Scheda film
Regia: Fabio Morichini, Matteo Sapio ed Enrico Tacconelli
Sceneggiatura: Matteo Sapio, Valerio Pileri, Fabio Morichini
Musiche: Fabio Morichini, Matteo Sapio, Bobsleigh Baby, Trans Upper Egypt, Wow Fabio Morichini, Matteo Sapio, Enrico Tacconelli
Italia, 2012 – Commedia – Durata: 106′
Cast: Roberta Bizzini, Max Pica, Giorgio Carugno, Maria Zamponi, Fabio Collepiccolo
Uscita: 21 agosto 2013
Distribuzione: Cinematografo Poverania
Sale: 1
La decostruzione di un amore
Piove a Roma. Piove che viene da tutte le parti, anche quasi da sotto. Piove che dio la manda, mentre un omino sul suo ciclomotore cerca di attraversare la città per effettuare consegne a nome di una fantomatica Nice Service. Tutto nella metropoli zuppa sembra essere più grande di lui, perfino una kafkiana segretaria cui gli tocca di recapitare una lettera. Madonna come piove!
L’omino motorizzato è Lorenzo (Max Pica), cinquantenne senz’arte né parte, ma amante della pittura ed è destinato ad incontrare Lena (Roberta Bizzini), una ragazza belga, in fuga da Firenze a Roma per una relazione sbagliata. Tra i due nascerà una storia d’amore, che, così com’è fiorita, nel giro di poco tempo finirà, ma si sarà svolta sullo sfondo di uno scenario unico, quello del quartiere del Pigneto a Roma, e ci sarà stata raccontata in una maniera davvero inusuale.
Il Cinematografo Poverania torna alla carica: la banda di cinematografari sfegatati composta da Fabio Morichini e Matteo Sapio, questa volta insieme ad Enrico Tacconelli, quelli che hanno contrabbandato tra cineclub e serate-evento opere come Bios e La grata, approda ad una distribuzione minimale (una sala soltanto, il Nuovo Cinema Aquila di Roma), ma relativamente più degna di questo nome. Il loro cinema, al tempo stesso dichiaratamente povero, ma in virtù di questo paradossalmente ambizioso (amano girare film “no-budget, quasi una sfida) ha regole tutte proprie: bassissima risoluzione di ripresa (e di proiezione) digitale, sgranature, sfocature, utilizzo della computer grafica in maniera artigianale con sovrimpressioni volutamente malriuscite, recitazione pressoché amatoriale, “fotografia” (tra virgolette: è un eufemismo!) in bianco e nero, a tratti alternata al colore con simulazioni di Super-8. Insomma, i “ragazzi” del Cinematografo Poverania raramente permettono mezze misure: o li si ama o li si odia! Come vuole sancire quell’ironico e programmatico “Si ringrazia: sto cazzo” che chiude i titoli di coda.
Dopo i thriller a loro modo fantascientifici Bios e La grata, ci provano stavolta con l’archetipo di ogni narrazione: la storia d’amore, un amore “finto come la vita” e perciò raccontato ricostruendo quasi tutto grazie a realtà virtuali.
Il trio di autori e registi però quasi commuove per la devozione verso la settima arte, con una messinscena povera e rudimentale che fa pensare direttamente a Méliès ed al Robert Wiene de Il gabinetto del dr. Caligari, espressamente citato. Non mancano i riferimenti goliardici – per quanto le loro opere, oltretutto, siano di per sé degli atti di goliardia – quali ad esempio il “Teatro Antani” o la divisione “scombinata” in 4 capitoli (anche se i “quarti” sono due). E la citazione finale di Nietzsche, “Si ama il proprio desiderio e non la cosa desiderata” sembra addirsi letteralmente al Cinematografo Poverania.
Girato nel capannone del Forte Fanfulla, che si è trasformato per l’occasione in un set pseudo-tecnologico, fungendo da location per i “green screen” che hanno caratterizzato buona parte delle riprese, Senzapace è un curioso esperimento che si può considerare – con tutte le sue volute e giustificate imperfezioni – riuscito. Un esperimento da provare in sala, che potrebbe riservare al coraggioso spettatore più di una sorpresa, compresa qualche fragorosa e sincera risata.
RARO perché… è un film sperimentale…
Note: il film è uscito soltanto al Nuovo Cinema Aquila di Roma
Voto: 6
Paolo Dallimonti
#IMG#Senza Pace: il cinema poetico e ardito di Fabio Morichini
Lui, Lorenzo, è un cinquantenne che ha la passione della pittura, ma sbarca il lunario facendo il pony express. Lei, Lena, è una trentenne di Bruxelles reduce da una storia d’amore finita male. I due si incontrano, si scontrano, si innamorano e rapidamente si lasciano. Cornice e protagonista assoluto del racconto, il Pigneto, popolare quartiere romano che Pasolini scelse come sfondo di tante sue storie.
Dopo Bios e La grata, il Cinematografo Poverania torna con Senza Pace ad affrontare il tema del fallimento attraverso il racconto lucido ma divertente di una generazione in crisi di identità. Una generazione senza età e senza volto, un po’ radical e un po’ chic, che si trascina da un locale all’altro, da un aperitivo equosolidale ad una festa in barca, tra discorsi banali e finto-progressisti.
Ma il film di Fabio Morichini è molto più di questo. E’ innanzitutto l’opera corale di un collettivo che da anni realizza opere no budget, con perseveranza e convinzione. E’ un “filmoide” che propone un linguaggio innovativo e stimolante e che rifiuta un’idea di cinema come semplice narrazione cronologica di una storia.
Le immagini, volutamente sfuocate e in bianco e nero strizzano l’occhio alle pellicole espressioniste tedesche dei primi decenni del ‘900. L’utilizzo esclusivo del digitale e del green screen e il doppiaggio fuori sinc rivelano l’artificiosità del mezzo cinematografico e rendono lo spettatore consapevole della finzione alla quale sta assistendo. La visione è “disturbante”, a tratti insostenibile per un occhio abituato alle immagini rassicuranti del cinema narrativo che domina la cinematografia italiana e non solo.
Ma è impossibile non percepire la forza eversiva, l’originalità e il coraggio di osare che muove le scelte di Morichini e del collettivo. Ed è proprio per questo che comunque la si pensi, qualunque sia la propria idea di cinema, Senza pace è un film che non si dimentica, poetico e intrigante, unico e difficilmente ripetibile.
RARO perché… è un film estremo e audace che ha il coraggio di sperimentare.
Voto: 7
Monica De Simone