Al via da martedì 29 ottobre, la 24° edizione di Trieste Science+Fiction Festival, la più importante manifestazione italiana dedicata al genere fantastico, che proseguirà fino a domenica 3 novembre nel capoluogo giuliano.
Organizzato dal centro ricerche e sperimentazioni cinematografiche e audiovisive La Cappella Underground, la manifestazione porta sul grande schermo le migliori produzioni di genere fantastico, con oltre 50 anteprime cinematografiche mondiali, internazionali e nazionali, tre concorsi alla presenza di registi, attori e autori da tutto il mondo e tantissimi eventi collaterali come masterclass, presentazioni di libri, mostre, feste, mercatini e iniziative per tutta la famiglia. La 24° edizione del Trieste Science+Fiction Festival si svolgerà presso il Politeama Rossetti, che ospiterà i film in concorso, il Teatro Miela, con un’offerta che spazia dai corti ai documentari fino ai classici in versione restaurata, i film di mezzanotte e una nuova proposta di opere più sperimentali, il nuovo Sci-Fi Dome, dove si svolgeranno gli eventi extra della manifestazione, e la Sala Xenia che accoglierà i numerosi appuntamenti in programma legati alla letteratura di genere.

Spermageddon (Rasmus A. Siversten e Tommy Wirkola). Su due piani narrativi: Jens e Lisa, adolescenti impacciati, vivono la loro prima esperienza sessuale; mentre lo spermatozoo Simen, in occasione del temuto quanto bramato “Spermageddon” (ossia l’eiaculazione), intraprende una missione con i suoi amici e colleghi per raggiungere l’Uovo d’oro, in una lotta senza esclusione di colpi… Immaginate una sorta di Inside out concentrato nello scroto umano e la versione estesa dell’episodio finale di Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso ma non avete mai osato chiedere. Uno spassosissimo film d’animazione, con punte di musical, dal geniaccio di Dead snow/Død snø Seven sisters, votato completamente al politicamente scorretto, che, al di là dell’idea dirompente, riesce a stare su con una trama avvincente e degna di nota. Dopo giochi di parole poco traducibili (complimenti però ai sottotitoli italiani, che hanno fatto miracoli!), preservativi danneggiati, spermatozoi arroganti e ambiziosi, sesso anale sbagliato e peripezie nelle viscere umane per arrivare all’agognato ovulo, la pellicola riesce anche a concedersi un finale musical a favore dell’aborto! Che altro?! Seminale! Out of competition. Voto: 10

The little shop of horrors/La piccola bottega degli orrori (Roger Corman). Il maldestro Seymour Krelborn, commesso presso il negozio di fiori del sig. Mushnik, dà vita ad una strana pianta, che battezza Audrey Junior, in onore alla sua ragazza. Presto il vegetale inizia a parlare – “Feed me!/Nutrimi!” – rivelandosi assetata di sangue. A Seymour, completamente in sua balìa, non resterà che uccidere pur di nutrirla… Capolavoro del fantastico e dello humor nero diretto dal maestro Roger Corman, ormai presenza fissa al Festival, che ebbe una versione musical, trasposta anche sul grande schermo da Frank Oz, il film si fregia anche di un buffissimo e indimenticabile cameo da parte di Jack Nicholson, all’epoca (1960) agli esordi, nei panni di un paziente masochista che frequenta assiduamente lo studio di un sadico dentista. Girata in un paio di giorni, con effetti speciali minimi, ma efficaci, grazie anche al biancoenero, la pellicola mantiene ancora inalterato, oltre sessant’anni dopo, il suo fascino. Macabro. Sci-fi classix. Voto: 10

The terminator (James Cameron). C’è bisogno di raccontarlo?! Sì, perchè no?! Una cyborg (Arnold Schwarzenegger) viene dal 2029 per uccidere quella che è destinata ad essere la madre del futuro capo della resistenza, dopo che le macchine hanno dichiarato guerra al genere umano. Sarah Connor (Linda Hamilton) sarà aiutata da Kyle Reese (Michael Biehn), un combattente inviato sulle tracce del killer… B-movie che influenzerà la fantascienza di lì a venire, parlando di paradossi temporali, di Intelligenza Artificiale (quarant’anni fa!), di cyborg. Opera di una visionarietà spiazzante, girato in un’epoca in cui si azzardavano i primi tentativi di informatizzazione di aspetti della vita umana – Wargames – Giochi di guerra, in cui ai computer veniva affidata (e messa in crisi) la gestione della sicurezza nazionale – e che solo un genio come James Cameron poteva cogliere al volo e mettere in pellicola in questo modo. Sarebbero venuti altri cinque seguiti e alcune serie-TV, la carriera di Schwarzenegger sarebbe decollata verso lidi impensabili, Cameron sarebbe diventato un regista di riferimento nel genere. Premonitore. Sci-fi Classix. Voto: 10

Meat puppet (Eros V). L’immaturo Oz salta la cerimonia di diploma della sua ragazza per restare a giocare con i suoi pupazzi da collezione. Quando si sta per decidere ad uscire gli viene recapitato un pacco contenente uno strano burattino. Una volta indossatolo, il suo corpo cade a terra esanime e la sua anima resta intrappolata all’interno: un vero e proprio “pupazzo di carne”. Come uscirne?!… Divertentissimo corto britannico che ironizza brillantemente sulla maturità e sulle proprie responsabilità. Con un finale politicamente scorretto e dei buffissimi titoli di coda le cui immagini fotografiche continuano a spiegare l’evolversi della vicenda, il piccolo film colpisce per l’intelligenza dell’intrattenimento e l’ottima realizzazione, con buoni sentimenti e un pizzico di splatter che non guasta. (Pu)Pazzesco! European fantastic shorts. Voto: 9

