Scheda film
Regia: Carlo Mazzacurati
Soggetto e Sceneggiatura: Carlo Mazzacurati, Doriana Leondeff e Marco Pettenello
Fotografia: Luca Bigazzi
Montaggio: Clelio Benevento
Scenografie: Giancarlo Basili
Costumi: Maria Rita Barbera
Musiche: Mark Orton
Suono: Alessandro Palmerini
Italia, 2013 – Commedia – Durata: 94′
Cast: Valerio Mastandrea, Isabella Ragonese, Giuseppe Battiston, Antonio Albanese, Fabrizio Bentivoglio, Silvio Orlando, Katia Ricciarelli
Uscita: 24 aprile 2014
Distribuzione: 01 Distribution
Caccia al tesoro!
È accaduto con molti artisti: Massimo Troisi e Il postino, co-diretto per l’ormai insostenibile fatica insieme a Michael Radford; Stanley Kubrick e Eyes wide shut; Heath Ledger e Il cavaliere oscuro e Parnassus – L’uomo che voleva ingannare il diavolo. In ossequio all’adagio “the show must go on” – è la dura legge dello spettacolo! – l’ultimo lavoro cui partecipa un attore o un regista, rimane quale testamento artistico di un’intera carriera, rischiando di essere sopravvalutato o, peggio ancora, sottostimato; inducendo spesso il pubblico a legare il suo ricordo proprio se non solo a quell’opera.
Fa eccezione parziale Carlo Mazzacurati, portato via da un male che lo logorava giorno per giorno, ma che non gli ha impedito di terminare questo La sedia della felicità, arrivando a presentarlo almeno al Festival di Torino 2013. Carlo sapeva che si trattava del suo ultimo film e ha voluto intorno a sé quasi tutti gli artisti che negli anni precedenti avevano arricchito le sue pellicole con le loro interpretazioni, come per un estremo saluto.
La storia è quella, abituale, di due perdenti: Bruna (Isabella Ragonese), estetista nel Nordest d’Italita braccata da uno strozzino che rivuole indietro i soldi o anche il negozio; Dino (Valerio Mastandrea) è un tatuatore che ha la bottega accanto alla sua. Quando la ragazza riceve in carcere da Norma Pecche (Katia Ricciarelli), madre morente di un noto criminale, l’indicazione per trovare il suo tesoro, che sarebbe nascosto in una delle sedie della sua villa, la caccia inizia. Peccato che l’ingombrante Padre Weiner (Giuseppe Battiston) abbia carpito il segreto in punto di confessione e che si lanci anch’egli all’inseguimento. La ricerca della fantomatica sedia li porterà a confrontarsi con un interminabile teatrino di cuoriosi personaggi…
La sedia della felicità, ispirato molto lontanamente a La tredicesima sedia (1937) di George Brackett Seitz, non è il film più bello di Carlo Mazzacurati, ma “solo” l’ultimo. È di sicuro però uno dei più divertenti ed il più prezioso, sia poiché altri non ne verranno e poiché, in una sorta di gigantesco show-reel, racchiude tutte le caratteristiche della sua arte nonché, come già detto, un valente campionario dei “suoi” attori migliori. Il Nordest, i due sfigati in cerca di riscatto (che lo avranno solo in parte), quel razzismo tipicamente “locale”, tutto filtrato però attraverso i toni della commedia quando non della farsa. Pure se in alcuni momenti è imperfetta e a metà rallenta molto, la pellicola ci regala personaggi di contorno indimenticabili, suo vero tesoro: i due gemelli che giocano a ping-pong entrambi col volto di Antonio Albanese, il fioraio indiano Marco Marzocca e, last but not least, Silvio Orlando e Fabrizio Bentivoglio nei panni di due teleimbonitori che in un’asta su uno sperduto canale televisivo – estremamente rivelatrice ai fini della narrazione – vendono improbabili quadri di un tal pittore Bepìn Nevoli, su cui tutti spicca il magistrale “El mecagnèto”.
Nei momenti in cui La sedia della felicità “gira” e funziona, moltissimi per la verità, si ride di gusto, fin quasi alle lacrime, per le numerose invenzioni, recuperando così altri passaggi più deboli, fino ad arrivare ad un curioso finale, poco probabile, ma accettabile e dignitoso.
Asciugandoci le ilari lacrime, immaginiamo Carlo Mazzacurati, autore più che prolifico, felicemente seduto sulla sua personale sedia da regista a fare, ovunque egli ora sia, ciò che più lo rendeva vivo: continuare a dirigere.
Voto: 7
Paolo Dallimonti