Scheda film
Regia: Adrian Grumberg
Soggetto: Dan Gordon e Sylvestr Stallone, su un personaggio di David Morrell
Sceneggiatura: Matthew Cirulnick e Sylvester Stallone
Fotografia: Brendan Galvin
Montaggio: Carsten Kurpanek e Todd E. Miller
Scenografie: Franco-Giacomo Carbone
Costumi: Cristina Sopeña
Musiche: Brian Tyler
Suono: Emil Evtimov e Vladimir Kaloyanov
USA, 2019 – Azione – Durata: 89′
Cast: Sylvester Stallone, Paz Vega, Yvette Monreal, Sheila Shah, Óscar Jaenada, Louis Mandylor, Joaquín Cosio
Uscita: 26 settembre 2019
Distribuzione: Notorious Pictures

Rambo, terno, quaterna, cinquina e… tombola!

C’è ancora spazio (e tempo) nel mondo (del cinema) attuale per John Rambo? A dire di Stallone e di Adrian Gunberg (aiuto- e regista della seconda unità in molte serie, tra cui non a caso Narcos), “messo” qui dietro la macchina da presa, parrebbe di sì.

Naturalmente sotto questi ponti, in particolare dal 1982 (e dal 1972 dall’uscita del romanzo originale di David Morrell ), ma anche dal 2008 in cui il buon Sylvester riesumò vent’anni dopo il suo personaggio, è passata molta acqua ed anche il caro John deve fare i conti col presente. La guerra fredda si è conclusa ormai da trent’anni ed anche le guerre che gli Stati Uniti hanno scatenato qua e là per il mondo sembrano essersi raffredate. Quindi, alla luce delle serie televisive da cui proviene il regista scelto per questo nuovo (e forse ultimo) capitolo, quale miglior nemico da affrontare se non il narcotraffico del vicino Messico (con tutti gli annessi e connessi del demoagogismo trumpiano)?!

Così John Rambo si è finalmente ritirato nel ranch di famiglia, fatalmente vicino al confine, in compagnia della fida governante e della di lei nipote Gabrielle (Yvette Monreal), per lui come una figlia. Quando la ragazza decide di recarsi in Messico per riallacciare i contatti con il padre, essendo rimasta orfana di madre, finirà nelle mani di criminali senza scrupoli  che la indurranno in schiavitù facendola prostituire. Per John Rambo sarà l’ultima, spietata vendetta…

Decisamente fuori tempo massimo, pur con tutte le considerazioni fatte sopra, il film “di” un Sylvester Stallone sempre più sfatto e poco riconoscibile, girato per ovvie esigenze alimentari, è completamente telefonato dall’inizio alla fine, a partire da quei tunnel sotterranei nella tenuta mostrati all’inizio, anche senza troppo senso, e che, come Cechov insegna, nel pirotecnico finale la faranno da protagonisti.

Si respira troppa aria da B-movie perché si possa prendere sul serio un film che in realtà ci crede un po’ troppo. Il momento che più funziona non a caso è proprio la conclusione, splatterissima, in cui l’ex veterano del Vietnam fa giustizia compiendo una divertente, annunciata e interminabile carneficina.

Se pure con la trilogia di The expendables, ampiamente permeata di ironia, ci aveva intrattenuto piacevolmente ritrovando come cineasta una boccata d’aria, qua il tono è fino troppo serio, lasciando spazio solo ad un po’ di irrevirenza nei fiumi di sangue versati alla fine, ma niente più.

Voto: 6

Paolo Dallimonti