The abyss (Andres Aloi). Una ragazza paraplegica utilizza un avveniristico macchinario di realtà virtuale per cercare di migliorare la propria vita. Ma i pericoli sono in agguato… Interessantissimo cortometraggio argentino, recitato in inglese, che sfrutta l’AI per criticarla e metterne in evidenza i pericoli. Gli scenari vissuti dalla protagonista sono realmente affascinanti quanto inquietanti. Fantascienza ai massimi livelli: usare la tecnologia per ammonire (e indagare) l’uomo. Didattico. Fantastic shorts. Voto: 9

After us the flood/Jälkeemme vedenpaisumus (Arto Halonen). Nel 2064 la Terra è sull’orlo di una catastrofe ambientale. Un’ancora di salvezza c’è: vengono mandati nel passato Henrik, fisico geniale quanto narcisista, e Sakari, suo collaboratore, per diffondere pubblicamente i dati di un reattore, al fine di evitare l’attuale disastro. Henrik rinasce però nel corpo sbagliato: si ritrova in Markkus, lo sfigato della scuola, ancora più sfigato perché sa molte cose, compreso di avere un’identità diversa; mentre Sakari rinasce nel cane Sakke. Riuscirà Henrik/Markkus a far quadrare tutto, a costo anche di pesanti sacrifici?… Brillante pellicola finlandese dal regista de L’ipnotista, che dà una nuova, originale visione dei viaggi nel tempo. Ci ricorda come ogni esistenza sia preziosa, un piccolo, fondamentale mattone nell’universo, iniziando ad aggregarsi in una famiglia accogliente, ma che soprattutto, come il seminale Questione di tempo/About time, siamo tutti viaggiatori nel tempo, però in una sola, unica direzione. L’importante è capire e trovare quale il proprio, giusto posto sul grande treno costantemente in viaggio. Fatalista. Méliès competition. Voto: 8

As easy as closing your eyes (Parker croft). Una donna cerca di lenire il dolore per la perdita del figlio, attraverso l’uso di una droga che ne ricrea l’illusione. Ma potrebbe non essere l’unica in famiglia ad assumerlo e le cose potrebbero non essere come sembrano… Bellissimo cortometraggio, con sorprendente colpo di scena finale, con un retrogusto dolce-amaro, sulla mancata elaborazione del lutto e su futuristici rimedi per tentare di superarlo. Verosimile Fantastic shorts. Voto: 8

Concrete (Eli Vidi Newman). In un futuro distopico l’umanità è controllata mediante una speciale vite innestata sulla fronte ,atta ufficialmente ad impedire di distruggersi gli uni con gli altri. Quando al protagonista viene rimossa, inizia a rendersi conto di come stiano realmente le cose… Interessante piccolo film statunitense che vede un impagabile Ed Harris nei panni di una sorta di sciamano illuminato e illuminante. A metà tra i due David, Cronenberg e Lynch, un altra pellicola sul gap tra quello che viviamo (o che crediamo di vivere) e la vera realtà esistente, con una fotografia da urlo di Fio Karpenko. Diretto. Fantastic shorts. Voto: 8

Do bangladroids dream of electric Tagore? (Aleem Hossain). Nel 2065 un documentarista di origine bengalese-americana esplora i ricordi di alcuni banlga-robot, come venivano chiamati, che hanno memorizzato brani delle poesie di Rabindranath Tagore. Curiosissimo, divertentissimo e, ovviamente, poeticissimo piccolo film statunitense che in appena tre minuti, con l’aiuto dell’AI, unisce tecnologia e poesia in uno squisito e amarognolo divertissement. Ossimorico. Fantastic Shorts. Voto: 8

Grand theft Hamlet (Pinny Grylls e Sam Crane). Che cosa hanno in comune l'”Amleto” di William Shakespeare e il videogioco Grand theft auto? Molto più di quanto si potrebbe immaginare! Nel gennaio del 2021, al terzo lockdown britanico, gli attori Sam e Mark, temporaneamente disoccupati, ingannano il tempo giocando al videogioco di cui sopra. Ad un tratto hanno un’intuizione: la violenza del gioco ben si potrebbe fondere con quella delle vicende del Principe di Danimarca! Decidono così di fare dei provini per rappresentare la sanguinaria tragedia negli scenari del videogame. Così Pinny, moglie di Sam, si mette a registrare col proprio account (e poi montare), tutta la vicenda. Un’esilarante e geniale, nonché delirante avventura in cui il teatro arcaico  si fonde con la tecnologia più avanzata, ma anche un’analisi sociologica contemporanea, tanto involontaria quanto efficace.  Traversale. Ivipro days. Voto: 8

Parvulos (Isaac Ezban).  In seguito ad un’escalation vaccinale per contenere una pandemia (vi ricorda qualcosa?), gran parte dell’umanità è stata trasformata in bestie fameliche e feroci. Tre fratelli in una casa isolata nel bosco sopravvivono mantenendo in cantina i genitori infetti nella speranza di una possibile cura. Ma il mondo là fuori, tra visitatori improvvisati e mistici esaltati, riserva innumerevoli pericoli… Bellissimo film messicano, alla cui colonna sonora ha collaborato l’italiana Camilla Uboldi, che riecheggia la passata pandemia tra un sottilissimo black humor e momenti di sincero splatter, volgendo attraverso vari twist verso un lieto fine che schiva sapientemente, a favore più di un pareggio. Fotografia desaturata di Rodrigo Sandoval che nei punti meno illuminati vira al biancoenero per quello che, più di un coming-of-age, è un viaggio attraverso le spietate leggi della Natura che ricorda per alcuni versi il già distopico e raro Il seme dell’uomo di Marco Ferreri. Disperante. Asteroide competition. Voto: 8

