Scheda film
Regia: Chen Zhuo
Soggetto e sceneggiatura: Chen Haoyang, Chen Zhuo, Sung Yankui
Fotografia: Shi Yue
Montaggio: Chen Zhuo
Musiche: Jiang Anqing
Cina, 2012 – Drammatico – Durata: 114’
Cast: Li Qiang, Yin Yaning, Wu Bingbin, Yu Xuan
Uscita: 29 maggio 2014
Distribuzione: Distribuzione Indipendente
Sale: 10
Non abbiam bisogno di parole
«E non abbiam bisogno di parole,
per spiegare quello che è nascosto in fondo al nostro cuore,
ma ti solleverò tutte le volte che cadrai,
raccoglierò i tuoi fiori
che per strada perderai
seguirò il tuo volo senza interferire mai,
perché quello che voglio è stare insieme a te,
senza catene stare insieme a te».
Per coloro che non li avessero riconosciuti e anche per tutti coloro che ne ignorano l’esistenza, quelli con i quali abbiamo deciso di aprire la recensione di Song of Silence sono i versi che compongono il ritornello di uno dei brani più noti nella discografia di Ron, ossia “Non abbiam bisogno di parole”, estratto dall’album pubblicato nel 1995. Ci rendiamo conto che l’associazione può risultare senza alcun dubbio ardita, eppure qualcosa lega a nostro avviso il brano del cantautore italiano alla pluri-premiata pellicola d’esordio di Chen Zhuo e quel qualcosa è propria l’assenza di parole. In Song of Silence, infatti, quest’ultime non rappresentano che un optional, perché quello proposto dal regista cinese è un esempio perfetto di come il cinema possa fare a meno dei dialoghi o di logorroici botta e risposta tra i personaggi di turno, per lasciare spazio ai gesti, agli sguardi, ai corpi, ai suoni, ai panorami, ma soprattutto ai lunghi silenzi.
E sono proprio questi lunghi silenzi il leit motiv di un film che fa della semplicità e dell’essenzialità nella messa in scena, oltre che della maturità dello sguardo del suo autore, le colonne portanti. Solo apparentemente minimalisti e scarni, il racconto e il modo in cui questo ha trovato forma e sostanza in realtà sono costellati da una molteplicità di chiavi e di livelli di lettura, accessibili però solamente a quegli spettatori capaci di andare a scavare al di sotto della superficie della narrazione. Solo a quel punto, ci si trova al cospetto di un’opera di straordinaria intensità e coinvolgimento empatico, che ha nel proprio dna drammaturgico e visivo moltissimo da dire e altrettanto da mostrare.
In questo modo, la storia di Jing, l’adolescente sordomuta protagonista del film, interpretata sullo schermo dalla bravissima esordiente Yin Yaning, si tramuta in una tela sulla quale Chen Zhuo rappresenta e racconta per immagini, suoni e con pochissime parole, temi universali quali il disfacimento della famiglia, l’incomunicabilità, il conflitto generazionale e il disorientamento dei giovani nel Cina contemporanea, ma anche argomenti delicati come l’aborto e l’incesto. Il tutto con una sensibilità e un rispetto che al giorno d’oggi sono diventati sempre più merce rara.
RARO perché… un film privo di parole potrebbe non essere per tutti…
Voto: 8
Francesco Del Grosso