Scheda film
Regia: Ciro De Caro
Soggetto e sceneggiatura: Ciro De Caro e Rossella D’Andrea
Fotografia: Davide Manca
Montaggio: Alessandro Cerquetti
Scenografia: Rocco Reida
Costumi: Noemi Bengala
Musiche: Francesco D’Andrea
Italia, 2013 – Commedia – Durata: 82’
Cast: Valerio Di Benedetto, Cristian Di Sante, Sara Tosti, Rossella D’Andrea
Uscita: 19 dicembre 2013
Distribuzione: Distribuzione Indipendente
Sale: 29
Le faremo sapere
La tanto attesa spaghettata si è di fatto consumata! L’occasione è stata il buffet a tema che ha chiuso la presentazione stampa dello scorso 6 dicembre, in quel della Casa del Cinema di Roma, della pellicola di Ciro De Caro, Spaghetti Story, scelta da Distribuzione Indipendente per inaugurare il suo nuovo listino. Parentesi gastronomica a parte, l’opera prima del regista capitolino approda nelle sale a partire dal 19 dicembre con poco meno di una trentina di copie, dopo un fortunato tour nel circuito festivaliero internazionale (Da Mosca a Reykjavik, passando per il Rome Independent Film Festival), concluso con il recente riconoscimento per la migliore regia all’ultima edizione del San Marino Film Festival.
Ciò che per consuetudine dalle nostre parti verrebbe iscritto di default nel filone della commedia giovanile, costruita intorno allo sviluppo di temi tradizionali come la crisi economica, le difficoltà odierne delle nuove generazioni a fare i conti con la precarietà del lavoro, i sogni infranti e la fragilità dei sentimenti, ma soprattutto con quelle responsabilità che l’incombere dell’età adulta si trascina dietro, oltre confine verrebbe definito con un termine più adeguato, ossia dramedy. Il film di De Caro è si una commedia giovanile, ma è allo stesso tempo un’opera in grado di rielaborare in una chiave più personale, autentica e veritiera, quei nuclei drammaturgici che nella maggior parte dei casi finiscono con l’assumere i contorni dello stereotipo, schiacciati dal peso della morale spicciola e della banalità a buon mercato. Spaghetti Story è una radiografia dei nostri giorni, che restituisce con sincerità e sobrietà l’immagine non distorta o edulcorata di una generazione che quotidianamente deve misurarsi con le difficoltà che questa presenta sotto forma di bollette e affitto da pagare. È la vita senza filtri, naturalmente romanzata, ma è la vita vera, non la favola contemporanea che ha bisogno giocoforza della perfetta chiusura del cerchio o del telefonato happy ending per riconciliarsi con il pubblico prima dello scorrere dei titoli di coda. Non è la Generazione mille euro, tantomeno il Riprendimi della situazione, ma qualcosa in cui rispecchiarsi e credere veramente.
È la storia di Valerio, un bravo attore, che si arrangia però con impieghi part-time nell’attesa di poter vivere del proprio lavoro. Il suo amico Scheggia vive ancora con la nonna, ma sa già come crearsi “una posizione”. Serena è una studentessa, ma vorrebbe costruire una famiglia con Valerio. Giovanna lavora come massoterapista, ma sogna di diventare chef di cucina cinese. Quattro giovani adulti dei nostri giorni, che sembrano avere le idee chiare su chi sono e cosa vogliono ma di fatto restano ingabbiati nei propri schemi mentali. Ognuno giudica l’altro, ed è cieco di fronte alle proprie esigenze e potenzialità. Quando la giovane prostituta cinese Mei Mei entra a far parte delle loro vite, tutto cambia rapidamente…
La coralità di un racconto misurato, la cura e la sensibilità con le quali prendono forma e sostanza i personaggi, la freschezza e l’immediatezza della scrittura, il buon mix di ironia e dramma che restituisce le sfumature dell’esistenza umana e non qualche combinazione superficiale di colore e tono, i tempi serrati nei dialoghi, la semplicità della messa in scena, la recitazione mai esasperata, lo stile della regia veloce ed essenziale che trova nel jump cut il proprio linguaggio visivo, danno origine a un racconto per immagini e suoni di esemplare eleganza, sobrietà e leggerezza. Non stiamo parlando di un capolavoro, ma di una piccola perla che vale la pena di vedere, perché a suo modo sa come immergere lo spettatore in una storia di facile lettura, costruita con passione e cura nel dettaglio, che non gira vorticosamente intorno a qualche deriva autoriale, alle quali preferisce invece l’emozione e il sorriso.
Con Spaghetti Story De Caro dimostra a tanti colleghi, più o meno quotati, come sia possibile realizzare un film in piena libertà creativa e indipendenza produttiva, facendo in modo che quelli che potevano apparire come degli ostacoli insormontabili diventassero, a conti fatti, l’esatto contrario. La conquista sta nell’essere riusciti a nascondere le ristrettezze economiche evidenti di quello che forse sarebbe più corretto definire un no-budget, piuttosto che un low budget. Il tutto, semplicemente riportando al centro del progetto quelli che di norma dovrebbero essere i motori portanti, ossia la storia e i personaggi che la animano. Il merito del regista romano è quello di esserci riuscito, perché non è una cosa che oggigiorno, viste le pellicole che siamo soliti vedere transitare nelle sale, sia poi tanto scontata. Il segreto risiede nell’avere calamitato a sé l’attenzione dello spettatore di turno, facendo leva su un plot oggettivamente semplice, ma non per questo privo di spunti di riflessione, a tratti intenso ed empaticamente coinvolgente, tanto da invitare il fruitore a intraprendere un processo di catarsi. Si trattava poi di mettere il suddetto plot al pieno servizio di una scrittura e di una regia di getto, pensate ma non troppo, così da permettere a un gruppo di interpreti di indubbia efficacia come quello formato da Valerio Di Benedetto, Cristian Di Sante, Sara Tosti e Rossella D’Andrea, di esprimersi al meglio davanti alla macchina da presa. Per molti, chiamarlo segreto potrebbe essere un’esagerazione, ma come spesso accade è proprio dietro le cose semplici che si celano quelle storie capaci di accarezzare veramente le corde del cuore. Quella firmata a quattro mani da De Caro e D’Andrea è una di quelle.
Voto: 7
Francesco Del Grosso