Scheda film

Regia e Sceneggiatura: François Ozon
Soggetto: liberamente tratto dalla commedia teatrale “Il ragazzo dell’ultimo banco” di Juan Mayorga
Fotografia: Jéerome Almeras
Montaggio: Laure Gardette
Scenografie: Arnaud De Moieron
Costumi: Pascaline Chavanne
Musiche: Philippe Rombi
Suono: Brigitte Taillandier
Francia, 2012 – Thriller – Durata: 105′
Cast: Fabrice Luchini, Ernst Umhauer, Kristin Scott Thomas, Emmanuelle Seigner, Denis Ménochet, Bastien Ughetto, Jean- François Balmer
Uscita: 18 aprile 2013
Distribuzione: BIM

 Le vite degli altri

Il professor Germain (Fabrice Luchini), sposato con la gallerista d’arte Jeanne (Kristin Scott Thomas) intellettuale di mezz’età e scrittore mancato, insegna senza più troppo entusiasmo in un liceo, di cui peraltro non condivide i metodi, fascistoidi ed all’antica. Quando, tra i laconici e vuoti epigrammi che i suoi studenti gli spacciano per temi, incontra gli scritti per niente banali di Claude (Ernst Umhauer), crede di aver trovato un talento, quel talento che egli non è mai stato. Il giovane, entrato in contatto con la famiglia del suo compagno Rapha (Bastien Ughetto), ne racconta gli sviluppi in crescendo, mescolando realtà e fantasia ed intrigando il docente, il quale lo incoraggerà a continuare il gioco, spingendolo sino a conseguenze inarrestabili…
Francois Ozon, regista francese innovativo ed eclettico, ma con un debole per il thriller, firma un’altra esplorazione delle pieghe dell’aanimo umano, stavolta coniugata alle dinamiche della creazione artistica, nello specifico letteraria e cinematografica, senza rinunciare ad altre sotto-tematiche, quali la differenza tra classi sociali, il successo (mancato) e l’educazione delle giovani generazioni. Pur traendo ispirazione dalla pièce teatrale “Il ragazzo dell’ultimo banco” dello spagnolo Juan Mayorga, il modello dichiarato qui è Sir Alfred Hitchcock (soprattutto quello de La finestra di fronte), ma trasversalmente anche il Woody Allen di Match point (che Germain va a vedere al cinema con sua moglie), come pure maestri quali Chabrol ed Haneke. La narrazione canonica dei film del maestro del brivido è infatti sovvertita secondo meccanismi teatrali alla maniera di Ingmar Bergman (Il posto delle fragole) e del succitato signor Allan Stewart Königsberg, che nelle sue opere non esitava a rivolgersi alla macchina da presa parlando allo spettatore. Così Claude ed il professore interagiscono con il racconto, entrando in scena e contribuendo a confondere ripetutamente i piani narrativi, lasciando abilmente che “oggettività” e “finzione” – o narrazione esterna ed interna – si confondano, finendo per costituire uno dei pregi maggiori del film, ma anche un suo veniale (e relativo) limite. Il fascino dei molteplici strati del racconto, con cui Ozon ha ben tradotto per immagini la verbosità dell’opera teatrale originale, a volte rischia di far perdere la bussola allo spettatore, ma anche purtroppo allo stesso autore, pur sostenendo il procedere della storia con una rigorosa coerenza che condurrà la vicenda prevedibilmente all’estremo. Prevedibilmente poiché, una volta esposti i vari possibili finali, il racconto farà l’ultimo scarto, uscendo dalla fantasia ed invadendo la realtà. O forse no, potendo essere solo un ennesimo espediente narrativo.
Qualsiasi fabbricante di storie (come d’altronde qualunque fruitore, noi compresi) è necessariamente un voyeur, sembra dirci quindi Ozon, con quell’ultima bellissima scena finale, in cui Germain e Claude si incontrano di fronte ad un altro manufatto abitativo e che si conclude, insieme al film, con la chiusura di un simbolico sipario.
Nella casa, per concludere, oltre alla sapiente mano registica, non avrebbe la stessa forza dirompente senza i suoi eccezionali interpreti: Fabrice Luchini, uno di migliori attori francesi oggi disponibili, praticamente una garanzia, con quel suo volto sempre più da commedia all’italiana che tanto sarebbe piaciuto a Scola; la sensualissima Emmanuelle Seigner, perfetta nel ruolo della madre di famiglia borghese non troppo felice né tranquilla; una Kristin Scott Thomas, ormai diva del cinema europeo d’autore, sempre al servizio del suo regista; i giovani Ernst Umhauer e Bastien Ughetto, rispettivamente nei ruoli di Claude e Rapha, penetrante sguardo di ghiaccio il primo, da “quello che la sa sempre un po’ più lunga”, lieve strabismo per il secondo, perfetto nell’incarnare quell’impalpabile “banalità del bene”. 

Voto: 7

Paolo Dallimonti

“Making of”

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