Uno dei film meglio riusciti della mostra, seppur controverso e in odore di Oscar 2023. Cate Blanchett al meglio in questo Tár e probabile candidata agli oscar 2023. Il ruolo, di un direttore d’orchestra classico  che precipita sempre piu in basso, è stato scritto dal regista Todd Field pensando a lei. È un’esibizione che funge da culmine totale di tutte le donne che Blanchett ha interpretato in passato  che si comportano come se avessero il controllo totale ma in realtà forse vuote dentro. Non è necessario simpatizzare con la Lydia Tàr di Blanchett. Il suo talento è evidente. E’ una protetta di Leonard Bernstein ma è anche crudele, manipolatrice. Proprio lui il Bernstein di West Side Story e grande divulgatore musicale e modernizzatore della musica classica, il ponte perfetto dal passato alla modernità made in USA. Sminuisce e licenzia la sua stessa assistente, semplicemente perché si è stancata. Lentamente, le accuse di cattiva condotta iniziano a emergere e i suoi rivali ne approfittano. Tár guarda al passato la musica classica sempre uguale in apparenza a se stessa (in apparenza perchè ogni esecuzione in realtà è radicamelnte diversa dall’altra anche a livello di strumenti rispetto a 700 e 800) ma in realtà si focalizza nemmeno troppo dietro le quinte al nostro momento attuale e intorno a #MeToo. Risponde alla domanda “dovremmo separare l’arte dall’artista?” mettendo a nudo quanto sia impossibile una risposta. Le accuse che vengono alla luce non esistono mai materialmente al di là di un ritaglio di giornale, di una frase, un suggerimento che Lydia abbia “sedotto e curato giovani donne” nella sua orchestra. In secondo piano Lydia, mentre tiene lezioni alla Julliard, si infervora contro uno studente che disprezza Bach per la sua “misoginia” e la sua vita fatta di troppi figli. Ma hanno un rancore parodicamente debole e del tutto fantastico contro il grande compositore (basato sul fatto che ha generato così tanti figli?). Uno scambio aggressivo di punti di vista molto moderno in un eterna lotta tra modernismo e passatismo, perfetta metafora per una allieva di Bernstein. Chi meglio di lui ha cercato di coniugare i precedenti secoli musicali con le tendenze estremiste del 900 cercando un equilibrio che potesse essere fruibile allo spettatore in modo poco complesso (vedi Candide).
Una vera perla della Biennale Cinema 2022.

Voto 7,5

VC