Scheda film
Regia: Massimo Venier
Soggetto: Ugo Chiti, Michele Pellegrini, Massimo Venier, liberamente tratto da Il vedovo di Dino Risi
Sceneggiatura: Ugo Chiti, Michele Pellegrini, Massimo Venier, con la collaborazione di Piero Guerrera
Fotografia: Vittorio Omodei Zorini
Montaggio: Claudio Di Mauro
Scenografie: Alessandra Mura
Costumi: Rossano Marchi
Suono: Alessandro Bianchi
Italia, 2013 – Commedia – Durata: 84′
Cast: Fabio De Luigi, Luciana Littizetto, Alessandro Besentini, Francesco Brandi, Cinzia Fornasier, Bebo Storti, Ninni Bruschetta
Uscita: 10 ottobre 2013
Distribuzione: 01 Distribution
Finché morte non ci separi
Quando si va a toccare o a rimaneggiare un cult, per di più un capolavoro della commedia all’italiana, come lo è stato e continuerà ad essere per il resto dei decenni avvenire Il vedovo, le possibilità di fallire miseramente sono piuttosto alte. Consapevoli dei rischi che un remake fedele all’originale avrebbero comportato, produttori e autori di Aspirante vedovo hanno deciso per tanto di ripiegare saggiamente su un aggiornamento del plot, pur conservando nello script dell’ultima fatica dietro la macchina da presa di Massimo Venier alcuni elementi chiave dell’opera diretta da Dino Risi, a cominciare dall’ambientazione (Milano), dai personaggi (Alberto Nardi e Susanna Almiraghi) e da alcune situazioni. Con il benestare dello stesso Risi, l’operazione è andata in porto, nonostante lo scetticismo che una scelta di questo tipo si è trascinata dietro sin dal primo momento in cui l’idea si deve essere affacciata nella mente di colui che ha deciso di acquisire i diritti di sfruttamento cinematografico per farne un nuovo film, ossia Beppe Caschetto della ITC Movie. Tuttavia, nonostante le accortezze e le mani messe avanti da tutti i responsabili del progetto, il confronto è inevitabile e, come ampiamente prevedibile, impari. Ma piuttosto che sparare a zero, come il risultato meriterebbe senza se e senza ma, vogliamo sforzarci di vedere il tutto da una prospettiva diversa.
Per diritto di cronaca, proviamo allora a cancellare dalla mente qualsiasi tipo pregiudizio, limitandoci ad analizzare l’ultima fatica del regista milanese, esclusivamente dal punto di vista della resa. Di conseguenza, facciamo finta che quello firmato da Venier non sia un vero e proprio remake della pellicola del 1959, ma solo un tentativo, come già detto, di aggiornare un plot drammaturgicamente interessante, così da riproporlo ai giorni nostri. Questo significa spogliare Aspirante vedovo da una responsabilità non da poco, ossia quella di avere di fatto profanato una pietra miliare scolpita nella memoria in bianco nero, “affogandola” nel colore e sottoponendola a tutta una serie di modifiche in fase di scrittura e di messa in quadro volte a dare alla medesima un look contemporaneo. E ancora, facciamo finta che la coppia protagonista formata da Fabio De Luigi e Luciana Littizzetto non sia la versione annebbiata, lontana anni luce, del duo delle meraviglie composto da Alberto Sordi e Franca Valeri, piuttosto un tentativo di impersonare degli archetipi e non degli insuperabili prototipi interpretativi, riducendo così entrambi i personaggi al centro della storia nient’altro che a un uomo fallito e succube da una parte e ad una donna potente e realizzata dall’altra. E Infine, facciamo finta che Venier non si sia mai confrontato con un mostro sacro della Settima Arte come Risi senior, che quindi si possa giudicare solo ed esclusivamente il suo operato dietro la macchina da presa, oltre a quello di sceneggiatore. Insomma, facciamo finta che si tratti di un film a sé, dimenticando che ciò che scorre davanti ai nostri occhi è liberamente tratto da Il vedovo.