The life and deaths of Christopher Lee (Jon Spira). Vita, numerose morti (e miracoli) di uno degli attori di culto del cinema horror, fantastico e non solo. Colui che nella prima parte della sua carriera ha interpretato i mostri classici (Dracula, in almeno dodici pellicole, ma anche il mostro di Frankenstein, la Mummia, Fu-Manchu) e nell’ultima ha partecipato a saghe come quella de Il signore degli anelli o parte della nuova trilogia di Star Wars, passando per un cattivo di James Bond, Francisco Scaramanga, in Agente 007 – L’uomo dalla pistola d’oro, o per Lord Summerisle in quel capolavoro che fu The wicker man o ancora per Jinnah, nel film omonimo, considerato il fondatore dell’attuale Pakistan, tanto per citarne alcuni. Un uomo eclettico, che incise anche dischi heavy-metal, di nobili origini italiane, che non si è mai accontentato di essere (solo) un’icona dell’horror. Rivive attraverso i racconti di collaboratori e famigliari, ma anche dei registi che lo hanno amato (e diretto), come Peter Jackson, Joe Dante e John Landis. Un documentario imperdibile! Sci-fi classix. Voto: 8

The pier (Winnie Kemp). In un mondo futuro in cui efficienza e utilitarismo la fanno da padroni, uno degli ultimi esseri umani sulla Terra viene inviato indietro nel tempo per sottrarre un’opera d’arte perduta, considerato il dipinto più bello di tutti i tempi. In cambio chiede un secondo viaggio, per poter salvare sua sorella. Ma le cose sono in realtà molto diverse… Bellissimo cortometraggio battente bandiera statunitense, realizzato con uso pressoché totale dell’AI, che ricorda molto La jetée di Chris Marker, soprattutto per la sua realizzazione “a fotoromanzo”. Immagini splendide, benché sintetiche, supportate da una trama avvincente che servono egregiamente. Fotoromanzesco. Fantastic shorts. Voto: 8

The Substance (Coralie Fargeat). Elisabeth Sparkle (Demi Moore) non è più quella diva del passato, cui venne perfino dedicata una stella sulla Walk of Fame di Hollywood, ma, superati i cinquant’anni, si ritrova relegata in TV a condurre un programma di aerobica. Quando il canale televisivo per cui lavora non la vuole più, si deciderà ad usare una “Sostanza”, misteriosamente suggeritale da un ambiguo medico in ospedale dopo un incidente, dando origine ad una nuova versione di lei (Margaret Qualley), più giovane, più bella, più perfetta, dividendo il tempo e il mondo una settimana a testa. Dimenticando di essere pur sempre due facce della stessa medaglia, aspetto a dir poco fondamentale, la nuova versione inizierà a rubare del tempo all’altra, con conseguenze disastrose per entrambe… Coloratissimo e, nel finale, splatterosissimo horror, pieno di citazioni, vincitore del premio per la migliore sceneggiatura all’ultimo Festival di Cannes, il film di Coralie Fargeat è una denuncia sotto forma di metafora della medicina estetica, del rifiuto di certe donne famose di invecchiare e del desiderio di trasformarsi così in qualcosa di molto lontano da loro stesse, come anche della fama e del successo. Una grandissima Demi Moore, in un ruolo coraggioso, non avendo mai fatto mistero di vistosi ritocchi estetici alla propria persona, è affiancata da un’altrettanto gigantesca Margaret Qualley, perfetta nel ruolo del doppio. Un film forte e diretto, ma anche molto divertente. Da non perdere! Out of competition.  Voto: 8

Time travel is dangerous (Chris Reading). Le amiche del cuore Ruth e Megan gestiscono il negozio di cianfrusaglie vintage “Cha Cha Cha” a Muswell Hill, Londra. Trovata per caso una macchina del tempo, iniziano a viaggiare nel passato per rifornire il loro emporio di oggetti bizzarri. Ma, si sa, i viaggi nel tempo possono essere pericolosi… Partito come un brillante mockumentary (narrato dalla voce di Stephen Fry), la delirante pellicola si scorda spesso di esserlo a favore di una entusiasmante fiction per poi ritrovare la forma del film d’inchiesta, per quanto tarocco, nel finale. La Gran Bretagna non ha mai disdegnato le esplorazioni temporali, già dai tempi di H.G. Wells e recentemente con Questione di tempo/About time e il recentissimo Lola, visto due anni fa sempre qui al Festival, anche se qui siamo più dalle parti di Adam Douglas e di quel sottile quanto gradevolissimo umorismo british, con un pizzico de I banditi del tempo. Una serie di personaggi folli e divertenti anima un film sorprendentemente a basso costo che potremmo solo definire… Geniale! Méliès competition. Voto: 8

