Scheda film
Titolo originale: La vie scolaire
Regia, Soggetto e Sceneggiatura: Grand Corps Malade e Mehdi Idir
Fotografia: Antoine Monod
Montaggio: Laure Gardette
Scenografie: Sylive Olivé
Costumi: Claire Lacaze
Musiche: Angelo Foley
Suono: Jean-Paul Bernard, Raphaël Sohier, Élisabeth Paquotte e Éric Tisserand
Francia, 2019 – Commedia – Durata: 111′
Cast: Zita Hanrot, Liam Pierron, Soufiane Guerrab, Moussa Mansaly, Alban Ivanov, Antoine Reinartz, Redouane Bougheraba
Uscita in sala: 9 luglio 2020
Distribuzione: Movies Inspired
Scuola di vita
La giovane Samia (Zita Hanrot) si trasferisce dall’Ardèche nel municipio di Saint Denis per lavorare come come vice-preside in una scuola media a dir poco problematica. Qui tocca con mano i conflitti tra la disciplina richiesta nell’istituto e la realtà sociale che grava sul quartiere, tra ragazzi che hanno padri in prigione e amici spacciatori o che non arrivano a fine mese perché in famiglia ci sono troppe bocche da sfamare. Però non resta immune all’enorme vitalità che hanno i ragazzi e anche alcuni membri del corpo docente, al loro umorismo, alle battute sempre pronte.
Samia cerca sempre un modo per canalizzare tali energie, non sempre positive, verso il bene dei suoi studenti ed in particolare, per un motivo che scopriremo via via, si avvicina a Yanis (Liam Pierron), studente impulsivo, ma intelligente, del quale intuisce subito il grande potenziale. La giovane donna farà di tutto per regalare al ragazzo, anche contro la di lui volontà, un futuro migliore…
Neanche citiamo i film – per non parlare delle serie TV – girati in ambito scolastico. Tra la farsa, la commedia e il dramma, la settima arte si è da sempre interessata a quel vitale e simbolico microcosmo che è la scuola. Questa volta a raccontare per immagini un istituto scolastico, peraltro non di gran fama, sono i registi d’oltralpe Grand Corps Malade (all’anagrafe Fabien Marsaud, anche noto come poeta slam) e Mehdi Idir, che riattualizzano i loro ricordi di trent’anni prima e girano nella stessa scuola frequentata da uno di loro, il Francs-Moisins.
L’anno che verrà è un film scritto molto ben scritto e meglio diretto, dove il dolce e l’amaro, le risate e le lacrime si alternano con una fluidità eccezionale e dove una solida sceneggiatura viene valorizzata dalla spontaneità dei giovani attori. I riferimenti dei due autori sono molto alti e almeno una volta lo sguardo malinconico che Yanis rivolge direttamente verso lo spettatore non può non ricordare l’Antoine Doinel di truffautiana memoria. Mentre nel finale, quando il ragazzo sembra aver capito la lezione, i suoi occhi sono meno aggressivi e sembrano cercare un futuro che un’ampia carrellata all’indietro cerca di offrirgli.
Una bella sorpresa da riscoprire nei (pochi) cinema o in qualche arena in questa strana estate 2020.
Voto: 7
Paolo Dallimonti