La 59esima edizione della Mostra Internazionale del Nuovo Cinema si terrà a Pesaro dal 17 al 24 giugno 2023 con il contributo del Ministero della Cultura – Direzione Generale Cinema e Audiovisivo, della Regione Marche e del Comune di Pesaro, il cui sindaco Matteo Ricci dichiara: “Pesaro si prepara a vivere una stagione ricca di eventi di carattere nazionale e internazionale. Una vera e propria “Estate da Capitale”, che ci proietta verso Pesaro 2024, Capitale italiana della Cultura”.
Il concorso internazionale del festival diretto da Pedro Armocida è un caso quasi unico poiché è aperto a tutti i formati e a tutti i registi, senza barriere d’età, di durata, di ‘genere’, pienamente votato alla ricerca del ‘nuovo’ cinema e in una posizione di avanscoperta dei nuovi linguaggi dell’audiovisivo. Anche per questa nuova edizione il concorso sarà giudicato da tre giurie, una composta da soli studenti, un’altra professionale con personalità di rilievo internazionale e infine la giuria del nuovo Premio della Critica Italiana (SNCCI) composta da critici del Sindacato Nazionale Critici Italiani all’interno del protocollo firmato con l’Associazione Festival Italiani di Cinema (AFIC).

Bellezza, addio (Carmen Giardina e Massimiliano Palmese). Dario Bellezza, l’ultimo uomo libero, l’ultimo poeta. Del secolo scorso, ma non solo. La vita tormentata, dalla collaborazione con Pier Paolo Pasolini alle risse televisive, tra gli altri, con Aldo Busi, fino alla prematura scomparsa negli anni novanta per AIDS (Monsieur SIDA, come la chiamava lui). Carmen Giardina, attrice e regista di talento, insieme a Massimiliano Palmese lo fa rivivere e lo ricorda a chi non l’ha mai conosciuto, ma anche a chi, più probabilmente, trent’anni dopo l’ha dimenticato. Il ritratto di un poeta “maledetto” e di una stagione culturale irripetibile, nell’Italia del secondo Novecento. Cinema in piazza. Voto: 8

Broken view (Hannes Verhoustraete). Dal Belgio un’analisi sul nostro intrinseco sguardo coloniale, come persiste nel tempo e plasma il nostro modo di vedere, di pensare e di parlare del passato, condotta con notevole estro visivo, ma altrettanto serio approccio antropologico. In particolare si parte dall’invenzione della lanterna magica, e come questa sarebbe stata impiegata per “vendere” il progetto coloniale, non solo nel regno belga ma anche ai colonizzati stessi. Per quanto fragili, queste immagini di vetro sono giunte a migliaia fino a noi. Riccamente colorate a mano, corrotte, orribilmente affascinanti, sono la materia principale del film, insieme a diapositive, fotografie e filmati d’epoca, illustrando la tensione fra esperienza estetica e ricaduta dell’ideologia coloniale. L’autore tenta di mappare lo sguardo coloniale da una broken view, una veduta incrinata, analizzando come esso persista nel tempo e plasmi il nostro modo di vedere, di pensare e di parlare del passato. Visualizzante. Concorso Pesaro Nuovo Cinema. Voto: 7 e ½

Gewesen sein wird (Sasha Pirker). Un interessante ed originale ritratto dell’artista austriaco Heinz Frank (1939-2020) attraverso la perlustrazione del suo monolocale. Uno spazio minuscolo, fonte di continue sorprese, spiegate, nel quale ci conduce con ironia sua figlia Lilli Breuer-Guttmann, che, dall’anno della morte dell’artista si è impegnata a preservarne la memoria. “Sarà stato”, questo il significato del breve documentario, girato in 16mm, che ci illustra i confini dell’arte ed il suo costante vacillare tra follia e normalità. Concorso Pesaro Nuovo Cinema. Voto: 7 e ½

Insieme insieme (Bernardo Zanotta). Coproduzione tra Italia, Francia e Olanda per questo curiosissimo medio-metraggio. Prodotto fra gli altri dal rivoluzionario regista Yann Gonzalez (Un couteau dans le coeur), questa farsa queer realizzata in 16mm presenta, oltre al tripudio di colori primari e di lingue (se ne parlano ben quattro), anche un compendio di citazioni e riferimenti – romance, commedia nera, cinema d’autore, gore, serie B, monologhi letterari (Chordelos de Laclos) e alcune evocazioni prettamente italiane, visto che il film è ambientato fra il Lago Maggiore e il Lago d’Orta (Piero Chiara, Alberto Lattuada e così via), per non parlare dei riferimenti meta-testuali (il personaggio che filma il film che scorre nel TV con dentro gli stessi attori di… Insieme insieme). La storia? Inconsistente – tutto ruota intorno a una gita in macchina – dialoghi a livello zero, per meglio eludere il tragico della vita in un mondo scardinato in cui la bizzarria è ancora la via più sicura per il piacere. Metasemantico. Concorso Pesaro Nuovo Cinema. Voto: 7 e ½