Golden shopping arcade (Franesco “Skino” Ricci Lotteringi). In un futuro prossimo Carlo Nonessu (anagramma del perfetto signor NessuNo), interpretato in un doppio ruolo da un divertente Marco Sincini, impiegato in una multinazionale sanitaria, la Farmax, vessato da capi intransigenti, da donne sfuggenti,  da una madre malata troppo ingombrante e dai criminali del quartiere, udendo di nascosto di un fantomatico sito online dove sarebbe possibile acquistare la qualunque, decide di portarsi a casa un clone di se stesso. Se dapprima il nuovo lui sembra risolvergli molte incombenze e procurargli anche successo con le donne, la ribellione contro il Sistema, che ha innestato anche nella sua copia, accecato dalla voglia di riscatto, potrebbe finire per ritorcerglisi contro… Ispirandosi anche alla parte finale di Ratataplan di Maurizio Nichetti e coniugando il tutto con le nuove tecnologie, i Ricci Bros (Neri alla sceneggiatura e Francesco alla regia) ci regalano questo piccolo gioiello, interpretato da diversi volti noti, da Rosa Diletta Rossi a Nina Torresi, passando per Matteo Branciamore, che forse corre un po’ troppo nel finale, ma che risulta comunque efficace e, a tratti, inquietante. Doppio. Spazio corto. Voto: 7 e ½

The complex forms (Fabio D’Orta). Un uomo si rinchiude volontariamente dietro compenso presso una misteriosa villa. Lo scopo è farsi possedere da gigantesche ed inquietanti creature antiche che puntualmente si presentano a prelevare qualcuno. Ma che cosa succede veramente in quel luogo?… Film dal bassissimo budget, girato in biancoenero verosimilmente per “risparmiare” sui dettagli dei “mostri, ma dalle idee vincenti. Se il richiamo agli “Antichi” di H.P. Lovecraft è evidente, la pellicola si fa poi notare per la trama intrigante e per la fotografia molto contrastata. Gli attori, doppiati, hanno le facce giuste e lo sviluppo del racconto non delude fino alla spiegazione finale, anzi. Ad averne in Italia di film così! Ancestrale. Méliès competition. Voto: 7 e ½

The invisible raptor (Mike Hermosa). Un dinosauro invisibile e affamatissimo sfugge ai suoi creatori in quel della Tyler Corporation e infesta un parco per divertimenti a tema. Un paleontologo e un’imbranata guardia di sicurezza dovranno fare di tutto per fermarlo… Divertente e scatenata parodia di Jurassic Park (che nella scorsa edizione del Festival veniva omaggiato per i suoi trent’anni) che ha del geniale. Per risparmiare, anche se solo relativamente, il mostro del film è… invisibile, anche se gli effetti speciali per rendere (credibile) la sua principale caratteristica si sono rivelati in sede di realizzazione non meno costosi di quanto sarebbero stati se avessero voluto farcelo vedere. La pellicola è un continuo di trovate e battutacce politicamente scorrette, ai limiti del cattivo gusto, ma irresistibili, con in più un cameo imperdibile di Sean Astin.. Al termine della proiezione, ma non per tutti, gadget del raptor in linea con il mood del fim: una bella confezione perfettamente… vuota! Esilarante. Out of competition. Voto: 7 e ½

Test screening (Clark Baker). Estate 1982. In una cittadina dell’Oregon tutti attendono una proiezione di prova (il “test screening” del titolo) di una major hollywoodiana. Quattro adolescenti nerd, mentre cercano di capire se sarà il nuovo film di Carpenter o di Spielberg o addirittura un nuovo Star wars, dovranno invece confrontarsi con quello che si rivelerà essere un diabolico esperimento sul controllo delle menti (e sulla mutazione dei corpi) dai risultati agghiaccianti… Con un occhio fisso a Cronenberg (il pensiero va inesorabile a Videodrome), ma anche a La cosa di Carpenter, a L’invasione degli ultracorpi e a Society di Yuzna, Baker realizza un film nostalgico e inquietante, forse a tratti irrisolto, ma dall’enorme potenziale emotivo e visivo, nonché enormemente meta-cinematografico, andando oltre il mero esercizio di stile, titillando la teoria del complotto e ambientandola in piena guerra fredda. L’ambientazione retro è perfetta, i personaggi e le facce sono giusti, la fotografia è filologica. Non manca neanche il messaggio contro l’omologazione. Cronenberghiano. Asteroide competition. Voto: 7 e ½

Things will be different (Michael Felker). Prodotto dai geniali registi Justin Benson & Aaron Moorhead, ormai di casa qui a Trieste, l’esordio alla regia nel lungometraggio del loro montatore di fiducia, che sembra uscito direttamente dalle loro disturbate menti. Una coppia di fratelli, Jason e Sidney, verosimilmente in fuga dopo una rapina, trova rifugio in una misteriosa casa che li fa viaggiare indietro nel tempo per mettersi al sicuro dalla polizia. Ma tornare alla dimensione presente sarà molto difficile… Autentico delirio lucido, con una serie di colpi di scena disseminati qua e là che ne potenziano la trama e una serie di trovate geniali, per un film a basso costo, di impianto quasi teatrale ed ambientato quasi in un’unica location. I due registi produttori compaiono in un cameo e mezzo in una pellicola originale e disturbante. Home evasion. Asteroide competition. Voto: 7 e ½

154 (Andrea Sbarbaro e Riccardo Copreni). Un maestro d’asilo, Giovanni Storti, ha il compito di educare un prototipo avanzato di Intelligenza Artificiale, approcciandosi ad essa come se fosse un bambino vero. Ma avrà qualche remora… Interessante cortometraggio essenziale, asettico ed inquietante, con un componente del trio Aldo, Giovanni e Giacomo in vacanza nei panni fondamentalmente di se stesso, rassicurante, ma non troppo. Un piccolo omaggio ad H.A.L. 9000 di 2001: Odissea nello spazio che rimane come una dolente spina sotto pelle. Subliminale. European fantastic shorts. Voto: 7

A Samurai in time (Jun’ichi Yasuda). Un Samurai del periodo Edo durante un duello viene colto da un’improvvisa tempesta viene catapultato nel futuro. Dopo l’iniziale disorientamento, capirà che la cosa che gli riesce meglio da fare è… il samurai! Viene così coinvolto come stuntman in una serie di successo del genere “jidaigeki”, e diventa famoso grazie ai suoi modi necessariamente “old style” per il ruolo di continuo soccombente, venendo a scoprire dopo anni di non essere stato l’unico a valicare il solco temporale… Film dal complesso percorso produttivo ed ora distributivo, saltellando di festival in festival ed approdando perfino ai lidi di  Trieste, A samurai in time gioca deliziosamente sul piano meta-cinematografico (un personaggio reale che si trovs fa l’attore, ma che a sua volta è pur sempre interpretato da un attore), omaggiando e sfottendo bonariamente il mondo delle serie giapponesi. Il difetto principale, di un’opera comunque divertente e godibile, è di essere eccessivamente lunga e  di essere a tratti piuttosto lenta, tanto che il plot-twist riesce a scuotere non troppo il ritmo della vicenda. Trans-temporale. Asteroide competition. Voto: 7

Coléoptère (Martin Gouzou). Libera reinterpretazione e attualizzazione de “La metamorfosi” di Franz Kafka, con un Grégoire Samsa nero (Birane Ba), portiere in uno stabile di periferia, che si trasforma, come un supereroe oscuro, per difendere con la violenza le donne in pericolo. Ma l’ultimo salvataggio gli cambierà la vita per sempre… Ottima rilettura in chiave contemporanea di uno dei più bei racconti del novecento in cui il diverso però si riscatta, pur segnando senza ritorno il proprio destino. Supereroistico. European fantastic shorts. Voto: 7

Destroy all neighbors (Josh Forbes). La vita del tecnico del suono, nonché aspirante musicista prog-rock, William Brown inizia a scricchiolare quando il nuovo vicino Vlad va ad abitare accanto al suo appartamento, perdendo prima la fidanzata e poi il lavoro. Ma l’incubo peggiora quando, in seguito all’ennesima lite condominiale, lo uccide accidentalmente. Perché Vlad non è esattamente di questo mondo… Tipico midnight movie cui il Festival ci ha abituato, il film ha dalla sua un irriconoscibile Alex Winter, la spalla di Keanu Reeves nei film della serie Bill & Ted nel ruolo dell’ingombrante condomino. Per il resto è una delirante spirale splatter con una trama minima, ma prodiga di divertimento! Out of competition. Voto: 7

Elevation (Matteo Macaluso). In seguito ad un grave lutto, Elsa si trasferisce temporaneamente a casa della sorella Anna. In questo tempo sospeso, la fede di entrambe viene messa a dura prova dal manifestarsi di strani fenomeni. Forse qualcuno o qualcosa sta cercando di contattare Elsa… Interessante cortometraggio italiano di fantascienza pura che si svolge in un’atmosfera rurale, quasi “avatiana”, con due valide attrici. Il contrasto risulta estremamente efficace. Alieno. Spazio corto. Voto: 7

Heavens: The boy and his robot (Rich Ho). Ci aveva provato Stuart Gordon nel 1989 con il fallimentare Robojox, animato a passo uno, e poi con migliori risultati Guillermo Del Toro nel 2013 con Pacific rim (e relativo seguito di Steven S. DeKnight nel 2018), tralasciando la saga dei Transformers ordita da Michael Bay, che meriterebbe un discorso a parte. Da Singapore Rich Ho, realizzando un sogno lungo dodici anni e a suo dire impossibile, riporta sul grande schermo in versione live action i “robottoni” o, per meglio dire i “mecha”. Siamo dalle parti di Gundam per intenderci e la trama è molto semplice: un orfano vuole pilotare un grande robot per emulare i genitori, dispersi come combattenti nelle guerre extraterrestri, e sconfiggere al momento l’invasore marziano. Quello che conta in questo coloratissimo ed avvincente lungometraggio è proprio l’aspetto visivo, che restituisce dignità a tutti i giganti meccanici del passato, come Goldrake e Mazinga, che tutti noi abbiamo amato. Un film visionario ed in certi punti davvero adrenalinico che nessun appassionato di fantascienza può permettersi di perdere. Nostalgico. Asteroide competition. Voto: 7

Improvement cycle (Hiroki Yamaguchi). Gli umani si sono estinti e una razza aliena ne sta collezionando i ricordi estraendoli da ciò che è rimasto dei loro cervelli. Ma il loro fine è ancora più elevato. Ampio uso dell’AI per un breve corto giapponese che ridona speranza al destino della razza umana, sempre votato all’autodistruzione. Una sottile vena poetica pervade il piccolo film donandogli una marcia in più. Ottimista. Fantastic shorts. Voto: 7

Infinite summer (Miguel Llansó). Mia, Greta e Sarah si godono gli ultimi momenti delle vacanze estive prima che l’età adulta bussi alla loro porta. È il momento di prendere il sole, incontrare facce nuove, usare app di incontri e fare esperimenti. Quando entrano in contatto col sedicente Dr. Mindfulness, un misterioso e tronfio sviluppatore di app e la sua “app della salute”, le ragazze iniziano a sperimentare dei cambiamenti, anche nei loro corpi. Sarà l’inizio di un’avventura, non priva di pericoli, ai limiti del fantascientifico… Bizzarro film dell’autore dell’altrettanto delirante Jesus Shows You the Way to the Highway,passato a questo festival cinque anni fa, che lascia ampio spazio alla fantasia fino ad ambire ad un finale à la 2001: Odissea nello spazio. Non tutto quadra né torna, ma il fascino del film di Llansó è indiscutibile e non lasciarsi trascinare nel suo trip lisergico è alquanto difficile. Anfetaminico. Méliès competition. Voto: 7

