Scheda film
Regia, Soggetto e Sceneggiatura: Nicholas Jarecki
Fotografia: Yorick Le Saux
Montaggio: Douglas Crise
Scenografie: Beth Mickle
Costumi: Joseph G. Aulisi
Musiche: Cliff Martinez
Suono: Sebastian Wlodarczyk, Tim Limer (non accreditato)
USA, 2012 – Thriller – Durata: 107′
Cast: Richard Gere, Tim Roth, Susan Sarandon, Brit Marling, Laetitia Casta, Nate Parker, Stuart Margolin
Uscita: 14 febbraio 2013
Distribuzione: M2 Pictures
L’attimo fatale
Per il Gordon Gekko di Wall Street “il denaro non dorme mai”, ma se pensiamo al protagonista de La frode, quello stesso denaro può far passare molte notti insonni a colui che li detiene in maniera poco chiara sul conto bancario, proprio come nel caso di Robert Miller, magnate newyorkese interpretato da Richard Gere nell’opera prima del produttore, sceneggiatore e documentarista Nicholas Jarecki. Alla vigilia del suo 60esimo compleanno, l’uomo sembra il ritratto del successo sia negli affari che nella vita familiare, ma dietro la facciata dorata, Miller sta in realtà cercando disperatamente di vendere il suo impero finanziario a una grande banca prima che le frodi da lui perpetrate per anni vengano scoperte. Abile nel nascondere la sua reale situazione finanziaria alla moglie Ellen e alla brillante figlia ed erede Brooke, Miller riesce anche a bilanciare la vita familiare con una relazione extraconiugale con la giovane e bellissima Julie. Ma proprio mentre è a un passo dal chiudere la trattativa, un errore sanguinoso cattura l’attenzione del detective Michael Bryer della NYPD. In una disperata corsa contro il tempo, Miller dovrà cercare un modo per non perdere tutta la sua vita.
Basta, infatti, un attimo fatale a mandare in frantumi un’esistenza vissuta al vertice, quella di un uomo che ha eretto e forgiato il proprio impero plasmandolo a sua immagine e somiglianza sulla base di intrighi di potere e manovre economiche poco lecite (ogni riferimento a una persona di nostra conoscenza è puramente casuale). Miller è solo una delle mele marce di una società sorretta oggigiorno da un sistema corrotto e malato che, anche se destinato a crollare sotto il peso di una crisi imperante, riesce nonostante tutto a rimanere in piedi. Il protagonista del film di Jarecki ne è la riprova, perchè saldamente attaccato e protetto da quello stesso sistema che ha contribuito ad alimentare. L’invidia nei confronti del suo mondo così luccicante e perfetto cede però il passo all’indignazione e al disprezzo per quello che è stato capace di fare dentro e anche fuori dal suo impero. Eppure in un angolino remoto del nostro inconscio un barlume di attenuante riesce tuttavia a venire a galla. Come vedremo ne La frode non tutte le sue azioni sono state guidate dalla brama crescente di potere e ricchezza. Il regista americano dipinge il ritratto di un uomo conteso tra il bene e il male, le cui azioni sono anch’esse legate ad un sottile equilibrio pronto a spezzarsi in qualsiasi momento. Gere, senza alcun dubbio alle prese con la performance più solida e convincente degli ultimi anni, è bravissimo a trasferire sullo schermo questa dicotomia, sfruttando al meglio il potenziale già espresso sulla carta dalla sceneggiatura dello stesso Jarecki. Sta qui il valore aggiunto di un film che, nonostante l’eccessiva dilatazione dei tempi narrativi (venti minuti in meno avrebbero giovato al ritmo complessivo del racconto) e una lenta partenza che non consente subito all’opera di spiccare il volo, sa come calamitare l’attenzione della platea tenedola stretta a sé grazie a un cocktail di suspence, tensione e sospensioneche non si risolve con la più classica delle redenzioni.
Ne viene fuori un thriller finaziario che mescola senza soluzione di continuità gli ingredienti imprescindibili del sottogenere sopraccitato al dramma psicologico e al noir metropolitano. Una particolare contaminazione che avevamo già apprezzato in pellicole come Wall Street, Margin Call o Too Big to Fail. Jarecki fa dell’ottima costruzione delle situazioni, ma soprattutto dei dialoghi faccia a faccia al fil di cotone tra i personaggi (Miller e sua figlia al parco, ancora Milleral ristorante per la chiusura del contratto di vendita con Mayfield e in camera da letto nell’acceso scambio di opinioni con la moglie Ellen, ma soprattutto l’interrogatorio del detective Bryen a Jimmy in auto) che di volta in volta si cedono il testimone come gli atleti di una staffetta, le “armi” in possesso del film per conquistare un giudizio che si attesta ben al di sopra della soglia della sufficienza. Merito questo che va ampiamente suddiviso coon un cast in stato di grazia, nel quale spiccano oltre al già citato Richard Gere al timone, una Susan Sarandon che sembra non volere cedere nemmeno un colpo e un Tim Roth che non ha paura di confrontarsi con un personaggio anch’esso in equilibrio precario come quello del detective Bryen.
Voto: * * *½
Francesco Del Grosso
Alcuni materiali del film: