Dal nostro inviato Paolo Dallimonti…
Intolerance (Giuliano Giacomelli e Lorenzo Giovenga). In una notte di pioggia un clochard sordo salva una ragazza da un uomo che le sta usando violenza. La giovane, dispiegando un maestoso paio di ali, gli chiede cosa possa fare per ricompensarlo… Anni dopo l’allora acerbo, ma pregevole La progenie del diavolo e dopo un percorso parallelo in solitaria, il duo Giacomelli & Giovenga spiazza con un cortometraggio girato in un bellissimo bianco e nero curato da Daniele Trani e interpretato dal sempre più bravo Marco Marchese. Recitato interamente nella lingua dei segni, il film parte come un dramma metropolitano per poi sfociare nel fantasy e regalare un importante messaggio sociale. Necessario. Italian Short 1. Voto: 8
Amore cane (Jordi Penner). Un ragazzo e una ragazza e un cane. Un ragazzo e una ragazza e un bambino in arrrivo. Un ragazzo e una ragazza senza un cane. Un ragazzo e una ragazza che si nascondono vicendevolmente misfatti. Ma, si sa, le bugie hanno le gambe corte… L’amore e il destino percrorrono vie misteriose, come narra il divertentissimo corto di Jordi Pinner. Giovanni Anzaldo e Gaia Messerkilinger ne sono i due sfortunati protagonisti. Un giallo dei sentimenti. E non solo. Italian Short 1. Voto: 7 e ½
Consolation (Lina Adadullina). Una ragazza che ha continui rapporti occasionali con altri umoni nasconde un segreto. Ma uno di questi vuole rivederla e per riconquistarla dovrù venire a patti con ciò che lei non gli ha detto… Basato interamente sulla sua bella protagonista e sui suoi immensi occhi azzurri, il corto russo nasconde anche a noi la verità fino a metà della sua durata, per poi rivelarcela a brutto muso. Spiazzante, poetico e imprevedibile come… l’amore. International Short 7. Voto: 7 e ½
Il giro dell’horror [Giro#01 – Gatto nero, coccodrillo rosso] (Paolo Gaudio). Episodio pilota di una serie che vuole raccontare la storia dell’horror italiano in tutti i campi (letteratura, cinema, fumetti, musica…), il mediometraggio racconta il personaggione di Domiziano Cristopharo, autore eccentrico ed estremo disceso agli inferi del cinema di genere suo malgrado. Dietro (ma anche davanti la macchina da presa) ci sono Luca Ruocco (fondatore e mente di www.ingenerecinema.com) e Paolo Gaudio (regista indipendente di film d’animazione, tra cui l’incantevole Fantasticherie di un passeggiatore solitario).La formula è ben concepita e fa ben sperare, tra ritmo sostenuto , animazioni e incursioni di pupazzi animati, lasciandosi aperta ogni possibilità, anche perché ogni protagonista di puntata verrà scelto alla fine da quello precedente. Weird. National Documentary. Voto: 7 e ½
Havel (Slávek Horák). La vita di Václav Havel dal 1968 al 1989, drammaturgo dissidente negli anni settanta e poi presidente della rinata Cecoslovacchia e quindi della neonata Repubblica Ceca. Tra metacinema e meateatro, il racconto sincero della lotta di un uomo, interpretato dal bravo e somigliantissimo Viktor Dvorák, per la libertà, tra mille dubbi e ripensamenti, tra vizi e virtù, raccontata con ritmo e senso della messa in scena ed evitando coraggiosamente l’agiogragia. Convincente. Concorso. Voto: 7 e½
In the mirrors (Merlin Camozzi). Clara entra nell’appartamento preso con AirBnB e si rende conto che è privo di specchi. Ne scoprirà il motivo a proprie spese… Fulmineo e agghiacciante nel suo brevissimo svolgimento, il corto statunitense mette paura proprio per il rapido divenire delle cose, che, mentre “si comprendono” e “si mostrano”, non lasciano più scampo per nessuno, spettatori compresi. “Riflessivo”. International Short 8. Voto 7 e ½
Time for love (Miguel Velez). Un ragazzo sale su un treno per inseuguire una bellissima fanciulla di cui si è invaghito per un colpo di fulmine. Inizierà per lui una tragicomica sgirandola di eventi che coinvolgeranno anche il resto degli occupanti del convoglio e che sconvolgerà le vite di tutti… Sospeso tra Jeunet & Caro e Kusturica più un pizzico di Fellini, il film di Miguel Velez rapisce lo spettatore grazie al suo ritmo travolgente, alle meravigliose musiche di Alfredo Sirica e alla simpatia dei suoi interpreti. Girato quasi interamente in treno – cosa peraltro non semplicissima! – Time for love è una delizia per gli occhi, le orecchie e… il cuore! Trascinante. Concorso. Voto: 7 e ½.