The apocalyptic is the mother of al christian theology (Jim Finn). Un ritratto a dir poco psichedelico di Paolo l’apostolo, il fondatore e teorico del Cristianesimo. La sua vita, l’ideologia e l’influenza che avrà nei secoli a venire sono ricostruiti mettendo insieme i materiali più disparati: girato a 16mm, cassette, animazione e musica liturgica. Ma non solo: anche l’uso di mezzi inconsueti, come i curiosamente numerosi giochi da tavolo su di lui. Pervaso da un filo ironico e aspramente critico, giù dal titolo, il racconto mescola forma e contenuto senza soluzione di continuità, non risparmiando bacchettate alla chiesa cattolica, che viene messa in discussione proprio attraverso i mille modi di conversione più volte attuati. Acattolico. Concorso Pesaro Nuovo Cinema. Voto: 7 e ½

Argileak (Patxi Burillo Nuin). Un cortometraggio che si interroga sull’atto del vedere partendo dalla folla fedeli accorsi da tutta la Spagna per assistere in prima persona ai cosiddetti “fatti di Ezkio” del 1931, presunte apparizioni della Vergine a due fratellini. Anche questa un’opera di sperimentazione che in realtà riprende il pubblico durante alcune proiezioni proprio in quel del comune nei paesi baschi. Un gioco su un altro tipo di “apparizioni”: cinematografiche. Provocatorio. Concorso Pesaro Nuovo Cinema. Voto: 7

DVA (Alexandra Karelina). Lo spazio urbano di una città apocalittica in cui la realtà si sdoppia e tutto diventa mistico. Mediometraggio russo affascinante e quasi fantascientifico – ricorda curiosamente, in forma meno narrativa, il film Something in the dirt di Justin Benson e Aaron Moorhead, visto allo scorso “Trieste Science+Fiction” – che avvince raccontando una storia che non c’è. Opera sperimentale nel suo insieme, ma efficace. Concorso Pesaro Nuovo Cinema. Voto: 7

Howling (Aya Kawazoe). Un breve film, surreale e ipnotico, ispirato alle storie giapponesi di fantasmi, in cui i personaggi i personaggi dubitano di essere vivi o di essere già in un’altra dimensione. Girato come un’opera sperimentale, al confine con la video-arte, avvince ed intriga e stranisce nella sua curiosa forma. Ipnotico. Concorso Pesaro Nuovo Cinema. Voto: 7

Pruebas (Ardélia Istarú). Alcune lettere offrono la sponda per un confronto fra generazioni, ossia tra madre e figlia, e continenti, cioè tra America centrale (Costa Rica) ed Europa (Parigi): un modo per conoscere meglio le proprie origini. Ma le lettere sono oggi le cicatrici di ferite aperte quarant’anni prima e vengono lette dalle due protagoniste mentre in sottofondo scorre una serie di immagini astratte, fatte salve alcune fotografie indicative e pertinenti. Dolente. Concorso Pesaro Nuovo Cinema. Voto: 7

Bloom (Helena Girón e Samuel M. Delgado). Secondo una leggenda popolare c’è un’isola mitica, San Borondón, che da molti secoli appare e scompare in mezzo al mare. La forza del mito ha spinto a organizzare, fra il Cinquecento e il Settecento, spedizioni alla sua scoperta, tanto che è stata registrata in diverse mappe dell’epoca. I registi spagnoli Girón e Delgado si sono imbarcati a loro volta in questo cortometraggio per una poetica esplorazione a caccia dell’isola, armati di pellicola in 16mm, videocamera digitale e ROV (Remotely Operated Vehicle), il quale non si limita a “rubare immagini” degli enigmatici abissi ma asporta campioni di flora e rocce subacquee dal monte sottomarino Tropico. Che sia la sua vetta, situata a 970 metri sotto il livello del mare, la mitica isola che riaffiorava dai flutti? Tra Cameron e Platone. Isolato. Concorso Pesaro Nuovo Cinema. Voto: 6 e ½

