Scheda film
Regia e Sceneggiatura: Christopher Nolan
Soggetto: dal libro “American Prometheus” di Kai Bird e Martin Sherwin
Fotografia: Hoye Van Hoytema
Montaggio: Jennifer Lame
Scenografie: Ruth De Jong
Costumi: Ellen Mirojnick
Musiche: Ludwig Göransson
Suono: Randy Torres
USA/G.B., 2023 – Biografico/Storico – Durata: 180′
Cast: Cillian Murphy, Emily Blunt, Matt Damon, Robert Downey Jr., Alden Ehrenreich, Scott Grimes, Jason Clarke
Uscita in sala: 23 agosto 2023
Distribuzione: Universal Pictures
A prova di bomba
Lo avevamo detto: Tenet era un apice creativo e sarebbe stato un punto di non ritorno. Come uscirne? Cambiando strade. Facendosi produrre dopo tanti anni non più da Waner Bros, ma da Universal Pictures… un “biopic”, ma non uno qualunque: la storia del padre della bomba atomica, la mente dietro “The Gadget”, “Little Boy” e “Fat Man”, il creatore della seconda parte del ventesimo secolo. Quello dopo il quale il mondo (e con lui il cinema di Christopher Nolan) non sarebbe stato più lo stesso. Il “Prometeo americano” come il libro di Kai Bird e Martin Sherwin cui il film è ispirato, colui che donò il fuoco agli uomini e venne punito. “Sono diventato Morte, il distruttore di mondi”, come soleva definirsi egli stesso citando il Bhagavadgītā, testo sacro indù.
Ma la mente creativa del regista di The prestige non riposa mai e anche una “storia vera”, come vera tutto sommato lo era anche Dunkirk, diventa fatta della stessa materia dei sogni.
Nolan porta sul grande schermo una drammatizzazione della storia della vita di J. Robert Oppenheimer, il fisico che ebbe un’ampia influenza sullo sviluppo della bomba atomica, aiutando perciò a porre fine alla Seconda Guerra mondiale. Ci mostra così la sua vita dai giorni dell’università fino al dopoguerra, quando la sua fama lo vide invischiato in squallide macchinazioni politiche.
E le accuse di Lewis Strauss (Robert Downey Jr., in uno dei migliori ruoli della sua carriera, dimostrando di aver superato indenne l’esperienza “Marvel”), successive al periodo d’oro di Oppenheimer, quello del Progetto Manhattan, vengono narrate dal regista in biancoenero, come se fosse qualcosa a parte, ricordi d’archivio da dimenticare o anche da non mostrare, rivoluzionando quindi anche l’uso del silver screen.
Christopher Nolan non rinuncia anche qua alla parte più “artigianale” del suo cinema: gira in IMAX 15 perf / 70mm e per la prima volta nella storia del cinema anche in biancoenero, tanto che la Kodak ha dovuto creargli una pellicola apposita; utilizza inoltre per le scene della bomba una combinazione tra effetti speciali reali e digitali, con miniature fatte saltare in aria con una miscela di di benzina, propano, alluminio e magnesio e riprese ad alte velocità da molteplici angolazioni, quindi messe insieme in CGI.
Una colonna sonora poi, quella di Ludwig Göransson che evita ogni tipo di percussioni, poiché sarebbero risultate troppo “militaresche”, andando a contrastare col reale personaggio di Oppenheimer.
Opzionato negli anni da Oliver Stone e da Sam Mendes, Oppenheimer è un affascinante viaggio di immagini, suoni, musica e parole attraverso una mente geniale, attraverso un Paese dalle mille contraddizioni, come gli Stati Uniti d’America – un Paese che deve avere sempre un nemico – che confusero il pacifisimo (del loro eroe) col (suo presunto) comunismo. È un’opera maestosa e imponente – come la bomba di cui racconta – interpretata da un gruppo di attori tra i più eterogenei e bravi(!), come un pacco sorpresa dal quale fino all’ultimo ne esce uno, ogni volta inatteso: dal protagonista Cillian Murphy, quasi attore feticcio di Nolan, a Emily Blunt, sua moglie; da Matt Damon a Jason Clarke, da Tony Goldwyn a Kenneth Branagh, da Tom Conti a Matthew Modine, da Dane DeHaan a Michael Angarano, da Jack Quaid a Benny Safdie, da Casey Affleck a Josh Hartnett, da Florence Pugh fino ancora ad un quasi irriconoscibile Gary Oldman, altro quasi feticcio, nei panni di un gelido quanto cinico Harry Truman.
Oppenheimer, nuova zampata d’autore di Christopher Nolan, è pronto ad esplodere nelle sale di tutto il mondo.
Voto: 7 e ½
Paolo Dallimonti