Il Branco (Antonio Corsini). Il giovane William è una adolescente problematico che trascorre il suo tempo insieme ad una banda che addestra cani da combattimento. Quando condividerà un personale segreto con la ragazza del gruppo con cui ha appena intrecciato una relazione, la situazione per lui si complicherà non poco… Interessante riflessione sul “Chi siamo veramente? Che cosa è più importante per noi?” con un Brando Pacitto protagonista che ben incarna il personaggio principale. Contorto. Italian Short 1. Voto: 7
Decent people (Maxime Roy). Manon, una cantante trentenne incinta alla fine della sua gravidanza lotta per vedersi riconosciuto un sussidio che, per una serie di complicate ragioni, non riesce ad essergli riconosciuto. Interpretato dallo stesso regista nel ruolo del compagno di Manon, il corto francese gioca la carta magica dell’interpretazione di Anna Galiena nel ruolo della madre, insieme a quello della naturalissima Clara Ponsot. Quando l’ordinaria amministrazione di una vita normale diventa un peso insostenibile per chi non è in grado di gestirla. Problematico. International Short 7. Voto: 7
El Clásico (Joel Vázquez Cárdenas. Un ragazzo benestante e l’autista di famiglia vanno a vedere la partita delle loro squadre del cuore allo stadio di Città del Messico, per la quale sono riusciti ad ottenere biglietti introvabili. Ma non tutto andrà come previsto. Il rapporto tra le classi sociali in Messico sviscerato in pochi minuti. Delicato e beffardo. Short Student 10. Voto: 7
Everything that could have been (Trond Kvig Andreassen). Il musicista norvegese Magnus Eliassen si rifugia alle isole Lofoten, a nord del suo paese, per restare in contatto con se stesso e con la natura, alla ricerca di ispirazione per il suo nuovo album. Tra paesaggi mozzafiato e introspezione, una riflessione lucida e mai retorica su che cosa sia la crezione e sui rapporti tra l’essere umano e l’ambiente circostante. Breve, ma intenso e riflessivo. International Documentary. Voto: 7
Il gioco (Davide Salucci). Due ragazza, Eva e Jasmine, la prima bianca e l’altra di colore, in un centro commerciale. Jasmine, per sfidare il razzismo di cui si sente oggetto, per gioco fa un dispetto, scatenando l’inferno e risvegliando istinti mal sopiti nelle altre persone… Spontaneo come i suoi interpreti, il breve film di David Salucci si apprezza per la recitazione naturalistica e per affrontare la questione razziale da un punto di vista più. Seguirà dibattito?! Short Student 10. Voto: 7
Marina, Marina! (Sergio Scavio). Storia di giovanissimi innamorati a sfondo interraziale in una inedita Cagliari multicolore tra indecisioni, i consigli di amici e adulti e spericolate quanto efficaci serenate. Leggero, ma non troppo, e fresco come i suoi interpreti. Italian Short 4. Voto: 7
Mat and her mates (Pauline Penichout). Al giorno d’oggi la giovane Mat e le sue amiche partecipano ad un intenso seminario di “auto-ginecologia”, non molto distante dalle sedute che le femministe tenevano negli anni settanta. È l’occasione, oltre che per scoprire il proprio corpo, per riflettere sula propria sessualità e su se stesse. La dolcissima Mat è quasi sconvolta da questa esperienza e si confida davanti alla telecamera, senza veli e senza pudori. Quasi pornografico nella sua schiettezza e durezza, il piccolo film è un’esperienza inattesa e imprevista che spiazza e sorprende piacevolmente. Ginecologico. International Documentary – Love & Pride Day . Voto: 7
La mia storia si perde e si confonde (Daniele Gaglianone & Imogen Kusch). Gli studenti della Scuola di Cinema “Gian Maria Volonté” sulle suggestioni del racconto di Borges “La forma della spada” e accompagnati dall’attore Dario Aita si cimentano sui temi della menzogna e della verità. Sanguigno e sorprendente, il lavoro degli interpreti insieme ad un collega poco più grande di loro, riesce a tirare fuori quanto di più intimo sul confine tra incredibile e verosimile. Potente. National Documentary. Voto: 7
