Un soprendente ritorno questo di The Kingdom di Lars von Trier, le cui prime due stagioni sono andate in onda nel 1994 e nel 1997. La serie all’epoca di successo, almeno nella prima stagione, è stata una miscela danese assolutamente folle di dramma ospedaliero e thriller ultraterreno totalmente eccentrica e fuori dagli schemi. Lancio l’autore nell’empireo mondiale ma non ebbe mai una conclusione purtroppo. La serie fu sospesa per i pochi ascolti della seconda stagione, in effetti caotica e criptica che nemmeno David Lynch! Nel frattempo morì anche l’attrice principale. Aveva anche un senso dell’umorismo deliziosamente folle. Tutto questo rimane fermamente intatto nel tanto atteso e grande ritorno della serie, The Kingdom Exodus, un seguito in cinque parti diretto da von Trier e Arnfred.
Come si addice a un’opera del regista di Antichrist, The Kingdom Exodus è un pezzo provocatorio di spettacolo, e che inizia immediatamente in modo autoriflessivo, con l’anziana Karen (Jørgensen) che guarda la conclusione della seconda stagione di The Kingdom in TV, togliendo il DVD e proclamando: “Come possono spaccare una tale sciocchezza a metà. Non c’è fine.”
Ha ragione: la seconda uscita dello show si è conclusa come dicevamo con un cliffhanger apocalittico che, negli ultimi 25 anni, è rimasto irrisolto. Di poco interesse infatti poco successo di pubblico. Da sempre burlone, von Trier non ha alcun interesse per esiti  certi e definitivi, né per modellare la sua saga di lunga data in termini logici e razionali “Non c’è fine alle sciocchezze, e dove porta tutto?”
Il quadro generale di Kingdom Exodus è imperscrutabile. Le deviazioni narrative di Von Trier includono procedure chirurgiche errate, risse tra colleghi e Helmer Jr. che esprime opinioni progressiste assurdamente esagerate. Allo stesso tempo, si occupa delle accuse di molestie sessuali di Anna rivolgendosi a un avvocato svedese che rappresenta entrambi i lati della causa e che conduce affari fuori dal bagno di una donna.
The Kingdom Exodus è satira, incubo e bufala tutto in uno, e sebbene la familiarità con le sue puntate precedenti sia un must, tale conoscenza non si traduce in lucidità o grande capacità di comprensione alla fine. Si ride assolutamente si e anche spesso, ma non c’è sempre chiarezza nel fine. Ma il tutto sembra avere una sua straordinaria coerenza che fa reggere tutto l’impianto.
Anche in questa epoca televisiva e di serie TV, The Kingdom Exodus si distingue come un’espressione impareggiabile, esilarante e folle degli impulsi artistici del suo creatore. Sarà veramente la fine della saga? col regista non in ottime condizioni parrebbe? il finale qualche dubbio lo lascia…si vedrà! una vera chicca il ritorno di Lars Von Trier con Riget a Venezia accolto da applausi, ovazioni, risate e numerosi commenti in sala. Lo spirito per approcciare Riget è questo! e non quello logico razionale.

Voto 8

VC