Una volta fatto ciò, la sostanza però non cambia, perché il risultato che la 01 Distribution ha deciso di portare nelle sale a partire dal 10 ottobre con la bellezza di quattrocento copie, è indipendentemente dalla genesi una pellicola che sprofonda ben al di sotto della sufficienza, a causa di limiti piuttosto palesi. Questi derivano da una scrittura che non riesce a sfruttare al meglio il potenziale drammaturgico messo a disposizione dal plot, che non sa come tirare fuori l’anima nera dai personaggi che popolano la storia, ma che soprattutto non riesce a sprigionare quella ferocia e quel cinismo dei quali la black comedy si alimenta e di cui ha espressamente bisogno per aggredire la platea di turno. Quella che si prova a percorrere è la strada tracciata da una commedia grottesca, intelligente e divertente che, a suo tempo, era stata capace di saltare, senza difficoltà, da una comicità di carattere all’umorismo macabro. Ciò che emerge, al contrario, oltre alle performance incolore della coppia De Luigi-Littizzetto e di colui che è stato chiamato a dirigerli (quest’ultimo alle prese con i riflessi positivi di Generazione Mille Euro, con alle spalle l’esperienza maturata tra alti e bassi alla corte di Aldo, Giovanni e Giacomo, e la cattiva rifrazione provocata dal recente passo falso de Il giorno in più), è una scrittura che né graffia né fa sorridere, perché lo humour proposto da Venier & Co. non è in grado di regalare allo spettatore di turno battute al vetriolo, tantomeno farlo divertire con gag degne di nota.
Voto: 4
Francesco Del Grosso
#IMG#Quando il remake viene ‘sommerso’ dall’originale
Alberto Nardi è un giovane imprenditore che passa di fallimento in fallimento e che è sposato con Susanna Almiraghi, una facoltosa miliardaria che lo ricopre di offese ma al tempo stesso lo aiuta ogni volta che ha bisogno di ripianare i propri debiti. Quando l’aereo sul quale viaggia Susanna precipita, per Alberto si apre la possibilità di essere finalmente libero.
Dimenticate il film del 1959 di Dino Risi, al quale quest’ultima fatica di Massimo Venier è liberamente ispirata. In quel caso a far le veci di De Luigi e della Litizzetto c’erano rispettivamente Alberto Sordi e Franca Valeri e possiamo solo dire che la differenza c’è, si sente, è viva, palpabile e presente come l’inadeguatezza dell’interpretazione dei due nuovi protagonisti, ingessati in macchiette dove: l’Alberto Nardi interpretato da De Luigi pare uscito da un episodio di Love Bugs mentre la Susanna Almiraghi della Litizzetto è un incrocio fra Adolf Eichmann di fronte a un gruppo di ebrei, e una incursione dell’attrice Torinese a Che tempo che fa, con Fabio Fazio rigorosamente escluso. Per il resto il film di Venier è pieno di altre macchiette come quella del vescovo interpretato da Bebo Storti sino alla famiglia dell’amante di Alberto, interpretata da Clizia Fornasier, una pellicola che però trova un protagonista curioso e inatteso nel comico Ale, per una volta in solitaria senza il suo ‘gemello artistico’ Franz, capace di reggere da solo la scena nel ruolo di Stucchi, il tuttofare di casa Almiraghi-Nardi. Una pellicola che quindi nel complesso ha trovato solo una libera e vaga ispirazione in quella di Risi e che può essere velocemente archiviata nel ‘magazzino delle cose da perdere di vista possibilmente nel più breve tempo possibile’.
Voto: 4
Ciro Andreotti
FEATURETTE – FABIO DE LUIGI E LUCIANA LITTIZZETTO
FEATURETTE – MASSIMO VENIER E ALESSANDRO BESENTINI