Scheda film
Regia, Soggetto, Sceneggiatura e musiche: Luciano Ligabue
Fotografia: Marco Bassano
Montaggio: Giogiò Franchini
Scenografia: Mauro Vanzati
Costumi: Francesca Vecchi, Roberta Vecchi
Suono: Angelo Bonanni
Italia, 2018. Drammatico Durata: 100’
Cast: Stefano Accorsi, Kasia Smutniak, Ettore Nicoletti, Fausto Sciarappa, Tobia De Angelis, Walter Leonardi, Sata Magalotti
Uscita: 25 gennaio 2018
Distribuzione: Medusa
Provincia mia
Riccardo, detto Riko, abita in un piccolo paese emiliano e da trent’anni lavora come operaio nella stessa fabbrica d’insaccati dove lavorava anche il padre. È circondato da amici fraterni e una moglie che conosce da sempre. I due hanno anche un figlio che per primo nella famiglia andrà all’Università. Riko però non è disposto a barattare la sua felicità con una vita preimpostata dal fato e dagli altri.
Dopo sedici anni Luciano Ligabue accomoda, ma solo fino a un certo punto, la chitarra nella custodia e si rimette dietro la macchina da presa. Confeziona la terza pellicola girata nuovamente partendo dalla natia Correggio per girovagare lungo la penisola grazie al sottofondo di venti canzoni, molte delle quali scritte per l’occasione. Dando l’impressione di voler chiudere quel cerchio iniziato a fine anni ’90 con Radiofreccia e proseguito tre anni più tardi con Da Zero a Dieci. Il senso di smarrimento dell’uomo comune con famiglia, mutuo, amicizie decennali ha nuovamente il volto segnato, ma non troppo, di Stefano Accorsi, ovvero quell’operaio che quasi venti anni fa partiva sempre dal medesimo paese per scoprire che la vita nei ’70 non era poi facilmente modificabile, figuriamoci a cinquanta suonati come Riccardo detto Riko, un uomo che possiede una casa grande e difficilmente mantenibile, un lavoro che ha ereditato dal padre e una famiglia sempre sul punto di sfasciarsi a causa di un rapporto ormai logorato da anni di tradimenti. Accorsi dona all’emiliano Riccardo tutto quello che può e forse anche di più. La purezza del personaggio, visto dal regista come un eroe quasi senza macchia, è ridimensionata dalle sfuriate e dai silenzi di un protagonista che ha ormai raggiunto la sua piena consacrazione artistica. Dall’altro lato la Smutniak, nel ruolo di Sara, la moglie, difetta solamente in un accento emiliano assolutamente assente, riuscendo a far ricredere chi vedeva in lei solamente una statuina alla quale il posto era dovuto per semplice nepotismo. La confezione di Ligabue è quasi perfetta, i tempi di ripresa non sbavano di una virgola, l’onestà intellettuale con la quale sono approcciate la vita e le convinzioni di Riko e dei suoi sodali, sono quanto di più puro e facilmente traslocabile in un film sulla provincia USA, sostituendo la natìa Correggio con un piccolo centro del Kansas. Forse proprio in questo pecca la terza opera, va sottolineato, pregevole, del rocker emiliano: il desiderio nemmeno troppo recondito di narrare all’infinito del tempo che passa, la voglia di raccontare di gruppi di amici che possono comunque, fra alti e bassi, resistere al tempo e con stereotipi umani che si sovrappongono a quelli che ognuno di noi può incontrare nella propria vita. Una pellicola girata con maestria e che può davvero far riflettere, ma con la speranza che Ligabue, bravo anche con la macchina da presa, in futuro voglia semmai cimentarsi anche con nuovi generi narrativi.
Voto: 7
Ciro Andreotti