Scheda film
Titolo originale: It – Chapter two
Regia: Andy Muschietti
Sceneggiatura: Gary Dauberman
Fotografia: Checco Varese
Montaggio: Jason Ballantine
Scenografie: Paul D. Austerberry
Costumi: Luis Sequeira
Musiche: Benjamin Wallfisch
Suono: Robert Woolfson
USA, 2019 – Horror/Thriller – Durata: 165’
Cast: Bill Skarsgård, Jessica Chastain, James McAvoy, Jess Weixler, Bill Hader, Jay Ryan, Isaiah Mustafa, Will Beinbrink, Xavier Dolan, Teach Grant
Uscita: 5 settembre 2019
Distribuzione: Warner Bros. Italia

Gigantografia di un classico horror

“Losers stick togheter”. Pennywise torna e vola sulla città, in tutte le sue effigi, demone metafora e serial killer dei perdenti. E senza distinzione di genere e razza, iniziando la cuore di un omosessuale coraggioso che “perde”, appunto, la sua lotta con un gruppo di teppisti sulla riva del fiume, il fiume del clown.

Inizia nello splatter travolgente e nella crudeltà più ingiustificata e paralizzante il secondo capitolo di una delle saghe horror più amate in giro per il mondo, It – Capitolo due, del regista Andy Muschietti. Il fantastico gruppo di antieroi moderni tutti evoluti nel proprio involucro di adulti in carriera, tra TV , finanza, cinema, capitalismo spinto e relazioni depressive e autolesioniste, torna nella (inventata) cittadina natale collocata nel Maine, Derry. Ma il rientro a “casa” è non poco riluttante, anche se in risposta alla chiamata dell’unico amico rimasto, Mike Hanlon, che dopo 27 anni scuote i compagni dal torpore e dall’insoddisfazione del successo, per tornare a combattere contro Pennywise. Qui la storia si biforca e si intreccia binaria, spiegando passo passo come i nostri amici si fossero lasciati da preadolescenti vittoriosi su IT e come siano tornati, adulti complessati che non senza rifiuti e difficoltà accettano di riunirsi e restare “insieme”, affrontando anche singolarmente i propri demoni e l’IT sepolto, ma vivo nei loro cuori. Tra padri molesti, fratelli scomparsi, sottoscala sanguinolenti, aggressioni pubbliche, razzismi e pettegolezzi, vecchiette raccapriccianti e biciclette sbilenche.

“Loser stick togheter”. Si combatte il terrore insieme, anche se si cresce separati. E’ la generazione e il passato che unisce e fortifica ed è l’esperienza più devastante a far affacciare alla vera età adulta: la materializzazione compiuta, multiforme e imprevedibile di tutte le paure, i tabù e le negazioni, consce e inconsce. Quelle individuali e quelle collettive. I valori e le ironie di Stephen King, il suo viaggio dell’eroe, la sua (auto)rappresentazione dell’America di ieri ed oggi, di se stesso e della propria società. IT è assurto nei decenni a classico della letteratura e non solo di genere. Tanto la prima trasposizione del anni ‘90 diretta da Tommy Lee Wallace, costruita di atmosfere sottilmente agghiaccianti nella provincia apparentemente perfetta dove male, malesseri e pericolo galleggiano nell’aria pastellata come i palloncini di sangue del clown killer; quanto nella seconda epica e fedele riduzione-remake dello stesso Andy Muschietti del primo capitolo di IT datata 2017, conservano lo spirito del romanzo, ne fanno forma narrativa pur sapientemente condensata. Entrambe le versioni portavano in dono e analizzavano per intere generazioni (scavalcando entrambe gli oceani e le culture) le paure dell’infanzia come pure dell’età adulta, fornendo un magistrale bignami dell’interiorità umana, fumettistico, pop, trasversale, pervasivo. A quanti non resta indelebilmente incollata l’inquietudine e il senso liquido della colpa e dell’inferiorità che Pennywise sfida e di cui si nutre, tra tombini e lavandini, da sotto, da dentro?

Nel sequel, che inizia incuriosendo e procede ammorbando sempre più carico di mostri, farcito letteralmente a dismisura di effetti speciali, l’epos diventa stereotipo e l’horror più sottile, anche se gore, diventa fantasy splatter, passando da La cosa carpenteriana ad Alien, da Tolkien a tutte le sagome horror mutuate dalla cultura orientale in una miscela che, da potenzialmente sin troppo esplosiva, diventa incontenibile.

Lo humour aumenta sino a scadere nel grottesco, seppur funzioni ma sottotono la figura di Bill Denbrough (James McAvoy) scrittore di best seller incapace di chiudere come lo stesso King i suoi romanzi più amati con dei finali all’altezza (ironia della sorte per It – Capitolo due e per lo stesso Muschietti?). Le trasformazioni di Pennywise si susseguono incessanti e sempre più ingombranti, sostituendo la catarsi o meglio il trip onirico che pre-conclude il romanzo con una mostra di giocattoli assassini, giganteschi nelle dimensioni più che nella crudeltà. La suspence trabocca dalla tana di IT e si diluisce nelle varie sottotrame, nelle delusioni, nei lutti, negli amori risvegliati con una monotonia anche qui sin troppo prevedibile e sempre più gravosa.

Un grande spettacolo di intrattenimento certo, ma la magia oscura non fluttua più tra noi.

Voto: 5

Sarah Panatta