Scheda film
Titolo originale: J’accuse
Regia: Roman Polański
Soggetto: dal romanzo omonimo di Robert Harris
Sceneggiatura: Roman Polański, Robert Harris
Fotografia: Paweł Edelman
Montaggio: Hervé de Luze
Scenografia: Jean Rabasse
Costumi: Pascaline Chavanne
Musiche: Alexandre Desplat
Italia, Francia, 2019 – Drammatico, Storico, Thriller – Durata: 126′
Cast: Jean Dujardin, Louis Garrel, Emmanuelle Seigner,
Grégory Gadebois, Hervé Pierre
Uscita: 21 novembre 2019
Distribuzione: 01 Distribution

L’affare (non) è chiuso!

Quanto le dichiarazioni della presidente di giuria di Venezia 76, Lucrecia Martel, abbiano o no influito sulla mancata vittoria del Leone d’Oro di J’accuse non lo sapremo mai. Le scuse pubbliche della cineasta argentina e il Gran Premio della Giuria hanno in parte risanato lo strappo, con la salita, positivamente accolta, di Joker sul gradino più alto del podio lidense ad archiviare la scomoda e imbarazzante questione. Con il senno di poi e una manciata di mesi alle spalle, ora che l’ultima fatica dietro la macchina da presa di Roman Polański si appresta all’uscita nelle sale nostrane con il titolo L’ufficiale e la spia ci sentiamo di ribadire che, nonostante gli indubbi meriti espressi sul campo dalla pellicola di Todd Phillips, su quel gradino avrebbe dovuto salirci il film del cineasta di origini polacche. Ma è inutile piangere sul latte versato, tuttavia ci tenevamo a dire la nostra, visto che sulla questione non c’eravamo ancora pronunciati. E quale occasione migliore se non questa pubblicazione realizzata in occasione della distribuzione in Italia del film per farlo.

Le voci a favore de L’ufficiale e la spia sono tante e riguardano l’intera filiera, a cominciare dalla scrittura che fatto da base alla solidissima e drammaturgicamente consistente sceneggiatura firmata a quattro mani dallo stesso Polański con Robert Harris, quest’ultimo autore del romanzo omonimo del 2013 del quale il film è la trasposizione per il grande schermo. Già portato sullo schermo da Georges Méliès prima e da José Ferrer poi, per chi non lo sapesse si tratta del racconto del celebre e intricato “Affare Dreyfus”, considerato il maggior conflitto politico e sociale della Terza Repubblica, scoppiato in Francia sul finire del XIX secolo, che divise il Paese dal 1894 al 1906, oltre che uno degli errori giudiziari più clamorosi della Storia. Era il 5 gennaio 1895, quando il Capitano Alfred Dreyfus, promettente ufficiale, viene degradato e condannato all’ergastolo all’Isola del Diavolo con l’accusa di spionaggio per conto della Germania. Fra i testimoni di questa umiliazione c’è Georges Picquart, che viene promosso a capo della Sezione di statistica, la stessa unità del controspionaggio militare che aveva montato le accuse contro Dreyfus. Ma quando Picquart scopre che tipo di segreti stavano per essere consegnati ai tedeschi, viene trascinato in una pericolosa spirale di inganni e corruzione che metteranno a rischio non solo il suo onore, ma la sua vita.

La timeline si apre proprio quel 5 gennaio con la degradazione pubblica in piazza di Dreyfus per terminare dodici anni dopo con la revisione di un processo farsa, la sentenza di assoluzione con formula piena dell’imputato e il reintegro nelle forze armate. La lunga, dolorosa ed estenuante odissea di un uomo innocente e di un militare messo ingiustamente alla gogna rappresenta il tessuto narrativo di un’opera che mescola sapientemente period-drama, thriller in chiave spionistica e legal movie. In particolafe sono proprio le sequenze processuali il fiore all’occhiello e il vertice empatico di una scrittura che riesce a tenere sempre alta la tensione con efficaci ribaltamenti di fronte, rilanci e serrati confronti dialettici che dalle aule di tribunale si allargano a macchia d’olio tra le stanze del potere e quelle dei segreti, montando un caso via via sempre più machiavellico.

Al resto ci pensa una confezione impeccabile dal punto di vista formale, precisa e curata nella ricostruzione storiografica dei costumi e delle ambientazioni, con la regia di un Polański in stato di grazia versione Il pianista come vertice alto. Al suo servizio un cast che risponde alla chiamata con una performance corale di grandissimo livello, dove a spiccare e a trainare il gruppo c’è Jean Dujardin nei panni di Picquart. Tutto ruota intorno alla sua contro-indagine e alla lotta intestina che ha dovuto portare avanti per smontare pezzo dopo pezzo l’infamante accusa nei confronti di Dreyfus. Con un’architettura cronologica a incastro fatta di flashback chirurgici che spezzano la progressione lineare, facendo emergere dettagli chiave che sbrogliano la matassa, il film offre allo spettatore di turno una coinvolgente montagna russa di suspense destinata a deflagrare negli ultimi trenta minuti, dove il cineasta regala un altro saggio di grande cinema capace di condensare autorialità e intrattenimento.

Voto: 9

FDG VC