Ciompi (Agnès Perrais). Un lungometraggio documentario che ci riporta indietro in una Firenze antica dove la favola senza lieto fine dei Ciompi si sovrappone alle vicende contemporanee. Tra Super 8 e 16mm scorre, in forma sperimentale, sulla Firenze antica, senza troppo preoccuparsi di quella moderna che a volte vi si sovrappone: sugli affreschi, sugli arazzi, sui particolari, iconografici e materici. Due voci narranti (una delle quali purtroppo spesso sembra mangiarsi le parole, risultando poco comprensibile), si alternano portandoci, come in una favola senza lieto fine, a quella rivolta, una vera rivoluzione che si è svolta proprio qui, fra le pietre e i vicoli e le chiese che vediamo. Ma alla protesta del popolo minuto del Trecento fanno da contraltare vicende contemporanea straordinariamente somiglianti. La Storia come sempre purtroppo si ripete. Reiterante. Concorso Pesaro Nuovo Cinema. Voto: 6 e ½

Cocoricò tapes (Francesco Tavella). Nel 1993, il giovane Loris Riccardi è l’art director del locale notturno destinato ad essere il più trasgressivo d’Italia: il Cocoricò. Creò il concetto di locale-notturno-teatro trasformando la pista da ballo in un luogo di provocazione. Attraverso immagini d’epoca e interviste odierne ai protagonisti di allora, il documentario di Francesco Tavella cerca di restituire “uno dei possibili racconti”, a chi non c’era o non c’è mai passato, di che cosa fosse quell’esperienza. Un’operazione nostalgia che, pur mettendo in relazione quello che avveniva lì con i cambiamenti epocali che accadevano nel resto del mondo, rimane un po’ in superficie. La migliore descrizione rimane la frase di Roberto D’Agostino tra le didascalie d’apertura: “Non chiamatela discoteca. Il Cocoricò è una discoteca come la sedia elettrica è una sedia”. Tra(n)sgressivo. Cinema in piazza. Voto: 6 e ½

Exhibition (Mary Helena Clark). Frammenti di altri film, di archivi e di musei. Stralci di testi e biografie. Un ritratto del desiderio e della violazione che medita sull’affermazione e sul rifiuto della soggettività. Il tutto ruotando tra due storie di donne e le loro relazioni con gli oggetti: una donna sposa il Muro di Berlino e fa della propria casa in Svezia un museo di miniature architettoniche per «conservare le linee parallele delle mura»; Mary Richardson per solidarietà con una suffragetta in carcere squarcia la Venere e Cupido di Velázquez. «Il film come bene ha necessità di essere visto. Una volta mostrato, è facile riprodurlo senza limitazioni d’accesso. Nel diritto d’autore, tale vulnerabilità si chiama “analog hole”». Visivamente affascinante, in contrasto con la voce narrante volutamente monocorde, il film al pari di un saggio è anche dotato di fonti bibliografiche. Teorico. Concorso Pesaro Nuovo Cinema. Voto: 6 e ½

Non credo in niente (Alessandro Marzullo). Un viaggio notturno sui binari paralleli delle vite di quattro ragazzi alla soglia dei trent’anni che non vogliono rinunciare alle proprie passioni, nonostante il loro progetto di vita stia prendendo una direzione diversa da quella che speravano. Sullo sfondo: una Roma deteriorata, tanto quanto le loro certezze. I protagonisti tenteranno di affrontare le proprie fragilità, assediati da una costante insicurezza esistenziale. Interessante, almeno sulla carta, esordio mel lungometraggio di finzione da parte di un giovane regista che cerca di esprimere le tensioni dei suoi coetanei. Apprezzabile, come pungolo creativo, il bassissimo budget – l’uso costante della macchina a mano è evidente – e la fotografia livida di Kacper Zieba di una Roma sempre notturna che sembra anch’essa offrire poco ai suo giovani abitanti. Il film però ha il difetto di girare spesso a vuoto come i suoi protagonisti. Ricercante. Esordi italiani. Voto: 6 e ½

Sensitivity in low light conditions (Stefan Kruse Jorgensen). Prodotto dalla Kunsthochschule für Medien Köln, un film sperimentale che è un piano sequenza con un’unica inquadratura fissa lunga 21 minuti. Il cielo notturno ammanta gli ultimi raggi di sole. Appollaiato su un ramo, in un cortile, un falco pellegrino è intento a divorare una preda catturata di fresco. Lontano dalla città due fratelli seduti attorno a un falò chiacchierano a ruota libera, parlando delle loro paure, dell’isolamento, dei sogni, della percezione e del calcio. È l’immagine pressoché fissa che dà significato al dialogo tra i due fratelli o sono  le loro parole che modificano quell’unico fotogramma di fatto ripetuto all’infinito? Lungo questo dilemma si sviluppa l’interessante opera danese. Ambiguo. Concorso Pesaro Nuovo Cinema. Voto: 6 e ½

