Scheda film

Regia: Sylvain Estibal
Soggetto e sceneggiatura: Sylvain Estibal
Fotografia: Romain Winding
Montaggio: Damien Keyeux
Scenografia: Albrecht Konrad
Musiche: Aqualactica, Boogie Balagan
Francia-Germania-Belgio, 2012 – Commedia – Durata: 99’
Cast: Sasson Gabay, Baya Belal, Myriam Takaia, Gassan Abbas
Uscita: 19 giugno 2014
Distribuzione: Parthénos
Sale: 23

 Il seme della discordia

Al cospetto del titolo scelto dalla Parthénos per distribuire nelle sale nostrane Le cochon de Gaza, ossia Un insolito naufrago nell’inquieto mare d’oriente, non può non riaffiorare nella mente del cinefilo più nostalgico quello voluto da Lina Wertmuller per portare sugli schermi il non riuscitissimo, ma comunque indimenticabile, Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto. Un accostamento che potrebbe suonare decisamente ardito ai tanti e così è in effetti, eppure qualcosa che avvicina la celebre commedia del 1974 a quella diretta da Sylvain Estibal esiste: il naufragio.
Alla battagliera coppia formata da un torvo marinaio, meridionale e comunista, e da una ricca e proterva signora milanese, protagonista di un’accesa guerra dei sessi su un’isola deserta nel bel mezzo del Mediterraneo, il collega uruguaiano preferisce uno scontro-incontro inatteso tra un pescatore palestinese di nome Jafaar e un maialino vietnamita, quest’ultimo finito per caso nella rete del primo all’indomani di una tempesta. Motivi religiosi impediscono all’uomo di mangiare, tantomeno di occuparsi di un animale storicamente ritenuto impuro dai mussulmani per di più in Terra Santa, ma dopo aver tentato in diversi occasioni di sbarazzarsi dell’insolito naufrago, il pescatore decide di “approfittare” di quella pesca inaspettata, lanciandosi in un’ingegnosa quanto rocambolesca iniziativa. Al duello sessuale e ideologico messo in scena dalla Wertmuller, Estibal sostituisce la sanguinaria e infinita contesa religiosa, etnica e politica, che da decenni anima il conflitto israeliano-palestinese. Temi e tematiche lontanissime anni luce, ma affrontati in entrambi i casi con una sagace, pungente e prorompente ironia, capace di fare breccia nel muro di odio eretto dalle due fazioni coinvolte.
Tra soldati e coloni, check-point e kamikaze, Estibal costruisce una commedia rispettosa e divertente con tocchi surreali e grotteschi, che come una favola si apre alla speranza e alla pace. Con un approccio alla materia drammaturgica che strizza l’occhio al Chaplin de Il dittatore, al Fernandel de La vacca e il prigioniero o la Benigni de La tigre e la neve, il regista ci regala un punto di vista sul conflitto totalmente imparziale, che non è a favore né contro alcuno schieramento, piuttosto contro l’assurdità della situazione e a sostegno della dignità umana. Il risultato è uno script costruito sul filo dell’equilibrio, che fa sorridere e riflettere allo stesso tempo, che contiene inevitabilmente nel suo dna un aspetto politico ma senza palesarlo e sottolinearlo apertamente.
Un insolito naufrago nell’inquieto mare d’oriente racconta le disavventure di un uomo qualunque prigioniero di una guerra che è costretto ad accettare, ma che fa fatica a comprendere. Tessuto narrativo con il quale il cineasta sudamericano decide coraggiosamente di rivolgere un grido allo spreco, all’odio, a una religione troppo spesso interpretata alla lettera trascurando il suo messaggio di fratellanza. Il rischio di offendere la suscettibilità e le tradizioni altrui è dietro l’angolo, ma il modo in cui la pellicola mette in scena le delicate e pericolose dinamiche, permette all’esito di oltrepassare indenne il campo minato. E lo fa senza calcare mai la mano, toccando le giuste corde, senza inciampare nei luoghi comuni e negli stereotipi. Si rintracciano proprio in questi caratteri i meriti tanto della sceneggiatura, sobria e calibrata, quanto della trasposizione, efficace e funzionale. Il tutto reso possibile dalla convincente interpretazione di un Sasson Gabay che nei panni di Jafaar sa come valorizzare e rendere visibili le diverse sfumature della commedia, cambi di registro e tono compresi, che il testo gli sottopone in modalità random.
Quella firmata da Sylvain Estibal è un’opera meritevole di attenzioni, che dietro un’apparente semplicità nasconde un’invidiabile e rara capacità di colpire lo spettatore senza aggredirlo, senza spettacolarizzare ciò che gli offre sullo schermo. Nel suo fluire per immagini e suoni ha bisogno di carburare per dare il suo meglio, ma quando questo accade dopo pochi giri di lancette il film spicca definitivamente il volo. 

Voto: 7 e ½

Francesco Del Grosso