Scheda film
Regia: Rolando Ravello
Soggetto: Agostino Cordì, Rolando Ravello, Massimiliano Bruno
Sceneggiatura: Rolando Ravello, Massimiliano Bruno
Fotografia: Paolo Carnera
Montaggio: Clelio Benevento
Scenografie: Alessandro Vannucci
Costumi: Sonu Mishra
Musiche: Alessandro Mannarino, Tony Brundo
Suono: Valentino Giannì
Italia, 2013 – Commedia – Durata: —
Cast: Rolando Ravello, Kasia Smutniak, Marco Giallini, Stefano Altieri, Lidia Vitale, Antonio Gerardi, Lorenza Indovina
Uscita: 28 febbraio 2013
Distribuzione: Warner Bros. Pictures
A un passo da casa
Un film come Tutti contro tutti dimostra agli scettici di turno (sottoscritto compreso) quanto il passaggio da davanti a dietro la macchina da presa non sia diventato da qualche anno a questa parte soltanto un passo obbligato nella carriera di un attore o di un’attrice. In tal senso, il dubbio che l’esordio alla regia si fosse tramutato in una tappa dovuta nel percorso professionale per la maturazione artistica di molti di loro, si è insinuato nella mente di coloro che il cinema lo guardano a vario titolo nel momento stesso in cui questi si sono trovati al cospetto di un numero così elevato di debutti in un arco di tempo così ristretto, che ha visto nelle recenti stagioni, e in quelle che verranno, una pioggia abbandonate di opere prime approdare nelle sale. Se in passato il fenomeno non era mai stato così evidente, negli ultimi anni la percentuale si è notevolmente gonfiata e, restringendo il campo al panorama nostrano, a giudicare dai listini, il suddetto fenomeno non sembra aver subito alcuna flessione. Per carità, una simile tendenza non può fare altro che piacere, visti gli ottimi precedenti ottenuti alle nostre latitudini e meritevoli di un posto di riguardo nella storia della Settima Arte (non stiamo qui a elencarli), ma la domanda che bisogna farsi è quanto una scelta di questo tipo sia realmente guidata da un’esigenza artistica, espressiva o umana, piuttosto che di carattere squisitamente commerciale o addirittura dettata dalla moda del momento. Tuttavia non sta a noi stabilirlo, anche se in molti casi la certezza ci ha messo davvero poco a spazzare via dalla mente il dubbio.
Detto ciò, al cospetto di un debutto riuscito come Tutti contro tutti, con la medesima rapidità ci sentiamo di cogliere nell’opera prima di Rolando Ravello il frutto maturo di un’esigenza autoriale che trapela in maniera cristallina tanto dalla scrittura quanto dalla messa in quadro. Se scaviamo nel recente passato, ripensando al Kim Rossi Stuart di Anche libero va bene o al Libero De Rienzo di Sangue – La morte non esiste, poche volte infatti ciò a cui abbiamo assistito sullo schermo ha restituito una tale chiarezza di intenti, figlia di una volontà quasi epidermica di un attore passato dietro la macchina da presa di trasferire in immagini e suoni una storia che gli apparteneva e che sentisse veramente sua, tanto da essere pronto a metterci la firma e non solo la faccia e il corpo. Perché dire qualcosa non vuol dire automaticamente avere qualcosa da dire. Questo va oltre la riuscita del film stesso, perché di progetti andati a buon fine ne abbiamo visti, ma il punto è: quanti di essi sono figli legittimi di un’esigenza e di un’urgenza reali e non di una strategia commerciale o di una moda? Ebbene, l’attore romano qualcosa di dire ce l’aveva da tempo, doveva solo trovare il modo e il momento giusti per farlo, visto che sui temi al centro del suo debutto registico, ossia l’urgenza abitativa, l’integrazione razziale, il precariato e i nuovi poveri, a quanto pare ci stava già ragionando da sei anni, realizzando un monologo teatrale dal quale nascerà proprio il film e un documentario co-diretto con Emilio Marrese e Lorenzo Scurati dal titolo Via Volontà n. 9, nel quale veniva raccontata la storia di una casa occupata in una palazzina alla periferia nord di Roma e dei suoi abitanti.
