Scheda film
Regia: Giovanni Veronesi
Sceneggiatura: Giovanni Veronesi e Nicola Baldoni
Fotografia: Giovanni Canevari
Montaggio: Consuelo Catucci
Scenografie: Tonino Zera
Costumi: Alessandra Lai
Musiche: Gratis Dinner
Suono: Gilberto Martinelli
Cast: Pierfrancesco Favino, Valerio Mastandrea, Sergio Rubini, Rocco Papaleo,
Margherita Buy, Alessandro Haber, Matilde Gioli
Italia, 2018 – Commedia – Durata: 110′
Uscita: 27 dicembre 2018
Distribuzione: Vision Distribuition

Intrighi all’ordine del giorno

I film nascono da progetti che come i sogni prima o poi vengono tirati fuori dal cassetto dove sono rimasti nascosti in attesi di tempi migliori. Tutti i registi ne hanno almeno uno celato nel fondo, chiuso a doppia mandata nella propria scrivania. Nel caso dell’ultima fatica dietro la macchina da presa di Giovanni Veronesi dal titolo Moschettieri del Re – La penultima missione, nelle sale nostrane con Vision Distribuition all’interno del fitto palinsesto natalizio, l’idea risale agli anni Ottanta e a interpretare i celeberrimi spadaccini dovevano essere Francesco Nuti, Roberto Benigni, Massimo Troisi e Carlo Verdone. Davvero tanta roba sulla carta e il fatto che il regista e sceneggiatore toscano non sia riuscito a portarlo sullo schermo lascia l’amaro in bocca per quello che sarebbe potuto essere e invece non è stato. Con un cast del genere ne avremmo viste sicuramente delle belle.

Per fortuna, Veronesi quel cassetto ha deciso finalmente di aprirlo e anche se gli interpreti non sono purtroppo più gli stessi, coloro che sono stati chiamati a vestire i panni dei protagonisti, ossia Pierfrancesco Favino, Valerio Mastandrea, Sergio Rubini e Rocco Papaleo, hanno saputo comunque dare il giusto contributo alla causa. Merito loro, infatti, se la pellicola in questione riesce a raggiungere l’obiettivo prefissato, vale a dire quello di divertire e di distribuire a piene mani generose risate.

Il film è ispirato al secondo romanzo di Alexandre Dumas sui Moschettieri intitolato “Venti anni dopo”, ma non ha l’ambizione di esserne una trasposizione fedele, con Veronesi che trasforma il tutto in una commedia picaresca che ha come protagonista la banda di moschettieri ritratta in chiave prettamente autoironica e disincantata, impegnata in una serie di avventure per salvare il Re Luigi XIV. Trattasi dunque di una rilettura a mano libera che, con la fantasia a briglie sciolte, racconta le gesta di “supereroi” del passato pieni di acciacchi, vizi e virtù messi in ghiacciaia. D’Artagnan (Pierfrancesco Favino), Porthos (Valerio Mastandrea), Athos (Rocco Papaleo) e Aramis (Sergio Rubini) diventano così un allevatore di bestiame con un improbabile accento francese, un castellano lussurioso, un frate indebitato e un locandiere ubriacone, che per amor patrio saranno di nuovo moschettieri. Cinici, disillusi e sempre abilissimi con spade e moschetti, saranno richiamati all’avventura dalla Regina Anna (Margherita Buy) per salvare la Francia dalle trame ordite a corte dal perfido Cardinale Mazzarino (Alessandro Haber), con la sua cospiratrice Milady (Giulia Bevilacqua). Affiancati nelle loro gesta dall’inscalfibile Servo muto (Lele Vannoli) e da un’esuberante Ancella (Matilde Gioli), i quattro – in sella a destrieri più o meno fedeli – combatteranno per la libertà dei perseguitati Ugonotti e per la salvezza del giovanissimo, parruccato e dissoluto Luigi XIV (Marco Todisco). Muovendosi al confine tra realtà e fantasia, i nostri si spingeranno fino a Suppergiù, provando a portare a termine un’altra incredibile missione. Difficile dire se sarà l’ultima o la penultima.

Veronesi ci riprova nel vero senso della parola e nel cappa e spada le cose vanno sicuramente meglio rispetto al western alla toscana. Con Il mio West del 1998 aveva fatto un gigantesco buco nell’acqua, mentre qui l’operazione, al netto di duelli non particolarmente riusciti, di scene d’azione del vorrei ma non posso, di passaggi a vuoto nello script e di un finale con twist da dimenticare, sa come intrattenere la famigliola di turno. La richiesta è la solita, con il cervello che, per apprezzare e godere al meglio della comicità dal forte retrogusto parodistico con la quale l’autore condisce il tutto, va necessariamente impostato in modalità aerea per quasi due ore. Di conseguenza bisogna lasciarsi andare e apprezzare lo sforzo fatto, che al giorno d’oggi è già tanto, visto quello che circola in questo periodo di cinepanettoni indigesti.

Voto: 6 e ½

Francesco Del Grosso