Scheda film

Regia: Oliver Hirschbiegel
Soggetto: dal libro di Kate Snell
Sceneggiatura: Stephen Jeffreys
Fotografia: Rainer Klausmann
Montaggio: Hans Funck
Scenografie: Kave Quinn
Costumi: Julian Day
Musiche: Keefus Ciancia e David Holmes
Suono: J. J. Le Roux
G.B./Francia/Belgio/Svezia/Mozambico, 2013 – Drammatico/Biografico – Durata: 113′
Cast: Naomi Watts, Naveen Andrews, Douglas Hodge, Geraldine James, Charles Edwards, Daniel Pirrie, Cas Anvar
Uscita: 3 ottobre 2013
Distribuzione: BIM

 Princìpi e princpesse

Strani oggetti non identificati, curiose mine vaganti i biopic! Realizzati nella maggioranza su personaggi di pubblico dominio scomparsi, per mantenerne il giusto distacco ed evitare l’agiografia, come invece è recentemente accaduto ad esempio a Luc Besson con The lady, sono operazioni spesso discutibili che si dimenano tra la realtà dei fatti ed una necessaria spettacolarizzazione (romanzata) degli avvenimenti. Oliver Hirschbiegel, che sembra vantare una mini-specializzazione in ultimi giorni di varia umanità dopo La caduta dedicato alla fine di Adolf Hitler, ci (ri)prova stavolta con la vita di Lady Diana Spencer, ex futura regina d’Inghilterra al fianco dello – a sua volta – ex marito Carlo, principe di Galles.
Ma la “storia” cui vuole alludere il sottotitolo dell’edizione italiana non è quella con la “s” maiuscola già affrontata in grande stile dal regista tedesco, bensì quella con la lettera minuscola, nel senso di “affair”, di vicenda sentimentale, di storiella.
Ispirandosi al libro “Diana: L’ultimo amore segreto della principessa triste” di Kate Snell, arruolata come consulente sul set, vengono narrati gli ultimi due anni della celeberrima donna, scomparsa in un tragico incidente d’auto la notte tra il 30 ed il 31 agosto 1997, ed in particolare la storia d’amore avuta con il cardiochirurgo d’origine pakistana Hasnat Khan. La relazione, tenuta segreta anche dopo la morte della principessa, fino alla conclusione delle indagini, permette di rileggere in una luce nuova gli ultimi accadimenti della sua breve esistenza. Così, dopo il divorzio dal marito Carlo, Lady D avrebbe incontrato il vero amore della sua vita nel dr. Khan, ispirandosi alla sua naturale disposizione a salvare vite per intraprendere il percorso di azioni umanitarie che la condussero tra l’altro a far mettere al bando le mine antiuomo, ma il conflitto tra la sua popolarità e la necessaria riservatezza del medico avrebbero posto una seria ipoteca sul loro rapporto, tant’è che la storia con Dodi Al-Fayed, insieme al quale trovo la morte quella tragica notte nella capitale francese, sembrerebbe più che altro una montatura ordita da Diana sia per depistare la stampa, ma anche per far ingelosire l’amato chirurgo.
Oliver Hirschbiegel, a parte il più che fortunato film sul dittatore tedesco, non è regista dotatissimo e lo ricordiamo legato soprattutto a lavori televisivi (Il commissario Rex e I Borgia). Cimentarsi, come ha fatto, con una gigantesca icona del secolo appena conclusosi, in assenza di un grande talento, è come maneggiare nitroglicerina: il pericolo, più che l’agiografia bessoniana di cui sopra, è invece in questo caso quello incontrato da Phyllida Lloyd con un altro importante esponente della recente storia britannica, la Margareth Tatcher di The iron lady, ossia la banalizzazione verso la soap opera o il fotoromanzo. Qui, pur interpretata da una notevolissima Naomi Watts al meglio delle sue doti interpretative, va in scena una Diana davvero insolita: sola, senza molti amici, una ragazzina anche a tratti ignorante che si diverte a gabbare la sorveglianza e non esita ad indossare una parrucca scura per girare nella sua Londra senza che nessuno possa riconoscerla. Tant’è che a tratti si stenta davvero a credere alle immagini, benché il lavoro di documentazione da parte dello sceneggiatore Stephen Jeffreys pare sia stato così accurato da farci chinare il capo e chiudere la bocca dinanzi ad esso.
Diana – La storia segreta di Lady D ha però dalla sua il fascino del piccolo voyeur nascosto dentro molti di noi. Perciò, condotti da una regia nel complesso piuttosto anonima, pur con qualche guizzo autoriale – la prima ed ultima scena all’uscita dall’Hotel Ritz di Parigi – ci si lascia trascinare dentro e fuori il palazzo reale, fuori e dentro la vita (pubblica e privata) della principessa col gusto alquanto insano di conoscere i segreti di un personaggio che nessuno ha dimenticato. E sarà questa molto probabilmente la chiave dell’immancabile successo del film. 

Voto: 6

Paolo Dallimonti

Clip La Principessa del Popolo
Featurette Il Look della Principessa

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Intervista a Naomi Watts e Naveen Andrews
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