Sognando Venezia (Elisabetta Giannini). Una ragazza di tredici anni vuole diventare un’influencer. Il padre asseconda questo sogno e le regala un pass per il red carpet di Venezia. Il grande giorno però succede qualcosa di inaspettato… Se la ragazzina e il padre in questione sono interpretati rispettivamente da Morena e Francesco Di Leva, è facile capire come il cortometraggio di Elisabetta Giannini abbia una marcia in più. Divertente e originale – Francesco interpreta un parrucchiere – il piccolo film ride insieme ai suoi simpatici protagonisti e, in questa nostra società dell’apparire, non dà soluzioni, ma pone diverse domande. Non sempre la risposta di un genitore riesce ad essere quella che il figlio vorrebbe, ma il rimedio può essere ugualmente vincente. Sognante. Cinema in piazza. Voto: 6 e ½

The newest olds (Pablo Mazzolo). Tramite immagini fluttuanti ottenute dalla manipolazione della pellicola e con l’aggiunta del sonoro delle rivolte, il regista cancella i confini fisici, politici e sensoriali fra Canada e USA. Perciò Detroit e Windsor, le due città speculari al confine tra i due paesi sul fiume omonimo della città statunitense, grazie al regista argentino Mazzolo sembrano fondersi in questo cortometraggio. Quando la sperimentazione assume una valenza sociale. Concorso Pesaro Nuovo Cinema. Voto: 6 e ½

Viva la notte (Francesco Zanatta). Senza dialoghi, ma soltanto lugubri suoni ipnotici, la vita notturna dei primi anni ’90 ricostruita grazie a video in bassa definizione in cui le luci intermittenti, la musica pulsante e i corpi danzanti si confondono. La versione sperimentale di Cocoricò tapes per un cortometraggio italiano che risulta angosciante, cambiando di segno a quella che poteva essere la dolce vita di quei tempi. Profetico? Concorso Pesaro Nuovo Cinema. Voto: 6 e ½

Bleared eyes of blue glass (Kyujae Park). Un brevissimo film coreano, ispirato al romanzo “Le onde” di Virginia Woolf che prova a interrogarsi su cosa sia il cinema. Lo sperimentalismo poetico/letterario di Kyujae Park però non convince fino in fondo in una pellicola muta ed eccessivamente criptica che non riesce a toccare lo spettatore. Concorso Pesaro Nuovo Cinema. Voto: 6

Le tre giurie del concorso ufficiale hanno decretato i propri vincitori: la giuria internazionale, composta dall’artista Rä Di Martino, il regista e critico argentino Pablo Marin e la regista Francesca Mazzoleni, ha assegnato il Premio a BROKEN VIEW di Hannes Verhoustraete -(2023), Belgio – con due menzioni speciali a GEWESEN SEIN WIRD di Sasha Pirker – (2022), Austria – e a PRUEBAS di Ardélia Istarú – (2022), Costa Rica/ Francia/Belgio; la giuria giovani, composta da 23 studenti provenienti dalle università di tutta Italia con insegnamenti di storia del cinema e dalle principali scuole di cinema e accademie di belle arti, ha scelto ARGILEAK di Patxi Burillo Nuin – (2022), Spagna – con due menzioni speciali a SENSITIVITY IN LOW LIGHT CONDITIONS di Stefan Kruse Jørgensen – (2022), Danimarca – e a BROKEN VIEW di Hannes Verhoustraete – (2023), Belgio – , mentre la giuria SNCCI, composta da Alessandro Cuk, Francesco Grieco e Chiara Nicoletti, critici del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani ha premiato THE APOCALYPTIC IS THE MOTHER OF ALL CHRISTIAN THEOLOGY di Jim Finn – (2023), USA – con una menzione speciale a BROKEN VIEW di Hannes Verhoustraete – (2023), Belgio.

Hannes Verhoustraete, regista di BROKEN VIEW, vincitore del premio della giuria internazionale e di varie menzioni, dichiara: “Sono molto onorato di ricevere questo premio e le menzioni speciali. Non me lo aspettavo ed ero già felicissimo di essere stato invitato. Ho incontrato tanti nuovi amici meravigliosi. È stato un piacere stare qui e sarebbe bastato questo, anche se questo riconoscimento rende la mia settimana a Pesaro ancora più memorabile. Grazie!

Dal nostro inviato Paolo Dallimonti.