Opeka (Cam Cowan). Vita e miracoli di padre Pedro Opeka da Buenos Aires, missionario da circa cinquant’anni in Madagascar, inizialmente controvoglia, ma poi sempre più adeso al suo ruolo, conscio che il popolo malgascio può avere davvero pochi sostenitori. Ben ritmato, scandito da musiche accattivanti (in chiusura perfino Bruce Springsteen), il documentario di Cam Cowanm battente bandiera statunitense racconta senza mai annoiare le prodezze di un uomo comune, degne di nota soprattutto per l’assenza di chi, come il Presidente della Repubblica – subito duramente stigmatizzato – dovrebbe occuparsene in prima persona. Audace e coinvolgente. International Documentary. Voto: 7
The fog of peace (Joel Stangle). Due ex esponenti delle FARC, le forze rivoluzionarie colombiane, raccontano il faticoso processo di pace, uno attraverso le trascrizioni dei racconti dei protagonisti, l’altro attraverso i filmati. Una storia dolorosa, poiché ancora lungi dall’essere realmente conclusa, nonostante la firma dei trattati nel 2016, di cui molti sanno attraverso le fiction di successo sul narcotraffico, ma che nessuno conosce bene. Il ritratto di un paese perso nella “nebbia della pace”. Imprescindibile. International Documentary. Voto: 7
Uno dopo l’altro (Valerio Gnesini). Un anziano uomo, dopo aver fatto uno di una lunga serie di segni su una agenda, porta con sé una bambina nel bosco con un borsone pieno di attrezzi. Dopo averle detto di non voltarsi, inzia a scavare una buca alle sue spalle, mentre la musica di sottofondo sembra non promettere alcunché di buono… Breve e fulmineo cortometraggio che vince sul finale a sorpresa, arricchito dalla presenza del superlativo Ivano Marescotti. Giallo con lieto fine. Italian Short 1. Voto: 7
Women according to men (Saeed Nouri). Tutto quello che avreste voluto sapere sul cinema iraniano, almeno fino a prima della rivoluzione di Khomeyni del 1979, ma non avete mai osato chiedere. Da quell’anno la maggior parte del materiale cinematografico presente nel paese, comprese le sale, fu distrutto e questo documentario costituisce un preziosissimo recupero di immagini salvate, tutte in bianco e nero, e che, nel montaggio del regista, raccontano, non senza un filo d’ironia, la condizione della donna in due modi principali: quello tradizionale e quello moderno. E raccontano ovviamente la storia di un paese e della sua cultura. Non per tutti, ma importantissimo. International Documentary. Voto: 7
Il direttore (Maurizio Orlandi). Dopo anni dalla sua morte, il figlio di Albo Orlandi, direttore del personale negli anni settanta presso la Farmitalia di Settimo Torinese, un’azienda del gruppo Montedison, affronta la figura paterna. Ex partigiano, “il direttore” (o “il colonnello” come veniva chiamato dagli operai), era uomo d’altri tempi, benché pieno di contraddizioni, ma ritenuto giusto e corretto anche da chi gli andava sotto con rivendicazioni sindacali. Ha attraversato un periodo cruciale del nostro paese, politico e sindacale, e non solo, che rivive, senza grossi slanci narrativi, in questo film. Obiettivo. National Documentary. Voto: 6 e ½
Ernesto (Giacomo Raffaelli & Alice De Luca). Le vicissitudini dell’adolescente Ernesto, studente del Liceo Mamiani a Roma, indeciso tra quale percorso sessuale intraprendere, tra svariate ragazze e svariati ragazzi… L’interessante opera di un duo di giovanissimi, spiazza per il linguaggio innovativo e la pudicizia del racconto, nonostante un occhio qua e là a Rocco e Antonia del celeberrimo “Porci con le ali”, romanzo simbolo della rivoluzione sessuale degli anni settanta. A tratti acerbo, ma nel complesso convincente. Pansessuale. Concorso – Love & Pride Day. Voto: 6 e ½
Freeze frame (Soetkin Verstegen). Quando il ghiaccio diventa poesia. Nel breve corto d’animazione a un passo dalla videoarte immagini in movimento danno l’illusione della staticità e viceversa in un magnetico bianco e nero. Artico. Animation Short 13. Voto: 6 e ½
Heal. (Ysabel Li). Un uomo cerca di ritrovare le ali scomparse di un uccellino appena nato. In animazione, con un occhio a Salvador Dalí, il piccolo film ci conquista con la sua semplice poesia. Immagini poco convenzionali per raccontare una società opprimente e il tentativo di fuga da essa. Post-Surrealista. Animation Short 13. Voto: 6 e ½
