Scheda film

Regia: Agnès Jaoui
Sceneggiatura: Agnès Jaoui e Jean-Pierre Bacri
Fotografia: Lubomir Bakchev A.F.C.
Montaggio: Fabrice Rouaud
Scenografie: François Emmanuelli
Costumi: Nathalie Raoul
Musiche: Fernando Fiszbein
Suono: Jean-Pierre Duret
Francia, 2013 – Commedia – Durata: 112′
Cast: Jean-Pierre Bacri, Agnès Jaoui, Agathe Bonitzer, Arthur Dupont, Valérie Crouzet, Dominique Valadié, Benjamin Biolay
Uscita: 6 Giugno 2013
Distribuzione: Lucky Red

 E vissero tutti felici e contenti… Forse!

A ventiquattro anni Laura (deliziosa Agathe Bonitzer) aspetta ancora il suo principe azzurro. Così, quando ad una festa appare Sandro (dolcemente imbranato Arthur Dupont) che corrisponde esattamente all’uomo dei suoi sogni, Laura pensa di aver trovato quello giusto. Ma poi incontra Maxime (il fascinosamente oscuro Benjamin Biolay) e inizia a chiedersi se non ci siano principi migliori di altri. Dal canto suo anche Sandro ha i suoi problemi: il padre Pierre (spassosissimo Jean-Pierre Bacri), al funerale di suo nonno, si è appena imbattuto in una veggente che anni prima gli aveva predetto la data della sua stessa morte. Ora Pierre è angosciato consapevole che quel giorno è ormai vicino. E Marianne (goffamente incantevole Agnès Jaoui), zia di Laura, alle prese con un recente divorzio e con una figlia problematica vive sensi di colpa e inadeguatezze.
Ma non c’è da preoccuparsi: alla fine vivranno tutti felici e contenti… Forse!
Una fiaba moderna quella disegnata da Agnès Jaoui in coppia con Jean-Pierre Bacri. In cui ci si può divertire a riconoscere vecchi archetipi e noti personaggi. Laura, la protagonista, è sia La bella addormentata che Cappuccetto Rosso, Pierre è un po’ Geppetto e un po’ l’orco delle fiabe, quello che mangia i bambini, Marianne una fata madrina sbadata, ma anche la nonna di Cappuccetto Rosso; Sandro è il principe ma anche Cenerentola! Maxime è il lupo cattivo e così via…
Una fiaba in cui si sorride moltissimo, uscita in Francia a metà marzo, e vista da un milione di spettatori.
Jaoui e Bacri compagni nella vita, dal 1987 al 2012, continuano però a scrivere insieme, “divertendosi molto” come racconta lei.
Il gusto degli altri e Così fan tutti i loro lavori da noi più conosciuti. Lei oltre che regista, attrice, sceneggiatrice è cantante e ha frequentato il conservatorio, come si indovina dal ruolo forte giocato dalla musica anche in questa pellicola, con riferimenti classici e contemporanei.
Un film che gioca e sperimenta, un’opera corale ricca di colori e personaggi.
“Uno dei motivi per cui abbiamo abbiamo scritto questa storia – confessa Agnès Jaoui – è stato che pur essendo cresciuta in una famiglia laica, femminista, quando ero giovane aspettavo di incontrare il principe azzurro che mi avrebbe portata via sul suo cavallo bianco. Mi sono chiesta come mai ancora oggi le fiabe, scritte da uomini, secoli fa, siano archetipi che resistono e continuano ad avere un forte impatto sull’inconscio collettivo e sulle donne. Avevo voglia di riscriverle e di cambiarle, di inserirle in una società moderna”.

