Scheda film

Regia: Atiq Rahimi
Sceneggiatura: Atiq Rahimi, Jean-Claude Carrìere
Soggetto: da un romanzo di Atiq Rahimi
Fotografia: Thierry Arbogast
Montaggio: Hervè De Luzè
Scenografia: Erwin Prib
Musiche: Max Richter
Francia, 2013 – Drammatico – Durata: 98’
Cast: Golshifteh Farahani, Hamidreza Javdan, Massi Mrowat, Hassina Burgan
Uscita: 28 Marzo 2013
Distribuzione: Parthénos
Sale:

 Inquadrature di libertà

Un film intero votato a provocare e a sfidare l’oscurantismo religioso, il bieco maschilismo e in generale ogni affronto al profondo senso di libertà insito in ogni uomo, o donna.
Come pietra paziente, ispirato al romanzo “Pietra Paziente”, scritto dallo stesso regista Atiq Rahimi, racconta la storia di una giovane moglie afghana, costretta ad accudire il marito eroe di guerra che, proprio in seguito ad una ferita procuratosi sul campo di battaglia, è caduto in uno stato di coma profondo. Così la protagonista si ritroverà a dover preoccuparsi non solo per il proprio uomo, ma anche per le sue due figlie, in un paese lacerato dalla guerra e dalla povertà, in cui le donne non contano quasi niente. Il marito, con il quale il rapporto era sempre stato conflittuale fino a quel momento, seppur incosciente, si trasforma in una valvola di sfogo per la donna, che gli racconta tutti i suoi pensieri e i suoi segreti che, durante tutti gli anni del loro matrimonio, era stata costretta a serbare per sé. L’uomo si tramuta quindi in una pietra paziente, la quale, come narra la leggenda, assorbe tutti i segreti e i racconti di chi parla, fino ad andare in frantumi.
Il tema principale non è difficile da indovinare: la ricerca e la legittimità della libertà in ogni ambito della nostra esistenza. Non a caso la prima sequenza del film riprende una tenda raffigurante delle rondini in volo, dietro un liberatorio sfondo azzurro cielo. In questo lungometraggio vediamo la donna come assoluta protagonista della scena; il regista volutamente riempie il film di suoi monologhi, dà spazio a momenti di estrema sensualità (che trasmettono una netta sensazione di contrasto con le scene in esterno dove la nostra protagonista si trova costretta ad indossare il burqa e a deambulare goffamente impacciata da questo enorme telo svolazzante che la ricopre tutta) e non risparmia i primi piani sul suo viso o riprese ravvicinate del suo corpo.
Il rapporto uomo-donna presente nei paesi oppressi da regimi di oscurantismo religioso viene quindi in questo film totalmente ribaltato, rappresentando l’uomo come totalmente incapace ed ottuso, utile soltanto come recipiente vuoto dove riversare le proprie confidenze. L’unico personaggio maschile che verrà dipinto con una vaga aura positiva è un giovane ed inesperto miliziano che verrà (anche lui) oscurato dalla presenza della donna.
Quello che però il regista vuole far passare attraverso questo film, non è naturalmente un’indistinta condanna alla religione islamica, bensì una netta condanna all’integralismo, che distorce pesantemente il messaggio che il vero Islam vuole mandare ai suoi fedeli, il quale non ha niente a che vedere con l’oscurantismo e la violenza, tant’è che il costante riferimento di tutta la storia è proprio il Corano con i suoi insegnamenti, che, se seguiti con il giusto punto di vista, non fanno altro che regalare amore e fratellanza.
Ecco quindi che per Rahimi la scoperta di se stessi evolve parallelamente alla libertà più totale, è imprescindibile da essa: senza libertà perderemmo anche la nostra stessa identità.
RARO perché… è un inno contro l’integralismo religioso.  

Voto: * * * *

Mario Blaconà