Male fadàu (Matteo Incollu). Il “mal fatato”, maledetto sfortunato, condannato dalle fate fin da piccolo ad una vita di sventure. (Salva)Tore in quel di Baunei in Sardegna trova una radio in un relitto di aereo tedesco. In un intreccio coi ricordi d’nfanzia, il ritrovamento non gli sarà di buona sorte. Sospeso in una sorta di realismo magico, il film di Incollu colpisce e rapisce per la sua poesia grazie anche alla recitazione di attori più veri del vero. Italian Short 4. Voto: 6 e ½
Viaggio attraverso la città possibile (Eugenio Corsetti & Emiliano Monaco). Il viaggio a piedi di tre fotografi “analogici” attraverso il tessuto urbano di una porzione della Capitale, tra racconti, persone e personaggi. Una visione alternativa mediata dalla cattura di splendide immagini di una città che ha ancora molto da dire, tra occupanti, artisti e persone in cerca di rivalsa e affermazione. Quando l’arte incontra il senso civico. National Documentary. Voto: 6 e ½
Asphalt goddess (La diosa del asfalto) (Julián Hernández). Una storia di riscatto e vendetta in un Messico suburbano. Max, cantante rock, torna nella baraccopoli dove è cresciuta, ma il passato le si ripresenta subito in forma distruttiva. Scopriremo gli antefatti… Partito molto bene ed interpretato da facce “giuste”, il film messicano crolla sotto il peso di una regia che con la forma uccide la storia tutto sommato interessante. Troppe inquadrature sghembe e l’utilizzo eccessivo di una steadycam che vuole opprimere le protagoniste riducono la pellicola ad una telenovela sudamericana di bassa lega, pur latrice di importanti messaggi sociali. Vetero-femminista. Love & Pride Day (Out of competition). Voto: 6
Che fine hanno fatto i sogni? (Patrizia Fregonese De Filippo). Sono passati più di cinquant’anni da “I have a dream”, pronunciato da Marin Luther King, Che cosa è rimasto delle istanze di allora, in particolare del movimento del ’68? Un viaggio attraverso i sogni dei giovani d’oggi, che sembrano in gran parte ignorare gli eventi di allora, tra cosplayers, videogiocatori e studenti, con annotazioni pisco-spciologiche di esperti e testimonianze parallele di chi fu giovane allora, come gli architetti Massimiliano Fuksas e Giorgio Braschi, i registi Liliana Cavani e Nino Russo. Unico neo, i retorici e poco sopportabili fondali in green screen in alcuni interventi. Transgenerazionale. National Documentary. Voto: 6
Everything in its right place (Nikola Stojanovic). Una famiglia disfunzionale, con genitori che non stanno più insieme, viene raccontata attraverso il montaggio di una piscina da giardino il giorno del compleanno della figlia. Alla fine, l’unica che riuscira a mettere “ogni pezzo al suo posto”, metaforicamente e non solo, sarà proprio la più piccola. Partito con molte aspettative, il corto serbo vola abbastanza basso senza grosse sorprese. Generazionale. Short Student 10. Voto: 6
Lo spirito giusto (Andrea Della Monica). Anna continua a sentire in casa sua le note del clarinetto suonate da suo figlio Michele, scomparso nel nulla. Una cara amica la convince a partecipare ad una strana seduta spiritica… Magico e misterioso, senza rinunciare ad un filo di ironia, il film narra in maniera inusuale la disperazione di una madre, ma non convince fino in fondo. Musicale e onirico. Italian Short 4. Voto: 6
Surge (Aneil Karia). Ventiquattr’ore nella vita di un giovane impiegato ai controlli in aeroporto a Londra e la sua crisi interiore. Una vita sempre uguale a se stessa dove i rapporti umani e famigliari hanno perso significato. Il bravissimo Ben Wishaw interpreta il protgonista Joseph in una discesa agli inferi con risalita finale. Interessante in partenza, il film perde mordente via via. Ottime prove d’attori. Concorso. Voto: 6
7 minutes (Ricky Mastro). A Tolosa il poliziotto cinquantacinquenne Jean deve fare luce sulla morte di suo figlio e del suo compagno, morti a sette minuti di distanza per overdose. Entra così nel giro di un locale, il Bisou, frquentato dai ragazzi e conosce il travestito Fabien. Dovrà lottare tra il montante desiderio nei confronti del ragazzo e la voglia di giustizia e verità. Come Jean anche noi spettatori veniamo affascinati dal Bisou e dai suoi clienti, ma presto, come lui, ci ritroviamo smarriti. Per noi però non c’è attrazione, desiderio o amore, ma solo confusione e fastidio. Irrisolto. Concorso – Love & Pride Day. Voto: 5 e ½