Tutti contro tutti è proprio il risultato di un lungo ragionamento che ha portato Ravello a sedersi una volta per tutte in cabina di regia per mettere sia la firma che la faccia su una commedia amara che merita un plauso particolare per la capacità di mescolare i registri comici con quelli tragici, regalando al contempo commozione e risate. Lo fa ritagliandosi come spesso accade per gli attori che passano dietro la macchina da presa un ruolo chiave nel cast, ma allo stesso tempo dimostra di saper gestire entrambi i compiti. Qui è Agostino, un operaio che vive con la famiglia in un appartamento alla periferia di una grande città. Alle prese con le difficoltà di tutti i giorni, l’uomo è sconvolto quando, di ritorno dalla prima comunione del figlio, trova la sua abitazione occupata da un’altra famiglia. Decide allora, con il sostegno della moglie Anna, della prole e del nonno di cominciare una personalissima battaglia per riottenere ciò che gli appartiene e inscena una singolare forma di protesta occupando il pianerottolo dell’appartamento.
Ne viene fuori un microcosmo indefinito (un quartiere della periferia capitolina che può essere ovunque, perché è ovunque che certe vicende possono verificarsi, al contrario di quanto accade invece in Et in terra pax, dove il Nuovo Corviale è riconoscibilissimo) percorso in lungo e in largo da una fauna umana che è figlia di una babele dialettale e razziale, fragile e sensibile, che trova il modo per reagire alle avversità, rigettando la violenza, la furbizia e l’odio nei confronti dell’altro. L’arma usata da Agostino e dai suoi cari è la perseveranza e l’intelligenza, mentre quella usata da Ravello per proiettare il messaggio sullo schermo è un tipo di comicità che attraverso la risata punta in primis a far riflettere. Di conseguenza, il tema dell’integrazione si ritaglia uno spazio suo tra gli altri sviscerati nel film, a cominciare da quello centrale dell’emergenza casa, senza però sgomitare per farsi largo nell’architettura. Ciò che ne scaturisce non è la solita guerra dei poveri come nel caso del poco apprezzabile Scontro di civiltà per un ascensore a piazza Vittorio, ma molto di più. In questo il contributo alla sceneggiatura di Max Bruno sembra piuttosto evidente per quanto riguarda la coesistenza pacifica di temi così rilevanti in un unico plot costruito su una chiave tragicomica (vedi Nessuno mi può giudicare), così come determinanti per la riuscita del film sono state le presenze del Ravello attore in ben quattro film di Scola (da Romanzo di un giovane povero a Gente di Roma, passando per La cena e Concorrenza sleale). Solo così lo humour popolare poteva abbracciare quello sofisticato.
La dote maggiore di questo racconto della fatica di vivere, come direbbe Henry James, è il chiaroscuro emotivo che, contro ogni manicheismo e banalità, colora le dinamiche narrative e drammaturgiche del plot e le note caratteriali dei personaggi che lo animano. Si tratta di una sorta di favola urbana attaccata però saldamente alla realtà, al quotidiano, a situazioni che sono vicine a moltissimi di noi. Per questo appassionarsi alle vicende narrate nel film, riderci e piangerci sopra, diventa immediato e facile. Ravello non ha bisogno di strizzare l’occhio o fare leva sui sentimenti che albergano in ciascuno di noi, ma si limita a raccontarli con la semplicità e il rispetto che il pubblico va inseguendo tutte le volte che va al cinema a vedere una commedia. Con essa vuole ridere (su tutte la scena del trans) e piangere (la lettera letta nel bagno), indignarsi (la scena dell’incendio al campo Rom va in quella direzione) e combattere al fianco dei protagonisti, gioire e anche patire per il destino dei personaggi nei quali, come in questo caso, è possibile rispecchiarsi più che mai. E questo è stato possibile, oltre che con un testo straordinario nella costruzione dei tempi comici, anche grazie alle interpretazioni degli attori, che Ravello, bravo attore a sua volta, ha saputo dirigere in maniera impeccabile (bravi tutti, ma un plauso particolare va a Stefano Altieri che da corpo e voce a nonno Rocco).
Voto: * * * *
Francesco Del Grosso
Alcuni materiali del film:
Ti va di andare a fare un giro?
Questa casa non è la mia
Inseguimento
Ma che non lo senti?
Clip sei vergine
Clip occupiamo il pianerottolo
Clip Un fidanzato di nome Silvio
Backstage titoli di coda
Titoli di coda
Clip Ribellatevi
Clip Hanno occupato casa nostra
Occupiamo il pianerottolo di casa