Lunatic (Robin Noorda). Dall’Olanda un divertente helzapoppin’ à la Monty Python che, a passo uno, prende in giro la luna e l’uomo. Passando a Stanley Kubrick a Terry Gilliam, da Auguste Rodin a Neil Armstrong, da Banksy a Marcel Duchamp, da René Magritte a Salvador Dalì, da Hyeronimus Bosch a Roy Lichtenstein, questa ironica “improvvisazione animata in stop-motion, basata su un disegno fatto a 15 anni” dall’autore, con in più un pizzico di AI, diverte e lascia il segno. Lunatico. European fantastic shorts. Voto: 7

Mads (David Moreau). Pensate ad una sorta di 28 giorni dopo girato in un unico, adrenalinico piano sequenza. Un misterioso virus conduce alla pazzia chiunque ne venga contagiato, assumendo forza sovrumana a contatto con la luce e acquisendo una particolare conformazione degli occhi, che appaiono luminosi al buio. Seguiamo le vicende di Romain, che entra in contatto con una inquietante e disperata paziente appena fuggita da un qualche centro sperimentale di contenzione, dando il via alla diffusione del morbo; di Anais, la sua fidanzata, la successiva contaminata; di Julia, sua amica, ma anche amante di Romain, in fuga dagli altri due. Il tutto mentre in stato di allerta delle forze speciali stanno dando caccia spietata ai contagiati… Da David Moreau, con Them padre putativo dell'”home invasion”, uno “zombie movie” girato in cinque giorni, di cui quattro di prove, che restituisce una tensione altissima, senza mai perdersi lo spettatore. Finale apertissimo (e divisivo), tra un briciolo di speranza o invece un pessimismo cosmico. Méliès competition. Voto: 7

Mis-Alignment (Pablo Riesgo). Quando l’ingegnera Roberta Statero, addetta alla dismissione degli androidi difettosi, incontra una misteriosa quanto interessante anomalia in una macchina ribelle, cerca di salvare se stessa e la creatura… Bel corto che omaggia Blade runner nel soggetto, con un interessante svolgimento fino ad un piccolo colpo di scena finale, subito efficacemente ribaltato. Ribelle. Fantastic shorts. Voto: 7

Neon lights (Vinicius Bellemo). 2053. Nel bel mezzo di una pandemia devastante, un anziano becchino si ostina a seppellire i cadaveri, primi fra tutti la defunta moglie, con pala e sudore; mentre una giovane recluta ostenta il “cubo dei miracoli” che la Elementar Corporation, per cui entrambi lavorano, ha escogitato come soluzione tecnologica per una sepoltura più veloce e, a suo dire, dignitosa. Chi avrà ragione?… Il non brevissimo corto italiano animato colpisce per la contrapposizione tra tradizione e tecnologia, tra passato e futuro e tra realtà e illusione. Con tratti semplici, ma chiari, nel corso di una notte racconta l’amara contrapposizione tra i due simbolici personaggi. Dicotomico. Spazio corto. Voto: 7

Rooted in code (Nejc Trampuž). Nel 2057, sul tetto di un grattacielo in una città inquinata prospera un giardino di permacultura, curato da un giardiniere robot e da un’anziana botanica… Con l’aiuto dell’AI un breve film sloveno che è un inno alla speranza in un futuro tetro. Una speranza che nasce dalla fusione tra tecnologia e tradizione, come quest’opera stessa. Positivo. Fantastic shorts. Voto: 7

Shirkoa: In lies we trust (Ishan Shukla). In un mondo distopico in cui tutti sono obbligati ad indossare delle simboliche buste di carta in testa in nome dell’uguaglianza, i  cui vige il mantra “Sicurezza, sanità, santità!”, lo scialbo consigliere 197A, convinto da un’immigrata che non indossa il sacchetto, innesca quasi involontariamente una rivoluzione alla ricerca di una terra mitologica… Traendolo da un suo cortometraggio, il regista realizza questo inquietante lungometraggio girato tramite Unreal Engine, un sofisticato tool che agevola la creazione delle animazioni digitali, che ricorda e omaggia le innumerevoli distopie fasciste apparse sul grande schermo e sulle pagine stampate negli ultimi secoli, prima fra tutte quella di “1984” di George Orwell. Un’odissea ad andamento circolare che non lascia indifferenti. Minaccioso. Asteroide competition. Voto: 7

S/N:05 (Hans Jakob Harms). Un robottino di venti centimetri dovrà collaborare col suo concorrente (un gatto) per salvare la sua padroncina e suo padre dall’attacco di un gigantesco robot… Breve corto tedesco che ben citala lotta di Davide contro Golia, ricordandoci che si può essere molto piccoli e molto più temibili di un gigante. Divertente e curioso, realizzato con relativamente pochi mezzi, ma in maniera estremamente efficace. Ribelle. European fantastic shorts. Voto: 7

The bunker (Brian Hanson). La dr.ssa Michelle Riley ha abbandonato la famiglia e si è rinchiusa da sola in un bunker, come altri cinque colleghi, per individuare un’arma biologica che sia in grado di contrastare solo “i viaggiatori”, una specie aliena che è sbarcata sulla terra e sta decimando la popolazione terrestre. Riuscirà a sopravvivere all’isolamento, ai propri fantasmi e alla minaccia extraterrestre?… Coinvolgente e divertente, benché serioso, B-movie, impreziosito da due celebrità del cinema di genere, il Tobin “Saw” Bell e Tony “Candyman” Todd, che tiene incollati alla poltrona fino all’ultimo, grazie al suo clima claustrofobico e a personaggi che potrebbero non essere mai quello che sembrano. Visionario al punto giusto, regala intrattenimento senza troppi pensieri. Ambiguo. Asteroide competition. Voto: 7

