Scheda film
Regia: Andrea Segre
Soggetto e Sceneggiatura: Andrea Segre e Vinicio Capossela
Fotografia: Luca Bigazzi
Motaggio: Sara Zavarise
Italia, 2013 – Documentario – Durata: 87’
Cast: Vinicio Capossela, Theodora Athanasiou, Giorgis Christofilakis, Manolis Pappos
Uscita: 3 dicembre 2013
Distribuzione: Nexo Digital
Tra passato e presente
Andrea Segre e Vinicio Capossela raccontano il mondo della tradizione musicale greca, diramatasi tra gli abitanti della penisola ellenica per secoli, fino a raggiungere i nostri giorni, allietando e consolando i cittadini di ogni età, afflitti dalla grave crisi economica che sta mettendo in ginocchio la Grecia.
La musica analizzata qui è il rebetiko, il corrispondente ellenico del blues americano, composto ed interpretato dai cantori rebetes (il significato deriva dal termine ribelle, infatti attraverso la musica rebetika la classe povera interiorizzava la propria rabbia e le proprie difficoltà). Attraverso l’analisi di questo piccolo angolo di cultura, questo documentario si interroga sulla perdita di identità della popolazione greca e per estensione occidentale, che a causa di un consumismo sfrenato, ha portato a questa grave crisi e ha fatto perdere al popolo la consapevolezza delle proprie origini, che si conservano solo in piccoli gruppi di persone, consapevoli della forza che il passato esercita sul presente.
Stilisticamente questo lavoro si concentra molto sulla struttura della musica rebetika, filmando molti piccoli concerti nei tanti locali dell’Atene di oggi e attraverso la guida di Capossela, che funge un po’ da Virigilio, guidandoci nei meandri dell’arte musicale di questo millenario paese, da sempre diviso tra Oriente ed Occidente. Quello che non convince nella messa in scena dell’ultima opera di Segre però è proprio il volersi concentrare quasi esclusivamente su questo aspetto. Lasciare la descrizione della crisi a un paio di testimonianze incomplete rende lo stesso documentario incompleto nella sua stesura finale. È comprensibile la volontà di voler esprimere il concetto della perdita di identità culturale come causa dell’inizio della crisi economica, ma anche questa idea passa fin troppo marginalmente davanti agli occhi e le orecchie dello spettatore, proprio per il quasi maniacale intento di protrarsi in una descrizione, fin troppo precisa, di questo tipo di musica tradizionale greca.
Se però contenutisticamente Indebito si perda in superflui approfondimenti, la parte immaginifica e prettamente estetica è quasi impeccabile. Effetto positivo che probabilmente è dovuto al solito Bigazzi, direttore della fotografia eccellente, che trasforma ogni immagine in una piccola opera d’arte.
Come in quasi tutti i documentari di Segre (e anche nel suo primo film di finzione Io Sono Li), la parte più poetica, estetica ed eterea riesce sempre al 100%, mentre l’aspetto drammaturgico ed informativo, risulta un po’ troppo sacrificato, forse proprio a causa di una spasmodica ricerca della bellezza pura.
Voto: 6 e ½
Mario Blaconà