Scheda film
Regia: Greta Gerwig
Soggetto: ispirato al personaggio omonimo creato da Ruth Handler per Mattel
Sceneggiatura: Greta Gerwig e Noah Baumbach
Fotografia: Rodrigo Prieto
Montaggio: Nick Houy
Scenografie: Sarah Greenwood
Costumi: Jacqueline Durran
Musiche: Mark Ronson e Andrew Wyatt
Suono: Nina Rice
USA/G.B., 2023 – Fantastico – Durata 114′
Cast: Margot Robbie, Ryan Gosling, Issa Rae, Kate McKinnon, Alexandra Ship, Emma Mackey, Mari Nef
Uscita: 20 luglio 2023
Distribuzione: Warner Bros Pictures
… Come fossi una bambola
L’inizio è folgorante: in una landa desolata, ai confini del tempo, delle bambine, che a loro volta sembrano vestite come dei pupazzi, stanno giocando maternalmente con le bambole, ma ecco arrivare, in una irresistibile citazione di 2001 – Odissea nello spazio, Barbie che, come il proverbiale Monolito, farà evolvere le piccole fanciulle che distruggeranno e lanceranno in aria i loro giocattoli. Da allora nulla sarà come prima…
Barbie “versione stereotipo” (Margot Robbie), vive a Barbieland dove tutto è perfettamente finto, ma realisticamente perfetto e ogni giorno scorre uguale a quello precedente, mentre uno (Ryan Gosling) tra i vari Ken stravede per lei. Presto però la sua apparente felicità comincerà a vacillare e verrà turbata da pensieri di morte, oltre a scoprire drammaticamente che – oh, cielo! – i suoi piedi si sono appiattiti e i suoi talloni poggiano ora a terra! L’unico rimedio è chiedere consiglio a Barbie “versione stramba” (Kate McKinnon): la risposta è che qualcuno di là nel mondo reale sta giocando (male) con lei e l’unica soluzione per risolvere la complicata situazione è andarci per capire chi sia. Così, insieme al fidato Ken, si imbarcheranno in un lungo viaggio per giungere a Venice Beach, sede peraltro della Mattel, la casa produttrice di… Barbie. Qui riesce a rintracciare la sua proprietaria, l’adolescente Sasha (Ariana Greenblatt), che la critica per aver incoraggiato standard di bellezza irrealistici e consumismo sfrenato. Sconvolta, Barbie scopre che Gloria (una rediviva America Ferrera), dipendente della Mattel e madre della ragazza, è la vera responsabile della sua crisi esistenziale: la donna aveva iniziato a giocare con le bambole della figlia in seguito ad una crisi di identità, trasferendo inavvertitamente le sue preoccupazioni a Barbie stessa. Nel frattempo il CEO della Mattel (Will Ferrell), che la avverte come una mina vagante, vuole fermarla, inseguendola fino a Barbieland, dove la nostra eroina si è già diretta in fuga in compagnia delle due nuove amiche. Ma Ken, che ha appreso qui le regole del “patriarcato”, è già tornato nel suo mondo d’origine e sta compiendo una drastica ed epocale rivoluzione…
Come si capisce dalla trama a dir poco articolata, un film sulla bambola più famosa del mondo, creata nel 1959 da da Ruth Handler, soprattutto nelle mani di Greta Gerwig e di Noah Baumbach non poteva essere quella banalotta pellicola che molti inopinatamente credevano. Vero è che il duo, in preda all’entusiasmo di fare qualcosa di profondamente diverso e unico, mette tantissima, troppa carne al fuoco.
Il risultato è un’opera estremamente pop(olare), coloratissima (fotografia, scenografie e costumi da urlo) e ottimamente interpretata – Margot Robbie È la monocorde Barbie stereotipa(ta), perché oltre non può andare, mentre Ryan Gosling, avendo una tavolozza espressiva più ampia, vince ai punti – e davvero divertente, con battute spesso fulminanti.
Un’opera a più livelli, dove un pubblico (pre)adolescenziale potrà fermarsi ai personaggi paradossali, ai vestiti della bambola, ben evidenziati con tanto di strizzata d’occhio (per i livelli superiori), e all’essenzialità della trama, ma dove un pubblico adulto, cercando quel qualcosa in più promesso fin dall’inizio, rischierà di restare deluso. Vittima di troppi colpi al cerchio e alla botte, nel tentativo irraggiungibile di scontentare meno (o accontentare più) spettatori possibili.
Barbie si prende molte libertà, sia espressive che “politically uncorrect”, ma mostra il fianco ad una evidente ingerenza delle alte sfere della Mattel – che produce – i quali avranno avallate molte idee, ma ridimensionate altrettante. Vedasi lo stesso personaggio interpretato da Will Ferrell – il quale curiosamente, come in un altro film di un colosso dell’industria dei giocattoli, Lego – The movie, ha un ruolo ugualmente importante – che parte sembrando avere uno scopo almeno narrativo, ma si esaurisce in un’isterica ed inutile macchietta.
È forse il film di Greta Gerwig un prodotto ambiguo? Sì, ma né più né meno che la stessa bambola di cui racconta, poiché essa ha sempre lanciato il messaggio di una donna emancipata in grado di svolgere mille mestieri, ma anche quello di una femmina stereotipata e fin troppo WASP, almeno agli inizi, oltre che, come detto sopra, di un simbolo di bellezza irraggiungibile e di consumismo/capitalismo estremo.
Barbie è quindi una pellicola in buona parte riuscita e destinata a spiazzare e a dividere: dipende solo da quanto a fondo vorrete esplorare i suoi numerosi e a tratti contraddittori input.
Voto: 7
Paolo Dallimonti