezza, seguendo un percorso segnato da compromessi e menzogne: attraverso le figure antitetiche di Gebo e di suo figlio il film delinea i tratti di due archetipi umani, tra umiltà e desiderio di rivalsa.
È però soprattutto il tema della bugia e del doppio a costituire il vero cardine di sviluppo della storia: muovendosi sulla linea di confine fra essere e apparire, De Oliveira lascia che prendano possesso della scena ombre e mezze verità, uomini trasformati in fantasmi dall’incapacità di accettare la propria vita e dall’inettitudine a combattere per un futuro migliore. Meglio quindi fuggire dalle costrizioni della società e scegliere di vivere ai margini, o adoperarsi per mantenere salda la propria onestà? Gebo e l’ombra si sviluppa attorno a questo interrogativo, dando vita a un progetto arrotolato su quell’incomunicabilità che permea ogni angolo della modesta abitazione del protagonista: il fiume di parole che accompagna l’evoluzione della storia è un impetuoso gorgoglìo privo di contenuto, perché ogni personaggio in scena fatica a fronteggiare autenticamente il confronto con gli altri, poco importa se per proteggere la compagna di una vita da un dolore troppo grande o se per celare agli altri la propria vera natura.
Attorno al tavolo da lavoro di Gebo, fra registri contabili e tazzine di caffé, si consuma un dramma del non-detto, che sobbolle venefico nel chiacchiericcio di una bonaria conversazione fra commensali: De Oliveira trasferisce il suo cinema in un’essenziale struttura che simula lo spazio di un palcoscenico, rimodellandone le forme e adattandone le caratteristiche alle sue esigenze. Il regista portoghese ottiene così un film dai ritmi dilatatissimi ma granitico e compiuto nella sua articolazione. Suggestive le scelte di fotografia, che scavano con eleganza le asperità della ruvida e rustica scenografia, incidendo con altrettanta soffusa durezza anche i volti dei personaggi, che hanno il volto di Michael Lonsdale, Claudia Cardinale, Leonor Silveira, Jeanne Moreau, Ricardo Trêpa e Luís Miguel Cintra.
Una danza macabra che pugnala l’amore con l’ingratitudine e la codardia: Gebo e l’ombra racconta il Sacrificio in tutte le sue sfaccettature, con tragica e talora sottilissimamente ironica lucidità. 

Voto: 7 e ½

Priscilla Caporro