Alien country (Boston McConnsughey e Renny Grames). Spassoso B-movie statunitense e adrenalinico, tutto action e fantascienza che si svolge in un paesino dove chiunque ha una storia da raccontare, soprattutto se parla di alieni venuti dallo spazio profondo. La storia è incentrata su due personaggi: Jimmy, un folle e spericolato pilota di demolition derby, e la sua compagna Everly, incinta. Dovranno vedersela con una invasione extraterrestre, portali dimensionali, la precedente sparizione di un loro caro e con la salvezza del loro paesino, nonché dell’intera galassia! Nulla di che, ma fatto bene e con passione. (Extra)Terrestre. Out of competition. Voto: 6 e ½

Broken bird (Joanne Mitchell). Sybil lavora in un’impresa di pompe funebri come becchino. La sua esistenza è grigia e non sembra esserci nulla che possa riscattarla o illuminarla. Ma la donna nasconde un oscuro segreto, destinato prima o poi a tornare alla luce… Direttamente dal “Frightfest” di Londra, una pellicola britannica diretta da una donna su una donna, che riesce a dosare sapientemente la suspence e a far crollare via via tutte le corazze che fin lì avevano protetto l’enigmatica protagonista. L’interpretazione esemplare di Rebecca Calder, per quanto in un personaggio “telefonato”, dona dignità ad una pellicola non sempre convincente. Glaciale. Frightfest presents. Voto: 6 e ½

Cong 21 shi ji an quan che li/Escape from the 21st century (Yang Li). Tre amici scoprono di poter viaggiare vent’anni avanti e indietro nel tempo grazie a… uno starnuto. Però il futuro Pianeta K, molto simile alla terra, non è così bello come credevano. Dovranno perciò assumersi la responsabilità di salvare il mondo, mentre le loro azioni si mischieranno tra il 1999 e il 2019… Dal regista e sceneggiatore cinese Yang Li un divertissement cosmico, fantastico e minimalista che fa ricorso ad ogni possibile artificio stilistico che non sia già stato visto nel campo della fantascienza e che va preso per quello che è: o amato o odiato. Completa il tutto una colonna sonora che va da Bonnie Tyler a Ennio Morricone, passando per l’Ave Maria e “Santa Lucia”. Non sarà troppo?! Asteroide competition. Voto: 6 e ½

DAGON (Paolo Gaudio). Lontanamente ispirato all’omonimo racconto di H.P. Lovecraft, il nuovo, brevissimo cortometraggio di Paolo Gaudio colpisce come sempre per l’accuratezza dell’animazione, la straordinaria fotografia e le scenografie espressioniste, un po’ meno per la sceneggiatura e la produzione: l’impressione è che si sia voluto chiudere a tutti i costi un prodotto che rischiava di rimanere ancora a lungo incompiuto. La storia è quella di un uomo nella San Francisco del 1919, sull’orlo di un cornicione pronto a saltare, mentre rivive nei suoi ricordi l’incontro con il mostruoso Grande Antico DAGON. La strizzata d’occhio a Predator ed al suo protagonista Arnold Schwarzenegger, che attualizza il racconto, e la realizzazione in claymation valgono comunque da sole la visione. Cosmico. Spazio corto. Voto: 6 e ½

Evolution goes wrong (Reza Delavar). Brevissimo corto iraniano che ipotizza un’evoluzione andata storta. Animali mischiati con piante carnivore e, dopo i titoli di coda… tocca all’uomo! Un piccolo divertissement, affascinante da guardare. Alternativo. Fantastic shorts. Voto: 6 e ½

Limo (Tina Zarina). In un futuro distopico, l’autista di limousine Arthur trasporta i suoi clienti attraverso il centro di Riga. Ogni sua mossa è controllata dalla gelosa Intelligenza Artificiale della vettura, MO. Per evitare che attivi il dispositivo di controllo delle emozioni, Arthur cerca di distrarla raccontandole barzellette. Ma ad un tratto sera sale un’avvenente fanciulla… Buffo corto lettone con un pizzico di Jeunet e Caro, che fa sorridere per le prevaricazioni della macchina nella macchina, metafora del rapporto uomo/donna, immutato anche nella distopia futura. Soffocante. European fantastic shorts. Voto: 6 e ½

Meanwhile on earth/Pendant ce temps sur Terre (Jérémy Clapin). Elsa Martens (Megan Northam), una ragazza di 23 anni che per lavoro aiuta gli altri, viene contattata da una forma di vita sconosciuta che afferma di essere in grado di riportare sano e salvo suo fratello maggiore sulla Terra, un astronauta scomparso durante una missione spaziale… Curioso tentativo di elaborazione (mancata) del lutto e del senso di colpa da parte del regista del brillante Dov’è il mio corpo che questa volta si cimenta nel live-action, non rinunciando ad alcuni importanti inserti animati. Pretesto pseudo-fantascientifico per un film “dark” che sconfina nell’horror, ma che non riesce a centrare il proprio obiettivo, non avendolo spesso chiaro. Un’occasione sprecata. Tanatologico. Méliès competion. Voto: 6 e ½

