Film glaciale e quasi matematico con uno straordinario Isaac giocatore professionista da tavolo con metodo matematico. Per Schrader, il regista francese Robert Bresson è la fonte inesauribile. Lo stesso del famoso asino Baltazar.
Schrader chiama “The Card Counter” uno dei suoi film “un uomo seduto in una stanza” o “uomo a un tavolo”; quell’uomo ha avuto origine dal “Diario di un prete di campagna” di Bresson. Schrader ha fatto di Travis Bickle un diarista e ha specificato lo stesso tipo di voce fuori campo, che il regista di “Taxi Driver” Martin Scorsese ha rafforzato. Perché Will gioca? Per resistere alla fatica di vivere, al dolore di vivere. Per dare un senso alla sua vita sconvolta e piena di dolore. Per questo gioca Will.
I suoi ricordi del tempo trascorso ad Abu Ghraib come torturatore dell’esercito americano gli fanno venire il male di vivere (che richiama un po’ il male assoluto di Bresson con Au Hazard Baltazar il celebre asino). Lui ricorda esplicitamente che durante il suo periodo in prigione ha pungolato un altro detenuto nella speranza che l’uomo lo uccidesse, ma senza successo . Sta cercando una ragione per stare al mondo. Ne trova due: La Linda di Haddish, un gentile rappresentante di un tour di poker di cui Will si innamora, e Cirk di Sheridan, figlio di un veterinario militare che ha servito con Will e la cui colpa lo ha costretto a uccidersi. Cirk ha una proposta che anima il film: rapire l’appaltatore militare che ha addestrato i torturatori e se ne è andato senza problemi,. I tre personaggi sono curiosissimo trio.
Con “The Card Counter”, Schrader ha un sottotema che può lanciare come un mantello leggero, e quando lo fa, il film devia in un regno semi-surreale non del tutto diverso da quello del climax di “First Reformed”. Sembra debba succedere l’irreparabile, violenze esplosive all’orizzonte ma poi devia di nuovo in una variazione alla Bresson che costituisce una scelta piuttosto spiazzante e riuscita per il regista.
Un film riuscito e coinvolgente sicuramente da vedere.

Voto 7

VC