Scheda film
Soggetto: Manuela Tempesta, Massimiliano Bruno
Sceneggiatura: Manuela Tempesta, Michela Andreozzi, Massimiliano Bruno
Fotografia: Alessandro Pesci
Montaggio: Patrizio Marone
Scenografia: Antonella Cannarozzi
Costumi: Eleonora Devitofrancesco
Musiche: Gianluca Misiti
Italia, 2014 – Commedia – Durata: 86’
Cast: Laura Chiatti, Sabrina Impacciatore, Michela Andreozzi, Giovanna Rei, Caterina Guzzanti, Edoardo Leo, Marco Bonini
Uscita: 29 maggio 2014
Distribuzione: 01 Distribution
Piume e paillettes
Diffusosi a macchia d’olio negli ultimi anni anche in Italia, il Burlesque non poteva non attirare l’attenzione della “cinematografia” nostrana. Peccato che abbia attirato le attenzioni sbagliate, diventando il baricentro drammaturgico dell’opera prima di Manuela Tempesta dal titolo Pane e Burlesque, che sotto la spinta produttiva di Fulvio e Federica Lucisano approda nelle sale dal 29 maggio con 01 Distribution. Un debutto al cinema per il Burlesque che non si può, visti i limiti espressi dal film, considerare dei migliori. Precedenti ci portano oltreoceano, per la precisione negli Stati Uniti con il Burlesque di Steven Antin del 2010, ma anche in quel caso gli esiti avevano lasciato a desiderare.
Le sporadiche apparizioni sul piccolo schermo e sulle riviste tricolore di una delle esponenti più conosciute a livello internazionale, vale a dire Dita Von Teese, non possono essere sufficienti a spiegare ai non addetti ai lavori la vera essenza. Non forma di danza in chiave osé alla pari della lap dance come in molti pensano, piuttosto arte della seduzione in piena regola con la donna che non è oggetto del desiderio ma soggetto protagonista che sceglie quando e come sedurre. Non a caso si parla di performers e non di ballerine. La gente, infatti, pensa che le esibizioni consistano in spogliarelli apertamente sensuali con perizomi e copricapezzoli, ma in origine si trattava di uno spettacolo farsesco indirizzato alla classe media, provocatorio, divertente e sempre basato sulla comicità. In tal senso, il neoburlesque è una ripresa in chiave contemporanea della versione tradizionale che deriva a sua volta dal vaudeville, con canzoni, balletti, sketch e più canzonature che spogliarelli.
Dunque, se da una parte può contribuire alla causa dando a questa espressione artistica un’ulteriore visibilità, dall’altra la pellicola della Tempesta non ne chiarisce quanto necessario i caratteri e le peculiarità, oltre ai significati e le origini storiche. Detto che non ci troviamo al cospetto di un documentario, non si può pretendere che un film di finzione sia esplicativo o informativo, ma quantomeno che renda giustizia a quanto descrive e mostra lungo il suo racconto. Nella nostra mancanza assoluta di conoscenze per quanto riguarda la materia, ci sentiamo però di azzardare l’ipotesi che coloro che la praticano in Italia non siano particolarmente soddisfatti di come viene rappresentata e alla stesso tempo come essi vengono rappresentati dal e nel film. Questo perché al di là di una “maionese” impazzita di colori, corpetti, autoreggenti, piume e paillettes, Pane e Burlesque non riesce a portare sul grande schermo nulla di particolarmente significativo. Quello che dovrebbe essere il motore portante della narrazione e il fulcro del plot, al contrario diventa l’escamotage per parlare di altro, come la crisi economica, il pregiudizio, la mentalità bigotta e soprattutto della ricerca della propria identità. Forse per questo motivo sarebbe più corretto parlare non di un film sul, ma con il Burlesque.
Ne viene fuori un’opera corale che strizza l’occhio a Full Monty e con esso al sottogenere che rappresenta, ossia la social-comedy, ma stavolta tutto al femminile. La Tempesta guarda al suddetto modello, ma finisce con lo scimmiottarlo nonostante gli intenti che l’hanno guidata nella scrittura della sceneggiatura fossero di ben altro spessore: “dare voce al mondo femminile e al ruolo della donna all’interno della famiglia e della Società contemporanea, rivelandone le fragilità e le potenzialità”. Da qui il desiderio di raccontare donne vere, forse goffe ma senza dubbio coraggiose, che si rimboccano le maniche e scommettono sulle loro capacità, superando ostacoli e difficoltà, prendendo in mano le redini della propria vita. Le protagoniste di Pane e Burlesque sono donne che affrontano le sfide senza tirarsi mai indietro, compiendo scelte controcorrente ma credendoci sempre, fino in fondo. E proprio grazie al Burlesque, ognuna di loro riuscirà a riscoprire se stessa, trasformando i punti deboli in punti di forza, riuscendo a riscattare il proprio destino in un paese del Sud Italia che fa i conti con la crisi e la chiusura delle fabbriche.
Ma come spesso accade le buone intenzioni si fermano sulla carta e nel caso di questa pellicola ancora prima. Gli evidenti limiti strutturali, tanto nella scrittura quanto nella messa in quadro, non consentono agli intenti di trovare le giuste corrispondenze nella sceneggiatura prima e nella trasposizione dopo, anche a causa di un approccio ancora accademico dell’autrice. Da subito si percepisce la pochezza e la povertà di idee sul versante drammaturgico e registiche che, unite al disegno approssimativo dei personaggi e alla scarsa brillantezza dei dialoghi, non consentono all’operazione di raggiungere nemmeno una stringata sufficienza. Si finisce così con il sorridere poco e con il riflettere ancora meno. Ingredienti che sono alla e la base di una commedia degna di nota. Ciò che resta sono gli scenari incantevoli della Puglia e in particolare gli scorci e i vicoli di Monopoli, ma anche la performance di Sabrina Impacciatore che non inciampa come gran parte del resto del gruppo sulla recitazione in dialetto.
Voto: 4
Francesco Del Grosso