Un road movie come nessun altro, “Nomadland” è un capolavoro con stile “indie”.
Una vera perla premiata con Leone d’Oro a Venezia e a seguire con una sequenza di premi impressionanti, culminato nell’Oscar 2021. Per l’ennesima volta quindi la Biennale Cinema ci ha presentato il film Premio Oscar come Miglior Film, brava Biennale!
Alla fine della proiezione veneziana c’era già la certezza da parte di molti dei presenti di essere di fronte a un film di una potenza, di una compattezza e di una visione fuori scala nel cinema contemporaneo.
Splendidamente disadorno e emozionante,  con un tono singolare che veleggia tra l’elegia e la speranza. E’ scritto, diretto e montato da Chloé Zhao, una regista nata e cresciuta a Pechino. Il suo film potrebbe qualificarsi come etnografia, uno studio su un sottogruppo poco conosciuto di americani anziani e semplicemente vecchi che cercano di sopravvivere ai margini della società, i famosi nomadi per scelta, ma è principalmente un lavoro di narrativa trascendente incentrato su una donna sulla sessantina – questa è Fern , una vagabonda per caso e per scelta insieme, interpretata magnificamente da Frances McDormand.
Fern è una novità nel mondo del nomadismo. Aveva un buon lavoro d’ufficio in uno stabilimento di cartongesso in Nevada ed era sposata con un brav’uomo, ma suo marito morì e l’impianto chiuse. Senza risparmi su cui fare affidamento, si è unita a una comunità transitoria di uomini e donne tra i 60, i 70 e gli 80 che vagano per il paese in furgoni o camper. La signora Zhao ha basato la sua sceneggiatura sull’omonimo libro del 2018 di Jessica Bruder. Tutta quella dislocazione è diventata una matrice che plasma la vita delle persone che Fern incontra. Ma lei è l’anima del film.
Quando le persone chiedono come sta, Fern dice con fermezza, quasi bruscamente: “Bene”, interrompendo così ulteriori discussioni. Non sta bene. La ragione più ovvia è che è senza casa e vulnerabile. Una fierezza di vita, una dignità straordinaria. Anche il suo furgone, che ha chiamato Vanguard, non va benissimo: è vecchio e non riscaldato.
Fern vive anche, altrettanto ovviamente, una vita solitaria, sebbene fortunatamente per lei le piaccia lavorare e lo fa in vari contesti: tra cui pure indossare un giubbotto Amazon e confezionare pacchi in un gigantesco centro logistico, cosa che susciterà le ire o addirittura le lodi dei soliti haters di amazon in italia. E la sua solitudine diminuisce man mano che si connette con altri membri della tribù estesa a cui si è unita di recente – si connette fino a un certo punto, dal momento che tutti questi nomadi sanno che i legami sciolti sono i migliori quando si vive in maniera cosi liquida, cosi irrequieta, ma cosi pazzescamente moderna.
Straordinario.

Voto 7,5

VC