Scheda film

(Tr. Lett.: Gli ultimi giorni)
Regia, Soggetto e Sceneggiatura: David & Àlex Pastor
Fotografia: Daniel Aranyó
Montaggio: Martí Roca
Scenografie: Balter Gallart
Costumi: Olga Rodal
Musiche: Fernando Velázquez
Spagna, 2013 – Fantascienza – Durata: 100′
Cast: Quim Gutiérrez, José Coronado,
Uscita nel paese d’origine: 27 marzo 2013

 Agorafollia

Il cinema spagnolo dovrebbe essere preso a modello dai nostri registi per la ricchezza di idee e l’abilità nella messinscena che negli ultimi anni ha eletto la nazione iberica a patria della rinascita di generi quali l’horror e il fantastico. In soccorso della nostra cinematografia giunge però questo Los últimos días, autentico passo falso firmato David & Àlex Pastor, che già si erano cimentati nell’apocalittico ottenendo migliori risultati con Carriers, produzione USA con Chris Pine e Piper Perabo uscita da noi solo in home-video.
La storia, ambientata nel 2013, vede un’umanità sull’orlo della fine da quando è stata colpita da qualcosa di più una parossistica agorafobia: le persone non riescono ad uscire all’aperto, pena venir colte da una sorta di attacco convulsivo. In virtù di questo tutti vivono asserragliati nelle loro (o altrui) abitazioni o nei loro uffici e la barbarie comincia a far capolino, con la legge del più forte a farla da padrone. In questo scenario Marc Delgado (Quim Gutiérrez, già visto da noi ne La verità nascosta), un programmatore in una grande azienda, decide di attraversare i sotterranei della città per andare a cercare la propria donna Julia (Marta Etura). Lo farà in compagnia di Enrique (José Coronado), un cacciatore di teste, giunto nella sua ditta per ridurre il personale, che lo aveva preso di mira. Quest’ultimo, alla ricerca del padre ricoverato in un ospedale, è entrato in possesso di un navigatore GPS, preziosissimo per muoversi in una Barcellona affollata da gente ormai allo sbando. Per i due, dapprima nemici, ma presto alleati per necessità, le sorprese lungo il viaggio saranno non poche…

Los últimos días, scritto male in sede di soggetto e peggio nello sviluppo della sceneggiatura, parte da un errore madornale, segnalato anche da IMDB: l’uso del GPS in ambienti chiusi, come quelli in cui si muovono i due protagonisti, è un’esperienza che pochi hanno potuto fin qui sperimentare. E non ci si perita nemmeno minimamente di giustificarla: l’anno è il nostro e non è pensabile alcun avanzamento tecnologico di sorta, inoltre con l’umanità al collasso è probabile che non tutti i satelliti siano sotto controllo o funzioni a puntino. Sarebbe bastata una piccola giustificazione, anche solo due battute buttate lì, ma i Pastor bros non se ne sono minimamente preoccupati, mentre non si sono affatto dimenticati di mostrare chiaramente la marca del dispositivo utilizzato.
Fosse però solo il GPS il problema, ci si potrebbe tranquillamente passare sopra: pur partendo da un’idea tutto sommato originale, sostenuta da un commento musicale di Fernando Velázquez, enfatico ma gradevole, e da una regia che si cura di mettere bene in scena la strana agorafobia che ha colpito gli uomini, la pellicola è infarcita di situazioni spesso banali e scontate, estremamente prevedibili ed a tratti sconfinanti nel ridicolo involontario, come nel caso della morte accidentale di Andrea, la sorella di Julia.
Il romanzo di formazione in cui i due personaggi principali maturano e rivedono la propria vita sotto una luce diversa, frana però proprio di fronte all’estrema piattezza della sceneggiatura.
Le sorti del film di David & Àlex Pastor, che pur di arruffianarsi il pubblico non esitano a far svolgere una scena clou nella sala di una multisala abbandonata, si risollevano appena nel finale, ricco di speranza e commozione, che però non ripaga di tutto il tempo precedente, sprecato a guardare una pellicola sbagliata.
RARISSIMO perché… è un film non molto riuscito che potrebbe però ottenere una distribuzione anche da noi.
Note: il film non è MAI uscito in Italia. 

Voto: 5 e ½

Paolo Dallimonti