Scheda film

Regia, Sceneggiatura e Montaggio: Haider Rashid
Fotografia: Alessio Valori, A.I.C.
Scenografia: Matteo Cecconi e Gilda Dolmetta
Musica: Tom Donald
Trucco: Elena Bucciarelli
Italia, 2012 – Drammatico – Durata: 91’
Cast: Lorenzo Baglioni, Mohamed Hanifi, Giulia Rupi, Amir Ati, Michael Alexanian, Denny Bonicolini
Uscita: 2 maggio 2013
Distribuzione: Radical Plans
Sale:

 Apolidi d’oggi

La preoccupazione espressa in questi ultimi anni da molte persone vicine al mondo del cinema è che i temi di impegno civile si siano un po’ persi per strada e che i registi preferiscano sempre di più rifugiarsi in mondi fittizi ed inventati piuttosto che affrontare la desolante realtà. Il cinema italiano tuttavia in quest’ultimo periodo ha dimostrato che, al contrario, un certo tipo di cinema vuole ancora impegnarsi in queste tematiche fondamentali, come dimostra il film che andremo ad analizzare ora.
Sta Per Piovere parla di Said, un ragazzo di origini algerine ma nato e cresciuto in Italia, a Firenze. A causa di un tragico evento capitato nella fabbrica dove è impiegato, il padre di Said perde il posto di lavoro e così tutta la famiglia si ritrova davanti al problema di non poter rinnovare il permesso di soggiorno, ricevendo conseguente un decreto di espulsione. Accade così che l’Italia, che fino a quel momento è stata la casa indiscussa di Said, diventa un territorio sempre più ostile, fatto di inutili lungaggini burocratiche ed ignoranza. Così il nostro protagonista è costretto a ritrovarsi davanti ad un bivio. Partire per l’Algeria o rimanere in Italia?
In questo film, oltre ad essere presenti i conosciuti e gravi problemi dei diritti di cittadinanza, spesso trattati in modo iniquo ed eccessivamente dilungato nella loro realizzazione, ci si ferma sulla descrizione degli immigrati di seconda generazione, spesso totalmente integrati nella nostra società, per i quali il paese d’origine dei genitori risulta essere solo un’insieme di racconti lontani e completamente scollati dalla realtà che essi vivono quotidianamente e che quindi sentono più appartenente a loro, che è appunto la realtà italiana. Ecco che quindi in questo lavoro si cerca di sottolineare più volte il paradosso del tentativo di espulsione di persone che sono coscientemente e totalmente italiane.
Un altro interessante aspetto che la storia lascia passare è il graduale biasimo che il protagonista Said matura nei confronti dello Stato italiano e quindi dei riflessi che esso proietta sul vivere di tutti i giorni. Biasimo che, acuendosi sempre di più durante il corso del film, lo porterà ad avvicinarsi all’Algeria, cioè alla sua terra d’origine. Progressivo distacco che è simbolicamente riportato nelle scene di sesso tra Said e la sua ragazza, che all’inizio sono armoniose, romantiche e con il sorriso dei due amanti più che evidente, ma che progressivamente, durante lo sviluppo delle trama, diventano sempre più meccaniche e difficoltose, come del resto è diventato freddo e difficoltoso il rapporto che il protagonista e la sua famiglia hanno con l’Italia.
Sta Per Piovere risulta quindi un lavoro molto evocativo, anche per il tipo di approccio realista e quasi improntato al documentario (effetto evidente anche dal tipo di fotografia usato) e necessario per far sì che il cinema si riassuma un ruolo pedagogico di impegno civile, dato che come forma d’arte contemporanea è sicuramente quella che riesce ad attrarre più pubblico e più consensi. Approfittarne è sicuramente la cosa più intelligente da fare. 

Voto: * * * *

Mario Blaconà

 #IMG#Fardelli d’Italia

Said Mahran (Lorenzo Baglioni), giovane studente che arrotonda facendo il panettiere, segue la Nazionale italiana di calcio col volto dipinto dal tricolore, gira in bicicletta per la sua Firenze intonando l’inno d’Italia e ha una fidanzata, Giulia (Rupi) che ama. Un italiano a tutti gli effetti, come cantava Toto Cutugno “un italiano vero”. Peccato che suo padre sia algerino e che, dopo il suicidio del suo datore di lavoro a causa della crisi economica, abbia appena perso il posto di lavoro, non potendo a questo punto ottenere il rinnovo del permesso di soggiorno. Tutta la famiglia è così costretta a ritornare nel paese d’origine, dopo lunghissimi di presenza nel nostro, anche Said e suo fratello Amir (Ati), entrambi nati qua. Per il giovane sarà l’inizio di una battaglia, condotta su tutti i fronti possibili, tra avvocati, sindacati e stampa, per non perdere tutto ciò che di più caro ha nella sua vita: gli studi, un padre, una patria.
Folgorante opera terza di Haider Rashid, che solleva una problematica attualissima e tuttora irrisolta, la quale invoca giustizia nei confronti dei cosiddetti “italiani di seconda generazione”, ossia i figli degli immigrati stranieri che, benché nati in Italia, non hanno il diritto di cittadinanza. Quello “Ius Soli” cui tutti loro si sono più volte appellati senza ottenere una risposta dal nostro sordo stato.
Già dal nome e cognome del regista – madre italiana, padre iracheno – è facile intuire quanto gli stia a cuore tale tema, vissuto in prima persona sulla propria pelle. Con un’aura da docu-fiction che ne aumenta il realismo, pur restando un solido film di finzione, Sta per piovere si fonda su una solida struttura narrativa e registica, ma anche sull’iperrealistica interpretazione di Lorenzo Baglioni, credibilissimo nel ruolo dell’oriundo algerino. Forte di un’immersione a 360° nella realtà quotidiana, la pellicola non esita in più punti a sconfinare in una dimensione onirica, come nel finale, aumentando il senso di sgomento del suo protagonista, in una vicenda che ha l’odore acre della verità, ma che al tempo stesso viaggia sul confine dell’incredulità.
Haider Rashid con la vicenda di Said Mahran parla dritto al cuore dello spettatore, emozionandolo e commuovendolo, ma rifuggendo la retorica dell’”Indiano buono”, senza nemmeno infierire sull’immagine di uno stato “padre padrone”, che ha comunque enormi colpe, non fosse altro per l’ignavia in cui s’è fatto relegare da una legge sciocca e razzista quale la Bossi-Fini.
Un altra pellicola importante, forte di un’idea e di un messaggio necessari e soprattutto sentiti, sui quali costruire una storia interessante da raccontare. 

Voto: * * *½

Paolo Dalimonti