La paranza dei bambini (Piranhas) 6,5
Italia
di Claudio Giovannesi (Fiore, Alì Blue Eyes)

Nicola è un bambino decente in un mondo sporco. Un ragazzo di 15 anni impantanato nel solito pasticcio di crisi adolescenziali – ormoni, amici idioti, bulli – Nicola si distingue per l’attenzione che riesce ancora a permettersi alla madre single e al fratello minore; motivato dall’amore o dalla mascolinità insoddisfatta che il suo padre assente si è lasciato alle spalle.
Nel cuore corrotto di Napoli, che la “Gomorra” del 2008 ha coniato come il nuovo epicentro del cinema mafioso, quei tratti sono più simili a una condanna a morte. Una storia di crimine familiare ma accattivante e viscerale con una svolta della maturità, quella di Claudio Giovannesi “Piranhas” ha una relazione insolita con la propria prevedibilità. In un certo senso, questo è un film che hai già visto un milione di volte.
Non è un film su come il crimine non paga così tanto come è un film sul perché alcune persone non riescono a smettere di sceglierlo comunque. Interpretato dal giusto Francesco Di Napoli (un ragazzo locale e attore per la prima volta in un film quasi interamente girato con ragazzi locali e attori per la prima volta). Lui e la sua banda di amici feroci vengono introdotti mentre combattono con altri giovani ribelli per la proprietà del massiccio albero di Natale che si trova nel centro della città; la loro energia malvagia sembra odiosa al momento, ma diventerà quasi dolorosamente innocente.
Stufo della situazione che lo circonda, Nicola prende l’iniziativa e stringe amicizia con Agostino (Pasquale), , figlio di un boss della mafia assassinato non molto tempo fa. I due si uniscono a un boss spaventoso che potrebbe usare alcuni nuovi soldati senza nessun timore. La cinematografia portatile e grezza ma toccata dalla storia d’amore dello scopo di un giovane attraversa le strade non percorribili dei quartieri spagnoli di Napoli, mentre saltuariamente la colonna sonora di chitarra di Andrea Moscianese si blocca sopra l’azione come una nuvola di tempesta in attesa di esplodere. Ogni volta che potresti essere disorientato tra rappresentazione e approvazione, Nicola si guarda allo specchio e dice qualcosa del tipo “Wow, siamo fantastici” e ti ricordi che non sa quanto sia condannato.
Un curioso film sull’ingenuità del Male, premiato alla Berlinale all’insegna del cinema italiano che ancora dice la sua nel mondo del cinema, anche se fatica a uscire dai sui clichè di film commedia o film sulla mafia e la criminalità in italia o sulla decadenza del Belpaese (vedi la Grande Bellezza).
Il film di GIovannessi si incastra in questo filone di cinema italiano contemporaneo, elevandosi quantomeno rispetto alla bassa media dei prodotti del settore.

Voto 6,5

Vito Casale