Scheda film

Regia e Fotografia: Domiziano Cristopharo
Soggetto e Sceneggiatura: Francesco Scardone
Montaggio: Alessandro Redaelli
Musiche: Alexander Cimini
Italia/USA, 2012 – Drammatico/Horror – Durata: 82‘
Cast: Brock Madson, Valerio Cassa, Simone Destrero, Viktor Karam
Uscita: 23 gennaio 2014
Distribuzione: Distribuzione Indipendente
Sale: 24

 Io sono un tossico autarchico

Un uomo senza nome (Brock Madson) in una città qualsiasi dell’ex Unione sovietica, devastata forse da un’apocalisse nucleare, si inietta una letale droga che sintetizza in completa autonomia, il Red Krokodil. Preda di inquietanti allucinazioni, egli procede in una progressiva autodistruzione, intima ed esteriore…
Lo spunto c’era pure, benché ingigantito: il famigerato “Croccodillo Rosso”, la droga del titolo, ossia la “Desomorfina,” che si ottiene mescolando la codeina (facilmente rintracciabile, poiché presente in numerosi farmaci antidolorifici o antitosse) con sostanze che includono benzina, diluente per vernici, acido cloridrico, iodio e fosforo rosso, tirato via dalle scatole dei fiammiferi (la parte per accenderli). Una volta iniettata, la sostanza stupefacente provoca la necrosi dei tessuti circostanti – da qui il nome di “Coccodrillo”, per come riduce la cute, simile a quella del rettile, mentre il rosso viene dal suddetto fosforo – per cui è difficile immaginare che un tossicodipendente, pur mal ridotto si inietti più di una volta la Desomorfina, sostanza nota fin dagli anni trenta e ricomparsa in Russia nel 2009.
Quindi Red Krokodil di Domiziano Cristopharo non può essere accolto quale film di denucia, come invece è stato abilmente ed astutamente lanciato da Distribuzione Indipendente, alla quale per i numerosi meriti pregressi possiamo perdonare pure questo: è bensì un’astrazione visionaria che solo come punto di partenza prende la droga in questione.
Unico protagonista, Brock Madson, clone di Bradley Cooper nel volto e nome da interprete di western anni settanta, cerca di assecondare, in parte riuscendoci, le velleità visionarie di Cristopharo. Purtroppo, gravato da un buget molto vicino allo zero, il film procede mostrando – ahinoi! – le solite visioni da quattro soldi, con individui mascherati in cartapesta e mani che spuntano da dietro le porte, a volte addirittura rinunciando coraggiosamente a farcele vedere, lasciando solo che il povero protagonista annaspi con le mani in cerca di qualcosa che solo lui riesce a scorgere.
Alla fine, inevitabilmente quanto inopportunamente, pur di stupire e di raggiungere lo status di lungometraggio – quando un corto sarebbe stato probabilmente più consono – il regista non esita a fare dell’uomo senza nome una figura cristologica, tra posture da crocifisso e stimmate autoinflitte.
Che dire? Un’operazione, prima che sbagliata, inutile.
RARO perché…non per la denuncia, ma per l’esiguità della pellicola. 

Voto: 4 e ½

Paolo Dallimonti