Scheda film
Regia: James Wan
Soggetto e Sceneggiatura: Chad & Carey W. Hayes
Fotografia: John R. Leonetti
Montaggio: Kirk M. Morri
Scenografie: Julie Berghoff
Costumi: Kristin M. Burke
Musiche: Joseph Bishara
USA, 2013 – Horror – Durata: 112′
Cast: Vera Farmiga, Patrick Wilson, Lili Taylor, Ron Livingston, Shanley Caswell, Hayley McFarland, Joey King
Uscita: 21 agosto 2013
Distribuzione: Warner Bros
We are family!
James Wan non è mai stato un regista eccelso, ma anzi sopravvalutato: dopo l’exploit di Saw – L’enigmista, intrigante ma non troppo inizio di una lunghissima saga, un paio di suoi film sono finiti da noi direttamente in DVD (Dead silence e Death sentence) e la sua maturità è andata crescendo, parallelamente all’entità dei cast che gli venivano via via affidati: se già in Saw c’erano Danny Glover e Cary Elwes ed in Deat sentence comparivano Kevin Bacon, Garrett Hedlund, Matt O’Leary e perfino John Goodman, l’ultimo, Insidious, vedeva la partecipazione già di Patrick Wilson, Rose Byrne e Barbara Hershey.
Questo L’evocazione, tradotto letteralmente dall’originale The conjuring, che qui in Italia era più assonante con qualche complotto, rischia di essere ad oggi la sua pellicola migliore, oltre ad uno dei più riusciti film (horror) di questa nuova stagione appena all’inizio.
La sua forza è partire da una storia incredibilmente vera, la vicenda della famiglia Perron e della loro casa infestata dal male ad Harrisville, Rhode Island, e, più in particolare, quella dei coniugi Ed e Lorraine Warren, le cui esperienze di cacciatori dell’occulto avevano già ispirato più o meno direttamente Amityville horror e Il messaggero.
Discussa, celebrata, oggetto di scetticismo come di grande stima, la coppia di “demon-busters” dalla forte impronta cattolica è la vera protagonista del film, ottimamente interpretata dal già “waniano” Wilson e da Vera Farmiga, davvero convincente pur nel solito ruolo di madre/moglie in crisi. Protagonista insieme ad altri due nuclei famigliari: i malcapitati Perron – anch’essi portati tutti in scena da validi attori, sui quali spicca l’ottima Lili Taylor – e la casa, con tutto il corteo di vittime mietute negli anni.
Seguendo una sceneggiatura dei gemelli Chad e Carey Hayes, il regista James Wan comincia da un dettaglio, che deve averlo colpito andando ad esaminare il Museo privato dell’Occulto dei due coniugi: l’inquietante bambola Annabelle, che poi ritornerà in seguito e che, nel breve racconto di possessione a lei dedicato, raccoglie in nuce la storia dell’intero film: quella di un demone che cerca di impossessarsi di oggetti per poi arrivare alle persone. E nella loro seconda conferenza, nella quale l’inizio di un lento carrello a procedere, che andrà a mostrare la presenza di Carolyne Perron, lascia scorgere come spettatrice la vera Lorraine ormai ottantaseienne, viene enunciata in maniera quasi scientifica la triade progressiva del fenomeno: prima Infestazione, quindi Oppressione, infine Possessione.
La scrittura degli Hayes è sulla base di ciò geometricamente perfetta: le storie degli Warren, raccontate qua e là sempre in conferenze al fine di avvalorarne la veridicità e la credibilità, annunciano e contengono in potenza la tragedia montante che sta colpendo i poveri Perron. E, non a caso, sono ogni volta filmate, ossia dei piccoli film nel film, ancora una volta come prova tangibile, ma anche a significare quale magnifica trappola sia il cinema, costantemente in bilico tra realtà e fantasia. Inoltre, senza troppi moralismi, viene messo al centro della narrazione il concetto di “famiglia” (siano gli Warren, i Perron o perfino la Chiesa), vera forza che sarà anche l’unica soluzione finale per esorcizzare la possessione.
Il realizzatore di Saw si ispira – altro elemento di forza – alle pellicole degli anni settanta quali L’esorcista, privilegiando lunghi e morbidi carrelli, conducendo così lentamente per mano lo spettatore nell’enorme incubo che sta creando. Senza il ricorso a particolari effetti speciali, il digitale è riservato così soltanto a rendere più credibili fenomeni di levitazione di persone ed oggetti, a volte assai bruschi, perlopiù limitandosi a cancellare i cavi che li hanno mossi.
Ed è per questo che L’evocazione fa spesso e davvero paura, perché non servono necessariamente mostri iperrealisticamente orrendi – tant’è che spesso non viene fatto vedere ciò per cui di volta in volta i Perron o Lorraine stessa rabbrividiscono – poiché il terrore risiede proprio nell’ignoto, in ciò che non percepiamo, in quello che non riusciamo a capire, in cose che forse esistono senza che noi nemmeno lo sappiamo. La paura sta dentro di noi, noi che con questo ci confrontiamo, e ci mangia l’anima, così come la sig.ra Warren viene (cor)rosa dal di dentro in ogni incontro col paranormale.
E se i due coniugi sono stati definiti da Steven Novella, presidente della New England Skeptical Society (una sorta di CICAP locale), “molto bravi nel raccontare storie di fantasmi”, anche se “non vi è alcuna ragione per credere si tratti di eventi reali“, lo stesso si può dire in questo caso di James Wan, salvo che la paura e l’orrore sono maledettamente tangibili. Maledettamente reali.
Alla fine del film un’ultima telefonata accenna ad un caso nel Long Island che viene proposto agli Warren: il riferimento è a quello di Amityville, probabile spunto per un seguito che affronterebbe per l’undicesima volta (tra cinema, TV-Movie e Straight-To-Video) il celeberrimo caso della “Amityville possession”. Ora però sotto l’inedito ed inquietante punto di vista della famiglia Warren, che in oltre cinquant’anni s’è occupata di circa 10.000 casi tra Stati Uniti ed Europa.
Voto: 7 e ½
Paolo Dallimonti
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