Voto: 7

Francesca Bani

 Conferenza stampa – Roma, 31 maggio 2013

La sala futuristica del MAXXI, Museo nazionale delle arti del XXI secolo, ospita l’incontro con Agnès Jaoui. Lunghi capelli rossi, sguardo diretto e disarmante, la regista è a Roma per presentare il suo ultimo lavoro scritto con Jean-Pierre Bacri, Quando meno te lo aspetti, quasi una fiaba moderna.
Quanto è importante nella vita credere nelle fiabe?
Agnès Jaoui: Non so se tutti crediamo nelle fiabe ma uno dei motivi per cui abbiamo scritto il film è che io sono sempre stata femminista, cresciuta in una famiglia laica, eppure aspettavo anch’io il principe azzurro che mi portasse via sul suo cavallo bianco. Mi sono chiesta come mai anche oggi, nonostante si tratti di fiabe scritte molto tempo fa, e da uomini, questi archetipi resistano e abbiano impatto sull’inconscio collettivo e sulle donne. Avevo voglia di raccontarle di nuovo e di cambiarle, inserendole nella nostra società.
Gli attori hanno accettato di buon grado di far parte di una fiaba moderna?
Sì. Benjamin Biolay mi ha mandato un messaggio: sono contentissimo di fare il lupo cattivo! Altri non hanno ben capito o non avevano un ruolo così preciso ma la loro vita di personaggi si mischiava a fiabe diverse. Giornalisti e spettatori poi mano a mano hanno individuato nella storia alcune fiabe alle quali noi non avevamo neanche pensato. È diventato quasi un gioco. Quando ad esempio Clémence nel finale si libera della custodia del suo pesante strumento è come se si togliesse la pelle d’asino e si rivelasse una principessa. Pierre è stato visto invece nel ruolo di orco che mangia i bambini per il rifiuto che mostra verso i ragazzini.
Com’è stato lavorare con i bambini?
Ci sono state le normali difficoltà, i bambini ovviamente non fanno mai quello che gli si chiede! Tra loro poi c’erano anche i miei figli e in alcuni momenti li avrei voluti uccidere! Ma mi hanno dato tantissima vitalità, che è quello che cerco come attrice e come regista, era da molto tempo che volevo lavorare con loro.
Angela Carter, (scrittrice e giornalista britannica, nota per le sue opere femministe, che mischiano realismo magico, fiabe e fantascienza, n.d.r.) ha influenzato il suo lavoro, è stata un riferimento per lei?
Non la conosco, non l’ho mai sentita, nessuno in Francia mi ha fatto questa domanda.
In questo film ci sono elementi nuovi rispetto al suo cinema. Una delle fonti di ispirazione che lei ha dichiarato è “Into the Woods” di Stephen Sondheim (si tratta di un musical, che intreccia le vite dei personaggi delle fiabe, n.d.r.). Che cosa l’ha spinta a creare Quando meno te lo aspetti?
Sicuramente avevo voglia di qualcosa di nuovo. Sono oltre 20 anni che scrivo film insieme a Jean-Pierre Bacri, sugli stessi temi, e avevamo paura di ripeterci, di annoiarci e di annoiare il pubblico. Noi lavoriamo per divertirci! Questa volta abbiamo deciso di spingerci oltre e di incastrare superstizioni e paure di oggi nella struttura della fiaba. Credo che siamo riusciti a rinnovarci. Questa forma è stata per me liberatoria e anche l’avere un direttore della fotografia come Lubomir Bakchev meno dogmatico mi ha aiutata a liberarmi dalle paure legate alla tecnica e agli effetti speciali. Generalmente non mi piace vedere un regista troppo presente sullo schermo, né esserlo, ma questa volta abbiamo adottato nuovi espedienti come il rallenty, o l’incontro di due sguardi sottolineato dalla sola musica per esprimere l’amore, abbiamo sperimentato e ha funzionato.
#IMG#Quali sono state le reazioni al film in Francia?
In Francia ha fatto 1 milione di spettatori ed è uscito il 6 marzo. Da tempo ormai non leggo più le critiche!
Polanski a Cannes, presentando il suo ultimo film Venere in pelliccia – La Vénus à la fourrure, ha detto che le donne si sono troppo mascolinizzate. Per lei che cosa è cambiato nel tempo? Le donne sono solo vittime delle fiabe o possono cambiarle?
Su Polanski preferisco non soffermarmi, a lui piacciono le donne molto femminili, quasi infantili. Le donne sono vittime di stereotipi e spesso è colpa loro. A me interessano i condizionamenti che influenzano le nostre vite, sia uomini che donne, i modelli sociali che ci intrappolano. Spero che le donne riescano a riscrivere le fiabe con i loro modelli. Credo nella forza e nell’importanza di scrivere libri e film per dare nuovi schemi, cambiare le idee, mostrare mondi sconosciuti.
E aggiunge: Gli italiani devono invitare i loro politici a proteggere il cinema e la cultura, non possono diventare una merce di scambio come le altre. Io ho conosciuto i grandi maestri del cinema italiano e oggi vedo poco i nuovi cineasti all’estero.
Roosvelt aveva investito molto sull’industria cinematografica americana e oggi il cinema americano è così potente da influenzare il mondo.
Chi tra lei e Jean-Pierre Bacri ha inserito l’umorismo sottile che si vede nella vostra commedia?
Jean-Pierre è sicuramente il più buffo e riesce a far ridere. Ma nel film ci sono molte cose di noi e della nostra vita reale. Qualcuno anni fa ha predetto a Jean-Pierre la data della sua morte, nel 2015, ma non vi dico il giorno! Io guido come il mio personaggio e come lei ho problemi con la tecnica e con il computer!
Qual è il ruolo della musica nel film?
Per la prima volta ho lavorato con un compositore, Fernando Fiszbein, prima della scrittura del film, e questo è stato molto importante. Quando si lavora dopo che un film è stato realizzato è ormai troppo tardi. È un compositore di musica contemporanea con il quale collaboro di solito: ho due gruppi di musica classica e latina. Nel film ci sono filastrocche per bambini, musiche che richiamano Walt Disney e molta musica classica.
È la prima volta che in un suo film si parla di aldilà e di religione…
Qualcuno mi ha detto che nel film ho trattato la religione come una credenza al pari delle altre. Non era mia intenzione ferire né prendermi gioco di chi crede.
Ci sono tappe nella vita in cui per affrontare i dubbi, le sofferenze, la morte, si sente il bisogno di credere in qualcosa. È quello che vive la bambina del film, che vuole fare la comunione. Le immagini che la accompagnano e la musica classica di sottofondo erano così belle che anche a me è quasi venuta voglia di credere!
Perché un lieto fine quando la realtà spesso ne è priva?
Se ho utilizzato la struttura della fiaba è perché l’eroina attende il suo grande amore ma poi si scontra con la realtà. Nel film mostro le grandi paure di oggi, paure antiche, come quella di invecchiare, che si rispecchia nella madre/matrigna. Ma non volevo un finale tragico perché ho letto tanti libri e visto troppi film tragici. Volevo un finale che somigliasse alla vita reale, dove c’è un lieto fine ma non per tutti. Ci sono quei piccoli miracoli che talvolta anche nella vita accadono. Trovare l’amore come succede a Sandro, superare le paure, le chiusure e aprirsi ai sentimenti come accade al personaggio di Jean-Pierre. Il mio personaggio per esempio impara a guidare ma la sua vita resta sostanzialmente la stessa. La protagonista invece capisce che il principe azzurro non esiste, e il suo è tutt’altro che un lieto fine. In Francia ad esempio mi hanno chiesto “perché l’hai fatto finire male?”.
Ultima domanda: quali sono i suoi progetti futuri?
Sono in attività, scrivo, faremo concerti a teatro… È la vita insomma!

Dalla nostra inviata Francesca Bani

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