Scheda film
Regia: Lee Daniels
Soggetto e sceneggiatura: Danny Strong
Fotografia: Andrew Dunn
Montaggio: Brian A. Kates, Joe Klotz
Scenografie: Tim Galvin
Costumi: Ruth Carter
Musiche: Rodrigo Leão
USA, 2013 – Biopic, Drammatico – Durata: 132’
Cast: Alan Rickman, Alex Pettyfer, Cuba Gooding Jr., Forest Whitaker, James Marsden, Jane Fonda, Jesse Williams, John Cusack, Lenny Kravitz, Liev Schreiber, Mariah Carey, Minka Kelly, Nelsan Ellis, Oprah Winfrey, Robin Williams, Vanessa Redgrave
Uscita: 1° Gennaio 2014
Distribuzione: Videa-CDE
(Non) vedo e (non) sento
Monster’s Ball – L’ombra della vita (2002), il film di Marc Foster che ha lasciato il segno in primis per l’interpretazione da Oscar di Halle Berry, deve la vita all’intraprendenza di Lee Daniels nelle vesti di produttore. È così che abbiamo iniziato a conoscere il produttore e regista afroamericano che ci avrebbe regalato ritratti di un’umanità ai margini e/o – vedi The Butler – dietro le quinte.
In linea con il percorso tracciato fino ad ora, nell’ultima sua pellicola rincorre ancora una volta la Storia con la “s” maiuscola, scegliendo di metterla in scena tramite una vicenda privata dal sapore universale.
A ispirare la produttrice Laura Ziskin è bastato un articolo di Wil Haygood, apparso sulle pagine del Washington Post nel 2008 alla soglia dell’elezione di Barack Obama. Protagonista della storia era Eugen Allen, il maggiordomo che aveva servito otto presidenti degli Stati Uniti dagli Anni ’50 agli ’80. L’artefice di successi come Pretty Woman ha subito intuito il potenziale di una figura così apparentemente defilata, i cui occhi, però, avevano visto passare la Storia e le cui orecchie avevano sentito cose che poteva solo custodire perché il suo ruolo era di servire e rispondere solo se interpellato («Noi non tolleriamo opinioni politiche alla Casa Bianca»). Tra produttori che rischiano ci si intende ed è un peccato che la Ziskin non abbia potuto apprezzare il lungometraggio nel buio della sala cinematografica (morta prematuramente a causa di un cancro), ma è ammirevole che dei produttori indipendenti (e gente comune come la donna di colore, fresca vincitrice alla lotteria, che voleva investire nel film) abbiano unito le forze per realizzare un progetto rischioso e non facile vista anche la portata del cast (basti solo citare Alan Rickman, Cuba Gooding Jr., Forest Whitaker, John Cusack, Oprah Winfrey, Robin Williams, Vanessa Redgrave).
The Butler si apre con un’inquadratura che rende subito la posizione di Cecil Gaines (Forest Whitaker) incastonato nell’imponenza delle colonne del Palazzo, un uomo che sembra quasi un puntino di fronte alla prospettiva del Potere, ma di lì a poco scopriremo come anche i singoli possono segnare delle orme nei meandri della Storia.
Guidati dalla voce del protagonista, torniamo ai tempi in cui era ragazzino, anni in cui i neri erano “negri” che lavoravano nei campi di cotone o comunque al servizio dei bianchi. Dopo aver assistito a un evento che avrà delle conseguenze indelebili, grazie alle indicazioni della matriarca (la Redgrave) imparerà il mestiere del perfetto domestico che gli riserverà, col tempo, la fatica, le bravate e le coincidenze, quel posto alla Casa Bianca.
La vita di Eugene Allen diventa lo spunto per Daniels per parlare dei diritti civili. Minuto dopo minuto prende corpo un biopic che attraversa gli anni cruciali della storia americana incastonando i servizi tv con la voce narrante di Cecil e la messa in scena dell’importantissimo rapporto padre-figlio (un montaggio che non sempre riesce alla perfezione). Spesso gli avvenimenti storici vengono sottolineati dal tg di turno cadendo, talvolta, in un didascalismo che va a sporcare quelli che erano gli intenti su carta. A far da contrappunto a delle cadute di retorica intervengono il volto parlante dell’interprete de L’ultimo re di Scozia (2006) di Kevin Macdonald, l’ottima performance di Oprah Winfrey nella parte della moglie di Cecil – una donna complessa, dietro le quinte anche lei, in attesa (forse) che il marito torni a riservarle le attenzioni che desidererebbe.
Nell’alternanza dei piani pubblico-privato, The Butler ci pone di fronte a una domanda ancora molto attuale: cosa significa servire il proprio Paese? La pellicola ci offre varie risposte attraverso lo scontro tra due generazioni diverse, quella di Cecil – abituato a svolgere il proprio compito nel silenzio e nella dedizione del proprio datore di lavoro – e quella dei suoi figli: Louis (David Oyelowo), il quale opta per una partecipazione sempre più attiva al crescente movimento per i diritti civili (vedi i sit-in e le azioni dei freedom riders a cui prende parte) e il secondogenito Charlie (Elijah Kelley), pronto ad arruolarsi per il Vietnam.
Il maggiordomo dai guanti bianchi, pur nel suo rigore di domestico e di uomo che teme gli effetti della Storia sulla propria famiglia, può anche stupire ed esser sorpreso dai presidenti e dal figliol prodigo.
«Qual è la legge? Che l’odio non scaccia mai l’odio. L’oscurità non potrà mai scacciare l’oscurità: solo l’amore scaccia l’odio» (da “La mente che menta” di Osho).
Voto: 6 e ½
Maria Lucia Tangorra