Novavita (Francesco Bruno Sorrentino e Antonio Genovese). In un futuro in cui l’umanità è quasi estinta e la Terra è avvolta dall’inquinamento, Kron, un chirurgo e alchimista mutante, lotta per il cambiamento: la sua forza proviene dalla scomparsa della figlia e dalla sua determinazione nel rimediare agli errori dell’umanità… Interessante cortometraggio battente bandiera italiana realizzato a passo uno, con un’animazione che conferisce poesia e credibilità all’intero racconto. Coerente. Spazio corto. Voto: 6 e ½

Transformation (Marcel Bassotti). In un futuro lontano, gli ultimi Drazkul, esseri altamente intelligenti, sono dovuti fuggire dalla loro terra natìa, un pianeta ormai distrutto dai loro nemici. Stanno cercando un nuovo mondo per sopravvivere. E l’hanno trovato… Interessante cortometraggio tedesco, realizzato con l’ausilio dell’AI, sul concetto di evoluzione di un mondo e di una società, destinati comunque a ripetere gli stessi errori. Pessimista. Fantastic shorts. Voto: 6 e ½ 

Absurd (Massimo Casu). Una giovane donna scopre che un medico ha inventato un nuovo metodo che garantisce il perfetto equilibrio mentale… Curioso utilizzo dell’AI per una serie di immagini, per quanto affascinanti, legate solo da un blando filo di trama. Contemplativo. Fantastic shorts. Voto: 6

Das letzle königreich/Preparations for a miracle (Tobias Nölle). Proveniente da un futuro in cui l’umanità è scomparsa e piombato nella Germania occidentale, un androide cerca “l’ultimo re” per per registrarne la bellissima voce e dare risposte fondamentali circa l’esistenza alle macchine del suo tempo. Siamo nel 2022 e il re sta per cantare… Una specie di documentario-non documentario che usa il filtro della fiction e della fantascienza per raccontare il nostro presente. Mostrandoci il vero villaggio di Lützerath, la miniera a cielo aperto di Hambach e le foreste circostanti, il film vuole denunciare lo sfruttamento della natura e delle stesse macchine. Se l’idea sulla carta era vincente, nella realizzazione molti degli intenti, soprattutto quelli poetici, si perdono, e il risultato rimane sterile e poco interessante. Macchinoso. Mondofuturo. Voto: 6

Killing R (Irene Altagracia Perez Lopez). In un futuro prossimo in cui l’Intelligenza Artificiale fa parte della quotidianità, Rebecka, architetto di successo, lavora da casa mentre la figlia Nonno è malata e il marito Carl è assente. Dovrà vedersela con l’invadente clone di se stessa che cerca in tutti i modi di aiutarla… Scialbo cortometraggio supportato da un ottimo montaggio, ma non troppo interessante, che dice la sua sulle nuove tecnologie, ma senza colpire nel segno. Ambiguo. European fantastic shorts. Voto: 6

Monster on a plane (Ezra Tsegaye). In partenza dall’Isola delle Sirene, un aereo si prepara a partire per Amburgo. Uno dei passeggeri, il professor Singh, ha trafugato una creatura esotica, rinchiudendola nella stiva. Ma l’essere si trasformerà, crescendo a dismisura e mettendo in pericolo l’intero equipaggio. A fronteggiarla si troveranno l’arrogante capitano James Pillow e l’hostess Nathalie… Tra CrittersSnakes on a plane, passando per L’aereo più pazzo del mondo, un delirante film che sembra prodotto dall’Asylum e che non fa della verosimiglianza il suo punto di forza. Il divertimento c’è, ma fino ad un certo punto, perché gli sceneggiatori hanno davvero inserito il pilota automatico… Out of competition. Voto: 6

Octodecapus (Kevin K. Shah). In una città caotica, un Octodecapus, solitario e bisognoso di affetto, racconta la storia della propria vita… L’utilizzo dell’AI si riduce ad una serie di immagini che scorrono sullo sfondo delle peregrinazioni del simpatico mollusco, ma niente più. Curioso. Fantastic shorts. Voto: 6

Pesudo (Miguel Díaz Pont). Pesudo, un giovane con una rara malformazione facciale, lavora in una fabbrica dedita allo sviluppo della robotica e dell’Intelligenza Artificiale. Un pomeriggio, mentre fa le pulizie, inizia a sentire una strana connessione con un robot in fase di sviluppo. E se fosse tutto nella sua testa?!… Poco interessante cortometraggio spagnolo, con un twist finale, che mette troppa carne al fuoco e si conclude con un messaggio pessimista (la morte sarebbe una liberazione). Funereo. European fantastic shorts. Voto: 6

Vincitore Premio Asteroide TS+FF 2024
“U ARE THE UNIVERSE” di Pavlo Ostrikov (Ucraina, 2024)

Vincitore Premio Méliès d’argent – Lungometraggi TS+FF 2024
“AFTER US, THE FLOOD” di Arto Halonen (Finlandia, 2024)

Vincitore Premio Méliès d’argent – Cortometraggi TS+FF 2024
“OÙ VA LE MONDE” di Mickaël Dupré (Francia, 2024)

Vincitore Premio del Pubblico The Begin Hotels TS+FF 2024
“U ARE THE UNIVERSE” di Pavlo Ostrikov (Ucraina, 2024)

Vincitore Premio Wonderland – Rai4 TS+FF 2024
“THE COMPLEX FORM” di Fabio D’Orta (Italia, 2023)

Vincitore Premio della Critica Italiana SNCCI TS+FF 2024
“THINGS WILL BE DIFFERENT” di Michael Felker (USA, 2024)

Vincitore Premio Event Horizon – INAF TS+FF 2024
“U ARE THE UNIVERSE” di Pavlo Ostrikov (Ucraina, 2024)

Dal nostro inviato Paolo Dallimonti.